Login to your account

Username *
Password *
Remember Me
Articoli filtrati per data: Domenica, 26 Gennaio 2020

MESSINA – Nasce il primo pane prodotto con i grani antichi siciliani seminati dagli Ambasciatori del Gusto messinesi Francesco Arena, Lillo Freni e Pasquale Caliri nei campi di Galati Mamertino. “Diamo una mano al grano” è il nome del progetto che, a distanza di 40 anni, ha fatto rinascere la coltivazione degli antichi grani siciliani nel piccolo comune nebroideo in provincia di Messina e dato nuovo impulso all’economia contadina. Grazie all’iniziativa dell’apicoltore nebroideo Giacomo Emanuele che ha coinvolto gli Ambasciatori del gusto messinesi e gli anziani del luogo, custodi delle antiche procedure di semina, nel dicembre del 2018 venti ettari di terreno sono stati ripuliti e impiantati con cinque varietà di grani siciliani: Perciasacchi, Senatore Cappelli, Bufala Nera, Maiorca e Russello. A luglio dello scorso anno, Arena, Freni e Caliri hanno preso parte alla grande festa della mietitura a Galati Mamertino alla quale hanno partecipato anche gli abitanti del piccolo centro e tanti bambini. 

Francesco Arena con il pane appena sfornato

L’impresa è riuscita ed oggi con soddisfazione si raccolgono i frutti di oltre un anno di lavoro. I tre professionisti hanno seguito tutte le fasi, fino alla raccolta. I grani sono quindi stati messi a dimora per qualche mese e 15 giorni fa Francesco Arena ha ricevuto la telefonata di Giacomo Emanuele. Il grano era pronto per la molitura. È stato scelto un Molino a Patti ed è stata prodotta la farina che si presta ad essere utilizzata in panificazione, cucina e pasticceria. Immediatamente, il bakery chef messinese del Panificio Masino Arena si è messo all’opera ed ha sfornato un pane fragrante e profumato, il più buono di sempre, anche per il valore simbolico dell’iniziativa.

Siamo stati testimonial di un progetto veramente importante che ha riportato la coltivazione del grano sui Nebrodi dopo 40 anni – ha commentato Francesco Arena – È un ritorno alla storia. Sono il primo ad utilizzare questa farina prodotta con russello, tumminia e maiorca, debole da lavorare, che richiede una buona maestria. Ho preparato il pane con l’autolisi, senza aggiunta di altre farine, in purezza, con una maturazione di 24 ore a temperatura controllata e sono molto soddisfatto del risultato. Il pane ha un profumo e un sapore eccezionale ed è molto leggero e digeribile”.

Il primo pane realizzato con i grani antichi degli Ambasciatori del Gusto

A novembre scorso è stato fatta la nuova semina. “Cù chianta sceppa” - afferma con entusiasmo in linguaggio dialettale Giacomo Emanuele - basta avere la volontà di fare e i risultati arrivano. Gli ettari di terreno seminati sono raddoppiati. Molti agricoltori hanno seguito il nostro esempio – spiega ancora l’ideatore dell’iniziativa-  e stanno investendo sulla produzione dei grani antichi a Galati. Stiamo rimettendo in moto un’economia”. 

A dare i migliori risultati sono stati i grani perciasacchi e maiorca. Il territorio di Messina si dimostra una terra fertile nel quale poter investire per valorizzare la produzione di grano di qualità. Del resto grano e Sicilia hanno un rapporto e un legame antichissimo. Recenti studi hanno dimostrato che i grani antichi siciliani hanno una marcia in più rispetto ai grani duri convenzionali e moderni, sia per quanto riguarda l’aspetto nutrizionale che quello salutistico.

Il fornaio messinese Francesco Arena, mentre continua a sfornare il suo pane, afferma: “Il  progetto continuerà, il prodotto è buono e la seconda semina sarà sicuramente qualitativamente migliore. Questa iniziativa per me ha un grande significato e dimostra l’attaccamento alla mia terra, bella e disgraziata. Mentre tutti vanno via dalla Sicilia e da Messina, noi restiamo, crediamo nelle sue grandi potenzialità e continueremo a scommettere sulla nostra terra. Si può fare un buon lavoro anche a Messina, basta metterci cuore e anima”. 

- di Valeria Zingale -

Journalist - Press Office

Pubblicato in Comunicati stampa

Riceviamo

Riflettori accesi sulle Leggi Razziali, approvate dal Consiglio dei Ministri del Governo Fascista nel 1938 e firmate dal Re Vittorio Emanuele III, che annullarono la personalità giuridica degli italiani di religione ebraica.


La loro promulgazione condusse alla "normativa antiebraica sui beni e sul lavoro", ovvero alla totale spoliazione dei beni mobili e immobili degli ebrei residenti in Italia e, successivamente, alla loro deportazione nei campi di concentramento.

PROGRAMMA:
S. Maria Alemanna - lunedì 27 gennaio 2020 - ore 17.00

INTERVENTI:
Alessandra Calafiore, Assessore alle Politiche Sociali
Enzo Caruso, Assessore alla Cultura

PERFORMANCE:  
Antonio Mundo: “1938: Mi chiamo Youssef e ti stavo aspettando”

CONCERTO DELLA MEMORIA: CONSERVATORIO “A. CORELLI”
“La musica durante le leggi razziali”
Gianfranco Brundo, sax soprano
Nicola Oteri, chitarra

Pubblicato in Comunicati stampa
Domenica, 26 Gennaio 2020 08:00

Silvana Foti

- La redazione -

Silvana Foti nasce a Messina dove attualmente vive. Dopo avere conseguito la laurea in Lettere Moderne, sviluppa l’amore per l’arte poetica che sente parte della sua anima.

Inizia negli anni un lavoro di propria produzione che va dalla poesia in italiano a quella in vernacolo ricevendo notevoli consensi. Partecipa a molti concorsi letterari nazionali ed internazionali classificandosi anche ai primi posti. E’ una donna peloritana di attualità contemporanea con una personalità sensibile che trae da tutto ciò che la circonda emozione arcaica da elargire al mondo.

La sua Poesia è un atto di pace, di libertà, il segnale dei sentimenti che la possiedono e si manifestano nelle parole della memoria, nella favola degli attimi di vita che racconta, nei momenti della sua confessione e che riesce a trasmettere al prossimo.

Le forti emozioni l’hanno resa una poetessa dalle espressioni scritte “ad alta voce” che le sue liriche contengono e che vogliono essere un monito per il lettore per richiamare la sua attenzione.

Esse infatti creano ologrammi di paesaggi e figure emozionali ,come un canto dell’anima dove, accompagnati per mano, i sentimenti quelli per la natura, per la propria terra, per il proprio mare, per tutto ciò che ella percepisce e vede , per la vita che ella ama, vengono trasmessi mettendo a nudo la propria anima senza finzioni e senza paure.

Silvana Foti, figlia dello Stretto di Messina, è’ la poetessa delle armonie, della luce, della gioia , dell’estasi , della libertà e del sacro. Scrive infatti anche poesie a tema religioso dedicate a Santi della propria città e nazionali, riscuotendo notevole successo essendo nate dopo rappresentazioni teatrali a cui ha partecipato come attrice.

Ha già pubblicato alcune sillogi poetiche. Nel 2005 “Pensieri in fuga” edizioni Il Gabbiano, dove si fondono vari sentimenti dell’animo. Nel 2017 fa parte insieme ad altre nove poetesse messinesi di una antologia “Donne voci nel vento” edizioni Edas nella quale ognuna di esse con la propria diversità, traccia attraverso il poetare i diversi stati d’animo di una poetica al femminile. Nel 2018 pubblica “Meraviglioso immenso mare” edizioni Edas poesie sul mare della propria città che ella ama profondamente. Non smette mai di scrivere, è di prossima pubblicazione un romanzo autobiografico sulla propria famiglia e sul suo stato di gemella monovulare a cui sta lavorando già da qualche anno. Amando anche il teatro, dedica molto del suo tempo libero cimentandosi in spettacoli di lodevole impegno in teatri della città e della provincia con varie compagnie teatrali.

Avendo lavorato presso un ente pubblico organizzatore di mostre, manifestazioni ed eventi, ha rivolto il proprio interesse alla organizzazione di mostre, soprattutto dell’artigianato, all’arte pittorica, organizzando estemporanee di pittura, manifestazioni artistiche e collettive d’arte tra un caffè letterario e una poesia. Spesso fa parte di giurie di concorsi letterari e offre la sua opera per recensire libri sia di poesia che romanzi. Si accosta con curiosità ed interesse all’associazionismo, è socio da anni all’Asas, Associazione siciliana arte scienza e a Messina.web.eu e ritenendolo un completamento dell’artista, ha frequentato con successo corsi di pittura, ripresi dopo una sosta di anni ed un sogno nel cassetto è di potere realizzare una sua mostra personale a cui sta intanto lavorando ritagliandosi il proprio tempo tra una passione e l’altra.

                                                                                                                                     

Pubblicato in Personaggi

 

- di  Maria Teresa Prestigiacomo -

Parigi. Conquisterà il Grand Prix Art 2020 a Parigi il modello Seby Di Stefano che ha conquistato il titolo di Mister Bello d'Italia ed ha conquistato numerose Fasce nei vari concorsi Nazionali e Regionali. Ha sfilato per importanti stilisti in qualità di Modello  per l'Agenzia di Moda Vanity. Ricordiamo tra le sfilate più importanti, quella recente al Palazzo Ferrajoli, Alta Moda a Roma, nelle splendide location di Piazza Colonna nell'antica dimora patrizia del Principe Ferrajoli.

Nel Museo Grand Palais davanti all'opera di Marco Rizzo Rizzorco che esporrà nel Museo parigino dal 11 febbraio al 17 febbraio 2020, Seby Di Stefano nell'elegante location del Museo, laddove risuona ancora l'eco vicina, dei passi delle modelle dell'Haute Couture del noto stilista scomparso Lagerfield. Liì, Seby Di Stefano riceverà il suo ambito Premio, nel Museo Liberty che si adagia sul boulevard più elegante del mondo: gli Champs Elysees, una sicura conquista di uno step che porterà sicuramente lontano il Modello, per una raggiante carriera.   Sarò presente Enza Mignacca e lo staff dell'Accademia Euromediterranea delle Arti che adesso annovera tra i suoi iscritti, accademico, Seby Di Stefano, una figura professionale di elevata qualità. Padrino dell'evento  e ospite d'onore Albert Kriemler stilista internazionale, general manager di tessuti di alta moda di pregio. Presente all'evento il dr Gennaro Galdi vicepresidente dell'Accademia citata, organizzatore del Grand Prix.

Pubblicato in Comunicati stampa

- di  Marcello Crinò -

Il quartiere di Nasari è uno dei più antichi di Barcellona, in quanto esistente già nel 1270. Anticamente il feudo di Nasari si estendeva verso sud e confinava con quello di Gurafi. La chiesa di Nasari, dedicata inizialmente a S. Maria di Nasari, esisteva già nel 1300, come risulta dall’elenco delle “decime” degli anni 1308-1310 (cfr. Raziones Decimarum ..., a cura di Pietro Sella, p. 47).

2 DSCF6804 2

 

Fu poi dedicata a San Rocco, in occasione della peste del XVI secolo, e forse venne anche ampliata assumendo la configurazione attuale. Un primo intervento di ripristino in epoca moderna risulta effettuato nel 1945.  In seguito, nel 1999, fu operato un restauro vero e proprio con risistemazione degli spazi interni secondo le nuove norme liturgiche che prevedono la collocazione del tabernacolo in una cappella a se stante, dove è stato messo in evidenza un antico arco in pietra. In quell’occasione sotto il pavimento, realizzato negli anni Cinquanta del secolo scorso, venne rinvenuto l’antico pavimento in cotto settecentesco e tre cripte con volte a botte, nonchè un pozzo per il deposito di ossa umane. Sono stati trovati pure i resti di sette altari. Non è stato possibile operare un recupero di queste strutture per mancanza di fondi, e quindi sono state lasciate due piccole botole vetrate nel nuovo pavimento in cotto per mostrare il pavimento sottostante.

3 DSCF6810

 

La chiesa conserva varie tele del XVII secolo e una delle più belle sculture esistenti nella nostra città: la statua di Santa Caterina d’Alessandria, opera sicuramente di Vincenzo Gagini (1527 circa-1595), come risulta dallo studio pubblicato sul fascicolo della rivista “Kalos” dedicato a Milazzo (n. 5 del settembre-ottobre 1993).  Realizzata intorno al 1560, risponde infatti allo  stile del suo ultimo periodo e il modello di riferimento è una statua del padre Antonello eseguita per la chiesa di San Domenico di Palermo. Secondo una leggenda locale, era destinata a una chiesa di Castroreale, ma i buoi che trainavano il carro con la statua giunti di fronte alla chiesa si fermarono e non vollero più proseguire, e nonostante gli sforzi dei presenti non fu più possibile farli andare avanti. Si decise così di portarla all’interno di San Rocco e porla in un altare a sinistra della navata.

 1 DSCF6859

25 gennaio 2020

Calendario

« Gennaio 2020 »
Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31