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Articoli filtrati per data: Mercoledì, 10 Marzo 2021

Raggiungere il Villaggio Rodia, antico borgo marinaro che ricade nella periferia settentrionale del Comune di Messina, non è mai stato agevole: l'unica strada praticabile è stretta e a senso unico e ciò ha fin qui costretto gli automobilisti a utilizzare l'alveo dell'omonimo torrente che arriva fino al litorale Joe Piraino. Una soluzione, questa, assolutamente impropria e che per decenni ha comportato rischi e disagi.
Ecco perché l'Ufficio contro il dissesto idrogeologico, guidato dal presidente della Regione Siciliana, ha pianificato l'intera sistemazione della viabilità nella zona finanziandola e affidando adesso a un pool di ingegneri e geologi la progettazione delle soluzioni da adottare per realizzare finalmente un comodo collegamento con la SS 113. La Struttura commissariale potrà dunque avere a disposizione, a breve, l'elaborato che consentirà di programmare la realizzazione delle opere. Dovrà essere previsto un nuovo percorso, lungo circa 250 metri, che includa anche un ponte utile per attraversare il corso d'acqua che, durante l'inverno, riprende consistenza. Proprio per questo motivo, dovranno essere costruiti nuovi muri d'argine a protezione della strada che consentirà l'accesso alla statale. La parte terminale del Rodia - quella a ridosso della foce - sarà interamente sistemata per garantirne la funzionalità idraulica.

pn/fdp 


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Ufficio Stampa e Documentazione

Regione Siciliana

Pubblicato in Comunicati stampa

«Da oggi pomeriggio i siciliani dai 70 ai 79 anni potranno avere accesso alle prenotazioni: le dosi vaccinali a disposizione saranno quelle di Astrazeneca per le persone che non hanno particolari patologie. Per questi ultimi, infatti, come noto sono previsti soltanto i vaccini Pfizer e Moderna».

Lo ha detto l'assessore regionale alla Salute Ruggero Razza a Messina in occasione dell'apertura dell’Hub per le vaccinazioni di massa.

Nella struttura sono già al lavoro circa 200 persone tra medici vaccinatori, infermieri, operatori sanitari e amministrativi per portare subito a regime i due padiglioni 7a e 7b dell’ex complesso fieristico di Messina che nei prossimi mesi accoglierà migliaia di cittadini.

«È la quarta grande struttura vaccinale (dopo Palermo, Catania e Siracusa) - ha aggiunto l'assessore Razza - a entrare in funzione nella nostra regione. È il frutto della sinergia tra il dipartimento regionale della Protezione civile e il sistema sanitario per incrementare il numero dei vaccinati in Sicilia. Una decisione che il presidente Musumeci ha voluto assumere perché abbiamo bisogno di chiudere il prima possibile questa campagna vaccinale e tornare presto alla normalità».

A Messina, nella prima giornata, sono stati somministrati vaccini al comparto Giustizia e agli insegnanti già prenotati e suddivisi nei box vaccinali allestiti in pochissimi giorni grazie alla Protezione civile negli spazi concessi dall’Autorita di sistema portuale dello Stretto. Il Centro, come gli altri hub siciliani, seguirà tabella e tempistiche previste dal ministero della Salute e aprirà in orario continuato tutti i giorni dalle ore 8 alle 20, anche se si ipotizza, in un secondo momento, di prevedere un turno serale.

L’hub della città dello Stretto, all’angolo tra viale Libertà e viale Giostra dove ci si immette agli imbarcaderi della Caronte, comprende info point, sala d’ingresso con chiamata e numero elettronico su display, box vaccini divisi in tre corridoi per ogni padiglione, sala d’attesa, sala certificazioni, uffici, deposito per la conservazione dei vaccini, spogliatoi e bagni anche per persone diversamente abili, due ampi parcheggi (uno per l’utenza; l’altro per il personale).

Scarica video 

fl/fdp 


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Ufficio Stampa e Documentazione

Regione Siciliana

Pubblicato in Comunicati stampa

Si è conclusa nei giorni scorsi, presso il comprensorio addestrativo di Boccadifalco (PA), l’esercitazione “Hermes”, che ha visto protagonista i plotoni del 62° Reggimento fanteria “Sicilia”, a conclusione di un intenso ciclo addestrativo “itinerante” della durata di cinque settimane, con il concorso di unità specialistiche del 4° Reggimento Genio Guastatori, del Reggimento “Lancieri di Aosta” (6°), del 24° Reggimento artiglieria terrestre “Peloritani”, nonché di assetti del reggimento logistico “Aosta”.


L’attività è stata pianificata e condotta con l’obiettivo di incrementare l’integrazione delle truppe, fino ai minimi livelli ordinativi, valorizzando le specifiche procedure tecnico tattiche tipiche degli assetti da combattimento, di supporto al combattimento, di sostegno logistico, nonché testando le comuni capacità di comando e controllo (C2).

Le unità in esercitazione del 62° reggimento hanno condotto, attraverso un continuum crescente di difficoltà, un addestramento che ha interessato le aree di Messina, l’area montana dell’Etna, San Giuseppe La Rena (CT), Piazza Armerina (EN) e Boccadifalco (PA), svolgendo unitamente ai colleghi genieri, al Joint Fire Support Element del 24° artiglieria e ai lancieri del 6°, attività di ricognizione e bonifica di un itinerario, riconoscimento mezzi, combattimento nei centri abitati, richiesta e controllo del supporto di fuoco indiretto e scorta ad un convoglio in territorio nemico, con possibile presenza di elementi ostili in contesti esercitativi di warfighting ambientati su scenari non permissivi.

L’esercitazione è stata concepita, realizzata e condotta nel pieno rispetto delle norme vigenti per il contrasto e contenimento da Covid-19, facendo ricorso a moderni sistemi di simulazione e, in particolare, a munizioni ad ogiva marcante, il cui utilizzo ha permesso di effettuare attività a partiti contrapposti (force on force), rendendo realistico lo scenario addestrativo e rafforzando e consolidando l’interoperabilità tra i reggimenti della Brigata “Aosta”, accrescendone quindi il livello operativo. 

Magg. Giuseppe Genovesi

Brigata Aosta - Capo Sezione Pubblica Informazione

Pubblicato in Comunicati stampa

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Il Festival di Sanremo fa sempre parlare di se.In particolare, l' anno scorso con una discutibile partecipazione  di un cantante che chiese scusa, machiavellicamente, dei suoi testi  e  dei suoi video tutorials non proprio femministi, quest' anno, invece con il bacio omosessuale e piu' baci omosessuali che volevano dire tante cose "accettateci cosi ed è  giusto rivelarsi allo scoperto" volevano dire "non dobbiamo essere omofobi contro il terzo sesso"etc.etc. Premesso che non sono contro i gay, anzi penso che anziché  trincerarsi dietro una maschera che non ti appartiene, sia preferibile dichiararsi alla società  (o al mondo nel caso in cui se si è  una star o personaggio pubblico o noto). Il Festival ha espresso canzoni interessanti, interpretazioni intense e brillanti,  come quella di Fedez e Michielini, non comprendo il "siamo fuori di testa" vincente di un gruppo dal nome" Chiaro di luna "in  danese, mi pare, un gruppo che si presenta alternativo da terzi sesso, con tutto rispetto ma  un elemento si tocca l' organo genitale,  il testo della canzone si snoda con parolacce, i componenti mezzi nudi, non ci scandalizziamo,ricoperti di una tuta "vedo non vedo"...ma soprattutto un testo di parolacce che incrementa il "parco macchine" di frasi scurrili dei teens agers che saranno confortati e persino giustificati( se venissero rimproverati, chissa'  dai genitori) dall' uso televisivo delle parolacce, persino sul canale Tv di Stato ed in prima fascia oraria. A parte le parolacce, un trionfo del kitch e de trash per molti cantanti e persino nell' abbigliamento di Amadeus, salvo solo in ultime serate. La follia post lock down imperava nel look spettacolare. Intervistiamo il noto regista Alfredo Lo Piero sul fenomeno Achille Lauro :

"Sono cattolico praticante, vivo nella luce e per la luce di DIO. Umano Peccatore, nella costante ricerca e volonta' di riconoscere ciò che è buono per l uomo nel nome di Dio (Almeno ci provo). Non mi è sufficiente il giudizio dell uomo difronte al più osceno peccato che l uomo stesso possa protrarre al proprio simile,  perché confido nella giustizia divina.  

Fatta la premessa, voglio rispondere ad amici e conoscenti del social, con cui ho avuto modo di dibattere anche animatamente. Nel frattempo vi invito a visionare il musical LA DIVINA COMMEDIA, prodotta dal vaticano qualche hanno fa. Troverete immagini e scene molto più forti e " blasfeme",  rispetto a quelle che Lauro ha portato sul palco di Sanremo, ricordando inoltre, che nel 1300 la Divina Commedia fu accusata di eresia. 

L argomemto torna ad essere ancora  lui: ACHILLE LAURO, che comunque artisticamente, non rientra nei miei gusti.

Voglio pubblicare un articolo uscito sul giornale FAMIGLIA CRISTIANA, che possa aiutare a  dare un taglio diverso alle apparenze che hanno  infierito suscettibilità e indignazione al vostro credo.

Non lasciamoci "ingannare" dalle provocazioni dell'artista: dalle sue canzoni irrompe una domanda di senso. Suggestiva l'invocazione "Dio benedica chi gode", simile a quella di Rosmini (di Pino Lorizio).

Il festival di Sanremo di quest’ anno, è stato inaugurato con un segno di croce. Solo chi è in malafede può interpretare questo gesto in modo ideologico. Siamo “crocifissi” tutti: credenti, non credenti e diversamente credenti, in questa stagione tragica della nostra esistenza. Quando l’ evento era in forse, invocavo da queste pagine che venisse comunque celebrato, anche a distanza, e il titolista del mio pezzo fu profetico nello scrivere “Dio salvi in festival di Sanremo: parola di teologo”. Ero e sono convinto che anche in questi luoghi culturali di massa si ponga la domanda di senso e si cerchino risposte non convenzionali, ma autentiche, nelle quali emerge l’ umano in tutte le sue prismatiche sfaccettature.

La conferma di questa intuizione giunge sia nel momento in cui qualcuno ricorda, a prescindere dalle sue stesse intenzioni, il Crocifisso, ma anche nelle prime trasmissioni della kermesse, la cui valenza comunicativa lasciamo giudicare agli esperti. Quando da giovani assistevamo alle esibizioni di Renato Zero, coi suoi lustrini e la sua ambiguità di genere, percepivano qualcosa di autentico, che i testi delle sue canzoni ci hanno consentito di cogliere: “dietro questa maschera c’ è un uomo e tu lo sai…” (con quel che segue).

E ora? I tempi sono diversi, ma l’ anelito dell’ uomo all’ Infinito è lo stesso, mentre ai lustrini e agli atteggiamenti eccessivi e al limite del blasfemo (come le lacrime di sangue che alludono alla Madonna) subentrano altre forme eccentriche di mascheramento. La domanda di senso irrompe e si esprime in un linguaggio che, fuori dall’ accademia, è senz’ altro “metafisico”: «esistere è essere, essere è diritto di ognuno» - recita Achille Lauro, uno degli artisti il cui look trasgressivi hanno fatto più discutere - «Dio benedica chi è». Essere da custodire nell’ irrompere del nulla, come ne La storia infinita di Michael Ende. E non solo Dio, ma soprattutto l’ uomo, è chiamato a custodire l’ essere di sé, del mondo e degli altri, persino del Sé di Dio stesso, dalle minacce che lo assalgono e per questo invoca la “benedizione”. E questo anelito/appello ci sopraggiunge forse proprio perché stiamo dimenticando l’ essere, anche nella nostra teologia e prassi ecclesiale.

Ed è suggestiva l’ invocazione: “Dio benedica chi gode!”. Non può venirmi in mente a tal proposito il testamento spirituale di Antonio Rosmini, pronunciato dinanzi al suo caro amico Alessandro Manzoni, che gli chiedeva: cosa dunque faremo noi? (ora che ci sta lasciando): «Adorare, tacere, godere!».

La domanda/risposta di senso ci raggiunge attraverso il testo della canzone di Lauro: “Noi soli”. L’ esistente nella sua solitudine sa di essere e, solo come tale senza alcuna certificazione altra, è benedetto. Giacché esisto devo essere benedetto. L’ io abita i meandri più oscuri dell’ abisso: «Senza un'anima, senza umanità / Solo noi / Immoralità, bipolarità / Solo noi / Mezza manica, senza dignità / Solo noi / Senza identità, senza eredità».

Tuttavia, qui si percepisce che questa solitudine profonda e tragica non è il destino dell’ uomo, altrimenti perché dovrebbe invocare la salvezza? «Salvami te, salvami te / Salvami te, salvami te / Oh, no, salvami te, salvami te / Salvami te, salvami te / Oh, no, no, no». Il filosofo europeo più noto del Novecento direbbe che “ormai solo un dio ci può salvare!”. Ma quella salvezza che invochiamo dall’ alto, con la speranza che un segno di Croce possa farci superare momenti così drammatici, passa attraverso l’ incontro con l’ amore autentico anche nell’ al di qua dell’ esistenza. L’ immortalità senza un al di là, che si esprime nell’ amore senza gravità e nell’ autorità senza grammatica, invoca semi e segni nel qui ed ora, che aprano alla speranza, senza lasciare spazi all’ evasione." Questa profonda riflessione di Alfredo Lo Piero ci mostra un Lo Piero ancora piu' profondo e sensibile. La decodificazione di un personaggio come Lauro  e la ricerca di un suo senso, ci illumina, ungarettianamente...d' immenso.

Ci fa capire come il nostro approccio al prossimo debba essere piu' profondo e come  il nostro giudicare  debba passare da un' attenta analisi di mille sfaccettature che una maschera  di quel teatro pirandelliano mostri alla visione, spesso  superficiale,  dei nostri occhi.

Pubblicato in Comunicati stampa

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