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Articoli filtrati per data: Lunedì, 15 Febbraio 2021

Siracusa, 15 febbraio 2021 - Noi albergatori Siracusa si unisce all’appello del sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, affinché venga realizzato l’ultimo episodio della fortunata serie televisiva Il commissario Montalbano. 

Giuseppe Rosano, presidente di Noi albergatori Siracusa, spiega: “La classe politica e imprenditoriale deve unirsi in una sola voce per non lasciarsi sfuggire la straordinaria occasione di rendere ancora una volta il nostro territorio location di uno degli episodi partoriti dalla penna di Andrea Camilleri. Il turismo di quest’angolo di Sicilia deve molto a questa serie e l’augurio - conclude Rosano - è che la nostra provincia possa ancora una volta ospitare le riprese del commissario Montalbano”.

   
Pubblicato in Comunicati stampa
Lunedì, 15 Febbraio 2021 15:47

DUE GRANDI POETESSE MESSINESI

Giuseppe RANDO

Se si facesse uno scandaglio approfondito e quindi un attento esame dei relativi dati statici, si verificherebbe, senza dubbio, che Messina è ai primi posti, in Italia, di una virtuale classifica delle città più ricche di laureati in Lettere e/o Lingue, di associazioni culturali e di poeti.

Colpisce però, in tanto tripudio professorale-associativo-creativo, lo scarso o ritardato o superficiale apprezzamento dei pochi ma effettivi vertici poetici e culturali che si raggiungono anche sulla sponda siciliana dello Stretto, senza meno.

Basti ricordare che due sole poetesse di livello nazionale ha avuto Messina negli ultimi decenni: Iolanda Insana e Maria Costa. Ma la prima è del tutto sconosciuta al grande pubblico e quasi del tutto assente nei dibattiti culturali della città; laddove la seconda, pressoché ignorata, per lungo tempo, dai suoi stessi concittadini, stenta a vedere affermati i suoi meriti effettivi, sia tra i critici di professione sia tra i lettori comuni.

Eppure Iolanda Insana – la sua famiglia proveniva dal vicino comune di Monforte San Giorgio – ha davvero esaltato, nelle sue poesie dure, carnali, mescidate di lingua e dialetto, la condizione umana e la messinesità in tutte le sue accezioni (positive e negative): una strada o una scuola a lei intestata sarebbe poco per onorarla; forse nemmeno un monumento, in una delle piazze più ampie della città, basterebbe a ricordarne il genio.

La seconda, Maria Costa, di cui si pubblica, in questi giorni, la raccolta completa delle poesie e dei cunti in dialetto messinese, per iniziativa del “Centro Studi Maria Costa”, si colloca, invero, ai piani alti della letteratura marinaresca, non solo in Italia. Io stesso ho evidenziato, per primo – devo dire –, l’originalità assoluta, a livello tematico, delle sue poesie e dei suoi racconti nonché la splendida risoluzione stilistica che li connota.

Che dire? La città dello Stretto ha tanti pregi e qualche difetto, come tutte le città, peraltro. Vi prevale, però, la mentalità piccolo borghese di chi vive appagato e contento dei confini del suo orto (se non del suo corpo), curando solo quelli che crede i suoi interessi e ignorando o disprezzando tutti gli altri.

Proprio il mondo piccolo borghese messinese (di destra, di sinistra e di centro) ha, per lungo tempo, considerato Maria più come un clown pittoresco che come un poeta tout court, convergendo, in fondo, per altra via, sulle retrograde posizioni di certi intellettuali cittadini, legati a schemi e miti estetici tanto tradizionali quanto usurati, epperò incapaci di cogliere quanto di nuovo e fermentante cresce, nonostante tutto, nella società e nella letteratura.

insana

Iolanda Insana

La stessa mentalità piccolo borghese che ha, a lungo, declassato Maria Costa al rango buffonesco, svuotandone l’alto, poetico messaggio antiborghese, ha ignorato, per conservarsi, l’effettiva rivoluzione culturale e linguistica operata da Iolanda Insana.

Maria Costa e Iolanda Insana sono, per converso, diventate, per me e per pochissimi altri, emblemi del rinnovamento che si deve perseguire nella città dello Stretto, con l’apporto di associazioni, enti, centri culturali e universitari, ma senza chiudersi nei recinti paludati dell’Accademia.

Per la necessaria documentazione, ma anche provocatoriamente, pubblichiamo un poesia di Iolanda Insana, Pupara sono, e una di Maria Costa, 28 dicembre 1908.

Pupara sono

pupara sono

e faccio teatrino con due soli pupi

lei e lei

lei si chiama vita

e lei si chiama morte

la prima lei percosìdire ha i coglioni

la seconda è una fessicella

e quando avviene che compenetrazione succede

la vita muore addirittura di piacere.

Troia d’una porca

tutta incrugnata sulla vita

venni per accattare vita

come m’ha fottuto

il banditore

finta che non mi vede

bastò un rovescio di mano

e addio pane e piacere

lo stretto necessario

per campare

per non dare sazio a quella rompina

rompigliona rompiculo d’una morte

la vita se ne va

con gli occhi aperti

faccia di sticchiozuccherato

non aspettarti gioie

da minchiapassoluta

non finiremo mai di fare

sciarra amara

nessun compare ci metterà

la buona parola

tu stuti le candele

che io allumo

padella non tinge padella

ma la mia è forata

e cola vita

la vita ha profumo di vita

così dolce

che scolla i santi

dalla croce

scippa fracassa

scafazza e scrocchia

torna e vuole conto

e ragione

la morte

come le santocchie

ama dio e fotte il prossimo

la vita e la morte allato vanno

transeunti per lo stesso porticato

comincia dolcechiaro finisce amaroscuro

quanto io ho levati

non mi fare il solletico

vita bella e affatturata

non avea catene al collo

né debito di coscienza

dopo la sua porcapedàta

non sa più spendersi

con chi le pare e piace.

Colapisci

So matri lu chiamava: Colapisci!
sempri a mari, a mari, scura e brisci,
ciata ‘u sciroccu, zottiati sferra,
o Piscicola miu trasi ntera!
Iddu sciddicava comu anghidda
siguennu ‘u sò distinu, la sò stidda.
Annava fora, facia lagghi giri,
e Canzirri, ‘o Faru e Petri Niri.
Un ghionnu sò maistà ‘u vinni a sapiri,
e si pprisintau a iddu cù stu diri:

Iò sacciu chi si l’incantu da’ rivera
e di lu Faru potti la bannera,
scinni ‘o funnu a metri, passi e milia
e dimmi com’è cumposta la Sigilìa,
sè supra rocchi, massi o mammurina
e qual’è la posa di la tò Missina.
E Colapisci, figghiolu abbidienti
mpizzau ‘o funnu, rittu tempu nenti.
‘U Re facìa: chi beddu asimplari
e figghiu a Cariddi e non si nigari.

Sulligitu nchianau Colapisci
comu murina chi so’ canni lisci,
dicennu: “maistà ‘a bedda Missina
vessu punenti pari chi ssi ‘ncrina.
Sù tri culonni cà tenunu mpedi,
una è rutta, una è sana e l’autra cedi.

Ma ‘u Re tistazza ‘i gemmanisi
‘u rimannau pi’ n’autri centu stisi.
Iddu ssummau e ci dissi: Maistà
è tutta focu ‘a basi dà cità.
‘U Re ‘llampau e ‘n ‘coppu i maretta
‘i sgarru ci sfilau la vigghetta.

Giovi, Nettunu, dissi a vuci china,
quantu fu latra sta ributtatina.
Oh Colapisci, scinni lupu ‘i mari
e vidi si mi la poi tu truvari!
Era cumprimentu dà rigina,
l’haiu a malaggurio e ruina.

E Colapisci, nuncenti, figghiu miu,
‘a facci sa fici ianca dù spirìu
dicennu: Maistà gran dignitari
mi raccumannu sulu ‘o Diu dù mari.
e tempu nenti fici a gira e vota
scutuliau a cuta e a lena sciota
tagghiau ‘i centru e centru a testa sutta
e si ‘ndirizzau pà culonna rutta.

Ciccava Colapisci ‘i tutti i lati
cu di mani russi Lazzariati,
ciccau comu potti ‘ntò funnali
ma i boddira ‘nchianavanu ‘ncanali.
‘U mari avia ‘a facci ‘i viddi ramu
e allura ‘u Re ci fici ‘stu richiamu:
Colapisci chi fai, dimurasti?
e a vint’una i cavaddi foru all’asti.

E Cola cecca e cecca ‘ntà lu strittu
‘st ‘aneddu fattu, ‘ntà l’anticu Agittu.
Sò matri, mischinedda ancora ‘u chiama
cà mani a janga e ‘ncori ‘na lama.
Ma Colapisci cecca e cicchirà
st’aneddu d’oru pi l’atennità.

P. s. Ad un mio collega mi permetto di ricordare che non si può nemmeno mentovare la scepsi (termine che è stato usato per Pirandello e, se non ricordo male, per Calvino) parlando della poesia di Maria Costa, la quale tanti pregi ha, ma è del tutto antitetica a ogni forma di relativismo.

Giuseppe RANDO

Pubblicato in Angolo di Giuseppe Rando
Lunedì, 15 Febbraio 2021 11:37

Filmfestival Salute Mentale Roma 15-18 aprile

Tra 15 giorni scadenza  bando concorso 11a edizione (www.lospiragliofilmfestival.org)

- di  Maria Teresa Prestigiacomo  -

Roma. Il nuovo bando per partecipare al concorso della 11° edizione de Lo Spiraglio -  Filmfestival della Salute Mentale   scade il 1 marzo 2021. A partire da questa edizione, in programma a Roma dal 15 al 18 aprile, accanto al premio di 1000 € per il miglior lungometraggio, intitolato a Jorge Garcia Badaracco – Fondazione Maria Elisa Mitre e al premio di 1000€ per il miglior cortometraggio intitolato a Fausto Antonucci, è stato istituito un nuovo premio (SAMIFO) che sarà assegnato al film che meglio saprà ritrarre/esprimere/raffigurare aspetti legati alla transculturalità e all’apparente contraddizione che sta nell’unione dei termini diversità e uguaglianza che gli esseri umani racchiudono. 

Particolare attenzione sarà data alle opere che rappresentino attraverso parole, immagini in movimento e suoni, il confronto/scontro tra culture e società diverse, la storia di migrazioni umane e di uomini e donne migranti, il trauma dei rifugiati, la violazione dei diritti umani, la discriminazione e il razzismo, l’impatto sulla salute mentale della migrazione e le conseguenze dei cambiamenti sociali, politici, economici e ambientali sulla mente umana.

In occasione del decennale, Lo Spiraglio -  Filmfestival della Salute Mentale a causa del  blocco delle attività conseguenti alla pandemia, si è trasferito su piattaforma digitale. Il festival è organizzato dalla ASL Roma 1 e da Roma Capitale.

Amaggio 2020 sono state realizzate alcune puntate speciali ispirate alla condizione di lockdown e di contagio. A dicembre è stato realizzato, presso il Museo MAXXI, il primo episodio di un nuovo format con cui il festival intende mantenere un contatto costante con il suo pubblico. Tutte le attività saranno disponibili sul sito del festival www.lospiragliofilmfestival.org e trasmesse sui nostri canali social.

E’ stato consegnato il premio Lo Spiraglio Fondazione Roma Solidale Onlus 2020 a Saverio Costanzo, perché fin dall’esordio di “Private” e successivamente in tutta la sua attività cinematografica e televisiva, seppure in maniera indiretta, il regista ha affrontato in profondità i temi del disagio psichico e dell’anomalia, mostrando gli incerti confini fra normalità e follia e raccontando storie di psicoanalisi e psicanalisti.

Costanzo lo ha fatto sempre sfuggendo alla retorica e agli stereotipi, evitando il più possibile di atteggiarsi a giudice e rifuggendo da qualsiasi giudizio morale circa il comportamento dei personaggi. In questo modo, i film e le serie tv, che ha scritto e diretto, hanno come costretto lo spettatore a prendere posizione, a riflettere, a confrontarsi con sé stesso, aiutando tutti ad affrontare i propri problemi irrisolti e rimossi.

Il suo cinema, i suoi personaggi e le loro solitudini sono stati argomento dell’incontro con Franco Montini, direttore artistico del festival.

Un secondo incontro, condotto insieme a Montini, da Federico Russo, direttore scientifico de Lo Spiraglio, si è svolto con Vittorio Lingiardi, a proposito del suo recente volume “Al cinema con lo psicanalista” che ha offerto spunti critici di lettura da un’ottica particolare. Federico Russo, insieme a Jacopo Mosca, responsabile della programmazione de Lo Spiraglio ha successivamente intervistato  Emiliano Dante, regista di film che hanno affrontato temi inerenti al festival:  terremoto, emergenza abitativa, problemi familiari e pandemia

Si ringrazia IL Maxxi-

Pubblicato in Comunicati stampa

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

L'auspicio di S.E. il cardinale Kurt Koch per l'unità dei cristiani espresso in un videomessaggio, a quarant'anni dalla proclamazione dei santi Apostoli degli slavi quali compatroni, con San Benedetto, dell'Europa. Oggi, la Chiesa Cattolica festeggia soltanto S. Cirillo. La Chiesa Cattolica fa oggi memoria comune dei due santi il 14 febbraio, ma in passato essi sono stati festeggiati anche in altre date. La Chiesa Ortodossa invece, festeggia il 14 febbraio solo Cirillo, mentre Metodio è commemorato il 6 aprile; i due santi sono inoltre ricordati insieme l'11 maggio e il 17 luglio.

Pubblicato in Comunicati stampa

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Nikolay Dosekin (1863, Kharkiv –1935, Moscou) était un peintre impressionniste d'origine ukrainienne; associé aux Peredvizhniki, mouvement  de peintres russes contestataires, comme le furent les Impressionnistes chez nous)

«Rue Saint-Denis»

C'est l'une des plus anciennes rues de Paris.  Tracée au Ier siècle par les Romains, puis prolongée vers le nord au Moyen Âge avec la rue du Faubourg Saint-Denis ... en direction de la ville de Saint-Denis, (à 5 km au nord de Paris), célèbre pour sa basilique gothique ,  utilisée comme nécropole des rois de France.

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Scrive Massimo Costa, desolato, su facebook: "GRAVISSIMO! SPARISCE IL SIMBOLO DEL REGNO DI SICILIA e la A di S.AGATA DAL LOGO DELL'UNIVERSITÀ DI CATANIA!

Segno dei pessimi tempi che attraversa la Sicilia.

Lo stemma del Regno di Sicilia, che stiamo eliminando, non solo è stata bandiera e stemma nazionale dal 1296 al 1816, per ben 520 anni, ma è nato proprio a Catania, al Castello Ursino, nel Parlamento del 1296 che esaltò Federico III!

Una Sicilia che fagocita il suo passato vuol dire che non vuole avere futuro.

Questo logo nuovo sembra, come è stato detto, quello di una squadra di football americano o di una marca di scarpe." 

PERCHÉ CANCELLARE SECOLI DI STORIA E DI TRADIZIONE DI UN'ISTITUZIONE TANTO PRESTIGIOSA?

PERCHÉ VA AVANTI LO SMANTELLAMENTO CULTURALE DELLA SICILIA PER ELIMINARE OGNI TRACCIA DI IDENTITÀ E I SIMBOLI DELLA NOSTRA STORIA GLORIOSA. 

IN ALTRE UNIVERSITÀ STORICHE MAI E POI MAI SI SOGNEREBBERO DI  SOSTITUIRE I LORO SIMBOLI STORICI CON UN LOGHETTO INSIGNIFICANTE". 

Riteniamo che occorra proiettarsi si' al futuro ma è  indispensabile raccontare se pur con un Logo, la nostra storia,  conservando viva la memoria storica di un popolo e del territorio.Auspichiamo che il rettore ritorni sui suoi passi, ripristinando il precedente Logo.

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Qui était Valentin. Comme hypothèses plausibles 

Valentin était un prêtre qui vivait à Rome au IIIe siècle après Jésus-Christ. il mariait en secret les chrétiens qui étaient encore persécutés à l’époque

Valentin de Terni était un moine qui vivait en Italie au VIe siècle. il s’opposa à l’empereur Claude II le Gothique qui voulait empêcher les mariages, pour pouvoir envoyer plus d’hommes à la guerre

A la fin du Moyen-Age, en Angleterre, dans l’aristocratie, la St Valentin consistait à former des couples au hasard, ce qui déplut fortement à l’Eglise catholique quand elle avait encore autorité là-bas.

C’est à cette époque que la tradition des petits mots et des petits cadeaux, serait née. Une tradition qui a traversé l’Atlantique bien plus tard et donna le "Valentine's Day" aux États-Unis. Puis revint en Europe avec les GI, déployés sur une large partie du continent après la seconde guerre mondiale ! En tout cas un jour heureux pour les amoureux.Merci a Christo Ghenassia qui nous fait connaître bien Saint Valentin.

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- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Il y a un pianiste  françois trés bravo, qui habite dans l' ancienne maison noble de Madame de Pompadour, 90 km de la ville de Paris:il s' appelle  Christophe Ghenassia. Il nous a donné une recherche trés interessante: "La cathédrale de Chartres a été considérée comme un modèle dès l’époque de sa construction, en raison de la nouveauté et de la perfection des partis techniques et esthétiques qui y furent adoptés. Tous les éléments qui en ont fait une référence architecturale, en particulier sa nef et son chœur, demeurent intacts.

Le décor sculpté (portails et éléments du jubé) offre un panorama complet du style gothique. La cathédrale a également conservé de remarquables vitraux du milieu du XIIe siècle ainsi que la presque totalité de son décor homogène de verrières qui constitue le plus grand ensemble de vitraux de la première moitié du XIIIe siècle. Enfin, les restaurations intérieures ont révélé le décor peint du XIIIe siècle, constitué d’un faux appareil de pierre presque intégralement conservé.

Des adjonctions tardives de la fin de l’époque gothique (chapelle Vendôme, flèche nord-ouest, pavillon de l’horloge), de la Renaissance (clôture du chœur), de l’époque classique (aménagement du chœur de Victor Louis), de l’époque industrielle (charpente métallique d’Émile Martin) et contemporaine (création de vitraux) n’ont pas altéré la pureté de l’ensemble.

La cathédrale de Chartres occupe une position remarquable dans la plaine de la Beauce. Sa silhouette, observable à plus de 25 km aux alentours, constitue un signal particulièrement marquant dans le paysage. Véritable point de convergence affirmant de manière emblématique la relation exceptionnelle qu’entretient l’œuvre architecturale avec le site qui l’entoure, cette perception de la cathédrale « entre ciel et terre » a été évoquée par de nombreux artistes et écrivains illustres.

English

The cathedral of Chartres was considered a model from the time of its construction, because of the novelty and perfection of the technical and aesthetic parts that were adopted there. All the elements that made it an architectural reference, in particular its nave and choir, remain intact.

The sculpted decoration (portals and rood screen elements) offers a complete panorama of the Gothic style. The cathedral has also preserved remarkable stained glass windows from the middle of the 12th century as well as almost all of its homogenous stained glass decoration, which constitutes the largest group of stained glass windows from the first half of the 13th century. Finally, the interior restorations revealed the painted decoration of the 13th century, consisting of a fake stone apparatus almost entirely preserved.

Late additions from the late Gothic period (Vendôme chapel, northwest spire, clock pavilion), the Renaissance (choir enclosure), the Classical period (arrangement of the Victor Louis choir), the Industrial period (Émile Martin's metal framework) and the contemporary period (creation of stained glass windows) have not altered the purity of the ensemble.

Chartres Cathedral occupies a remarkable position in the Beauce plain. Its silhouette, observable more than 25 km away, is a particularly striking sign in the landscape. A true point of convergence, emblematically affirming the exceptional relationship between the architectural work and the site that surrounds it, this perception of the cathedral "between heaven and earth" has been evoked by many illustrious artists and writers."

Pubblicato in Comunicati stampa

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