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Articoli filtrati per data: Giovedì, 14 Aprile 2016

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- di Rachele Gerace -

Dal racconto delle sagre locali fino al riconoscimento giunto nel 2011 quali enti che forniscono collaborazione e consulenza per la conoscenza e la diffusione del patrimonio territoriale. È cambiata così, nel tempo, l’immagine delle Pro Loco che ancora risulta “una realtà poco conosciuta, nonostante lo Stato abbia demandato anche a noi molte competenze relative al settore terziario lo Stato”, afferma Claudio Nardocci, Presidente dell’Unione Nazionale Pro Loco Italia e autore, con Francesca Guarino del volume “Identità e cultura del territorio”, edito da Franco Angeli con la prefazione di Costantino Cipolla, sociologo dell’Università degli Studi di Bologna. Un racconto semplice che, attraverso un accurato apparato didascalico e fotografico, fornisce una “visione su un’Italia nuova e antica che lotta e s’impegna ogni giorno per non scomparire…da cui zampillano emozioni e cultura del nostro popolo e fonte viva ormai rara a cui dissetarsi in questo deserto globale che tutto uniforma”, si legge nella presentazione.

A discuterne con l’autore, giovedì 14 aprile presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche dell’Ateneo messinese i presidenti delle Unioni Pro Loco Regionale, Nino La Spina e dei comuni del messinese, Santi Gentile, il giornalista Domenico Interdonato e Sara La Rosa, operatrice territoriale.

Il professore Giovanni Moschella, direttore del Dipartimento, nel suo intervento ha fatto riferimento al percorso di trasformazione dell’autonomia territoriale, anche a livello regionale, in seno alla riforma del Governo: “In Sicilia - ha detto - nel triennio 2014/2016 sono state emanate tre leggi (riguardanti la modifica dell’assetto territoriale dalla nascita delle Pro Loco, la Citta Metropolitana e i comuni e liberi consorzi) che ci spingono, oggi, a scommettere sullo sviluppo territoriale anche attraverso l’implementazione delle politiche di sviluppo locali. È necessario, dunque,
riconsiderare il principio di sussidiarietà alla luce dell’esigenza di fare rete con tutte le istituzioni
”. Moschella ha elogiato il lavoro editoriale di Nardocci definendolo “un testo intelligente che riesce senza alcuna modalità formale a introdurre il lettore in medias res, facendolo riflettere sul ruolo anche sociologico svolto dalle pro loco”.

Sia Interdonato che la La Rosa hanno sottolineato la necessità di chiarezza delle modalità informative rispetto al soggetto che fruisce dei prodotti della comunicazione, in particolare nell’aspetto divulgativo degli elementi territoriali in ambito turistico.

Tanti gli ospiti intervenuti: il presidente del Gal-Peloritani Giuseppe Lombardo, Giuseppe Morano, presidente del Parco dell’Alcantara, Gaetano Majolino, presidente del Messina Tourism Bureau, consorzio che negli ultimi due anni ha promosso il Cammino delle Vie Francigene in Sicilia, l’assessore uscente alla Cultura Tonino Perna, Tonino Genovese, segretario provinciale della CISL, Michaela Stagno D’Alcontres, rappresentante della delegazione messinese dell’Istituto Italiano dei Castellie Floriana Coppoletta, responsabile del Coordinamento Comuni Unesco di Sicilia (CUNES).

Majolino ha definito le Pro Loco interpreti autentici del racconto del territorio, perché fortemente radicati e capaci di operare da soggetti privati ma anche istituzionali e ha auspicato per il futuro meccanismi di raccordo e di governance più stabili; Tonino Perna, ha manifestato la necessità di dare in adozione i beni culturali materiali per garantire una corretta tutela e corretta fruizione, preservandoli, come ha aggiunto Morano, dall’opera a volte dannosa dell’uomo.

L’evento è stato organizzato e coordinato da Filippo Grasso, docente di analisi di mercato dell’Università di Messina da tempo impegnato, a livello regionale oltre che locale (ha affiancato l’assessore comunale Tonino Perna come consulente), nella promozione di un “turismo associato alla valorizzazione dei beni culturali, binomio che non può prescindere dalla specificità delle competenze, oltre alla passione per i luoghi in cui si opera”, ha detto, in cui il genius loci del territorio si identifica col racconto delle origini di chi quei luoghi li abita.

 

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DIETA MEDITERRANEA

 

PALERMO –Italiani sempre più in sovrappeso, soprattutto al Sud.L’obesità nelle regioni meridionali ha un tasso molto più elevato (28,7%) rispetto a quelle del nord (19,3%). Non solo: la Sicilia è dopo la Campania la regione in cui c’è il più alto livello di mortalità per malattie cardiovascolari. Ad accendere i riflettori è stato un convegno organizzato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia, in collaborazione con il distretto del Rotary 2110 Sicilia-Malta e l’Ordine dei medici di Palermo, che hanno presentato un progetto per diffondere la cultura della dieta mediterranea, una delle più salutari al mondo,per prevenire le malattie cardiovascolari, neoplastiche e quelle trasmesse con gli alimenti e sostenute da microrganismi patogeni.

A livello nazionale i dati sono allarmanti: gli obesi in età adulta sono pari al 10% della popolazione, oltre 5 milioni di persone. Ma i chili di troppo non si limitano a nuocere chi li ha. Danneggiano tutta la società. L'obesità, infatti, costa agli italiani circa 8 miliardi, tra spese a carico del Servizio sanitario nazionale e perdita di produttività. E le previsioni da qui al 2025 non sono entusiasmanti. Ciò che più preoccupa è che si tratta di un dato in crescita, con una previsione di obesi pari al 43%. A tali cifre si aggiunge anche l’aumento dei malati di diabete, destinati a passare dagli attuali 3 ai 5 milioni, con la conseguenza che lo Stato avrà difficoltà a sostenere costi così alti. Per questi motivi, partirà adesso una campagna di sensibilizzazione, che prevede l’affissione di poster e banner coloratissimi negli studi di medicina generale, farmacie, stazioni ferroviarie e aeroporti, per promuovere il consumo di frutta, verdura e pesce.

Fondamentale sarà il ruolo dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia, tra le cui finalità c’è anche quella di controllare tutte le fasi della filiera agro-alimentare, dalla produzione nelle aziende fino alla tavola (from farm to fork). “I nostri laboratori sono impegnati ogni giorno nelle analisi di centinaia di campioni, per cercare negli alimenti i contaminanti di origine chimica, biologica e fisica, al fine di combattere tutte quelle malattie provocate da microrganismi patogeni, come il botulismo, la listeriosi, la brucellosi e l’intossicazione stafilococcica”, hanno spiegato Salvatore Seminara, commissario straordinario e Santo Caracappa, direttore sanitario dello Zooprofilattico.

“Si tratta di un progetto in linea con le direttive europee e nazionali - ha detto Giuseppe Disclafani, delegato area Prevenzione e cura delle malattie del distretto Rotary Sicilia-Malta -. La dieta mediterranea è anche oggetto di un decreto legge tutt’ora in discussione in Parlamento”. “Con questo progetto i medici vogliono dare un contributo fattivo alla cultura della dieta mediterranea come possibile cura preventiva. L’iniziativa permetterà un’informazione capillare ai cittadini”, ha detto Toti Amato presidente dell’Ordine dei medici di Palermo. Una campagna che vede coinvolti anche l’assessorato regionale alla Salute, la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), la Società italiana di medicina generale (Simg) e l’Agenzia per la promozione della dieta mediterranea (Adimed).

 

Ufficio stampa Istituto Zooprofilattico: Giuseppina Varsalona

Pubblicato in Comunicati stampa
Giovedì, 14 Aprile 2016 07:49

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Pubblicato in Comunicati stampa

 

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Oltre 600 partecipanti tra delegati e presidenti di sedi, più di 40 relatori, circa 20 convegni tematici. Sono questi i numeri del Consiglio Confederale FENAPI 2016 che si è svolto a Campofelice di Roccella da giovedì 7 a domenica 10 aprile.

Un’occasione di incontro e di confronto tra tutti gli attori che direttamente e indirettamente partecipano giornalmente alla crescita del mondo Fenapi.

4 giornate di studi attraverso focus pensati per proporre tematiche di grande interesse e attualità con lo scopo di qualificare ulteriormente la quotidiana azione di intermediari tra la pubblica amministrazione ed i cittadini utenti.

Dal tema della privacy e della protezione dei dati personali al regime fiscale degli Enti no profit passando per argomenti più tecnici come il nuovo modello di pianificazione urbanistica ed infrastrutturale; dalla digitalizzazione della Pubblica amministrazione alle relazioni sindacali.

Sono alcuni dei temi affrontati che hanno catalizzato l’attenzione dell’assemblea che ha avuto modo di confrontarsi con professionisti del calibro del Prof. Raffaello Lupi, Ordinario di diritto tributario Università di Roma –Tor Vergata e del Prof. Gianluigi Ciacci titolare della cattedra di Informatica Giuridica della Luiss di Roma, intervenuti per l’occasione in video conferenza.

Di grande interesse e spessore gli interventi, tra gli altri, dei Proff. Raffaele Tommasini e. Maurizio Ballistreri dell’Università degli Studi di Messina.

Un importante momento che ha sancito la nascita di Fenapi Group il cui ambizioso obiettivo è quello di aggregare la gran parte del variegato mondo associativo sul fronte dei servizi al cittadino.

Fenapi Group è la naturale evoluzione di un gruppo di lavoro che in questi anni ha saputo precorrere i tempi, pur rimanendo per scelta in una modesta dimensione organizzativa, ai margini del complessivo panorama associativo e dei servizi di patronato e Caf.

“Abbiamo affidato, afferma il Presidente Nazionale Fenapi Carmelo Satta, al nostro Direttore Generale Cateno De Luca il compito di traghettare il Gruppo Fenapi al di là del guado dei nuovi parametri di rappresentatività di recente introduzione normativa. Ora ci apprestiamo, ha proseguito, ad andare oltre la Fenapi con la costituzione di Fenapi Group: un Ente di servizi che renderà protagonisti tutti gli Enti e le associazioni datoriali e dei lavoratori dipendenti che svolgono il quotidiano ruolo di intermediari tra cittadini-utenti e la pubblica amministrazione.”

Soddisfazione è stata espressa dal Direttore Generale Cateno De Luca che ha presenziato a tutti gli incontri svolgendo a pieno il ruolo di “provocatore tematico universale” stimolando e arricchendo il dibattito.

“Adesso, da qui, ha affermato De Luca, inizia una nuova fase. Ci hanno messo alla prova, ci hanno chiesto di scegliere se dovevamo lottare o morire, fermarci o crescere. Abbiamo scelto di crescere, di continuare e non ci fermeremo. Ci hanno costretto a crescere ed ora, ha concluso De Luca, ci abbiamo preso gusto! ”

(COMUNICATO STAMPA RICEVUTO DALL'ONLE  SINDACO DI SANTA TERESA RIVA)
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Presidente della Consulta Paolo Grossi 

di Giovanni ALVARO -

La scelta di Renzi di dire agli italiani che sarebbe opportuno disertare i seggi elettorali, come fece Bettino Craxi che invitò ad andare al mare, potrebbe rivelarsi controproducente. Infatti fette importanti di elettori antirenziani, pur di far dispetto al parolaio fiorentino, potrebbero decidere di andare a votare col rischio di consentire, a chi vota SI, di raggiungere il quorum e vincere. In questa direzione si stanno muovendo anche forse politiche che tradizionalmente sarebbero per il NO. E’ il classico esempio del taglio dei attributi maschili per far dispetto alla propria moglie.

E’ augurabile che ciò non avvenga e che la voglia di farla pagare all’imbonitore toscano possa essere spostata a giugno, sia con un forte impegno alle elezioni amministrative per determinare un forte successo dei candidati moderati, sia con il referendum confermativo (speriamo di no) delle porcate realizzate in questi mesi e presentate come grandi riforme ‘che il popolo attende da anni’ ma che sono solo la liquidazione dei contrappesi che i Padri Costituenti avevano ideato per difendere la democrazia da avventure liberticide.

Non bastavano Lega e FdI, a rimorchio del M5S (come egregiamente scrive Diaconale), ma ha voluto intervenire anche il Presidente della Consulta, Paolo Grossi, sostenendo che “si deve votare” aggiungendo che “ogni cittadino è libero di farlo nel modo in cui ritiene giusto, ma credo si debba partecipare al voto…”. Il Presidente della Corte, quella che deve tutelare la nostra Costituzione e farla applicare, dimentica che le norme referendarie, previste nella Carta, prevedono che “la proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto (50% + 1) e se è stata raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi”.

Ciò significa che gli estensori della Costituzione avevano consapevolmente valutato che ogni cittadino, dinanzi ad un referendum, poteva liberamente scegliere come comportarsi. Votare SI, votare NO, deporre nell’urna la scheda bianca o addirittura astenersi dal recarsi al seggio elettorale. Quest’ultima ipotesi assunse, fin dalla nascita della Carta, una sicura importanza. In pratica è come aver detto con l’art. 75 della Costituzione: ‘tu cittadino hai anche il diritto di astenerti, ma sappi che se non si raggiunge il 50%+1 il referendum è nullo’. L’astensione fu, quindi, valutata come scelta importante nel referendum, anche perché non fu considerato giusto che a decidere fosse solo una minoranza della popolazione magari la più agguerrita o la più interessata al quesito che, comunque, non era riuscita a convincere gli altri delle proprie ragioni ed anche per questo si asteneva.

Se così stanno le cose, perché Grossi interviene a gamba tesa? E’ vero che invita a votare “nel modo che (si) ritiene più opportuno…” ma quando aggiunge che “partecipare al voto… significa essere pienamente cittadini” è “un’excusatio non petita” che la dice lunga. E no! caro Presidente! Lei sa benissimo che con quella partecipazione, (alla Bersani per intenderci, che ha dichiarato che andrà a votare ma voterà NO) si rischia di consegnare la vittoria a chi vuole penalizzare il Paese, con i danni che quella ipotetica vittoria determinerebbe alla nostra bilancia energetica già oggi abbastanza penalizzata per il precedente No al nucleare che ha portato l’Italia a comprare energia dalla Francia.

Quell’energia che compriamo dalla Francia viene prodotta da centrali nucleari alla cui costruzione partecipa, indirettamente, anche l’Italia. I soldi dei contribuenti del nostro Paese, infatti, con i quali compriamo energia, servono alla Francia per costruire una centrale all’anno. A chi dobbiamo ringraziare di questo bel regalo? Certo i verdi e gli ambientalisti ma anche i Bersani, i Salvini e le Moroni del passato che hanno spesso scelto di tagliarsi i ‘cabasisi’ come li chiama Camilleri.

Sperabile che i sondaggi che dicono che non si supererà il 28% siano veritieri e restino tali fino al 17 notte quando le urne ci daranno il responso.

                                                                                 

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