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Articoli filtrati per data: Giovedì, 02 Maggio 2019

Domanda: «Chi è Giuseppe Conte»?

Risposta: «Un professore ordinario dell’università, divenuto - dall’oggi al domani -presidente del Consiglio (dei ministri). Dunque, un professore universitario, in primis».

Domanda: «Ma chi è un professore ordinario dell’università? Esiste una tipologia unica di professore universitario»?

Risposta: «Direi di no. Ma, fra tutte, mi pare più convincente (cioè non celebrativa né aprioristicamente denigratoria) quella tracciata da Ferdinando Camon in Scrivere è più di vivere (Milano, Guanda, 2019, p. 19)». Vediamo:

Ho pensato a lungo a cosa sentono i protetti dalla mafia accademica […]. Vergogna? Pentimento? Imbarazzo? No, la risposta è ben altra: orgoglio. Perché […] l’allievo che viene messo in cattedra non si sente prescelto fisicamente dal suo docente ma misticamente da Dante o Manzoni o Verga, si sente chiamato dai grandi, invitato a salire alla loro altezza, amico tra amici. Da quel momento non è il prescelto dalla mafia che proverà imbarazzo quando incontrerà colui che dalla mafia è stato imbrogliato e defraudato, ma il contrario: il protetto della mafia mostrerà l’orgoglio che gli deriva dal potere mafioso, sentito come un favore divino, superiore al favore della legge, e guarderà con commiserazione il rivale che ha perduto: se ha perduto, gli dèi non sono con lui, dunque qualche colpa l’avrà.

Diagnosi perfetta, sia detto con la convinzione di chi vive da più di quaranta anni nell’Accademia e ne conosce tutti gli aspetti – anche quelli meno visibili a occhio nudo – e i «trucchi» che vi si approntano di norma.

Certo, la gestione dei concorsi universitari è egregiamente prefigurata da Camon: fanno tutto i «baroni» (cioè i professori ordinari, magari «illustri studiosi di Dante o Manzoni o Verga», definiti anche «maestri») che «organizzano […] trucchi per favorire un allievo (che non merita) sugli altri concorrenti (che meritano)».

Poco o nulla contano, difatti, negli organigrammi accademici, i professori associati e i ricercatori, tra cui non è tuttavia insolito trovare competenze e conoscenze che ci si aspetterebbe in un ordinario. Costituiscono una sparuta minoranza, invero, i professori ordinari, magari molto accreditati a livello scientifico, che si sottraggono alle mistificazioni della «mafia accademica protetta dallo stato», come Camon definisce la congrega, appunto, dei baroni.

Certo, la maggior parte dei professori ordinari in Italia passa per la trafila prefigurata da Camon. Ora, Giuseppe Conte, stando alle dichiarazioni sue e del suo maestro nonché a quanto si è letto del suo concorso a cattedra sui giornali, è un tipico allievo di un barone divenuto, a sua volta, barone.

Ciò posto, a me non interessa, in questa sede – sia chiaro –, la critica del reclutamento e degli sviluppi di carriera nell’Università (egregiamente fatta da altri). Mi preme piuttosto sottolineare gli aspetti salienti della personalità di un tipico allievo di barone divenuto, a sua volta, barone, in Italia, e il suo abituale modus operandi. Che è, propriamente, quello di chi crede che la realtà sia finzione, o che – detto in altri (filosofici) termini – l’essere sia l’apparente: se diventa professore ordinario dell’Università non chi ha i titoli per diventarlo ma chi è allievo di un barone che lo favorisce a discapito di chi merita, è reale solo chi si fregia del titolo (non il candidato trombato, che non esiste - non è reale - come professore ordinario). E però il neo barone non distingue più tra essere e apparire, tra realtà e finzione. Vive in un mondo di forme, di finzioni preconfezionate da altri e vi si conforma in tutto e per tutto. In pratica: se appari, per un «trucco» (legale), professore ordinario (anche senza meriti specifici), sei e quindi fai il professore ordinario. Da qui, peraltro, la tesi condivisa da molti (che ancora sanno distinguere tra finzione e realtà) secondo cui nell’Università italiana pochi sono professori laddove molti fanno i professori.

Ebbene, questo fenomeno è altresì patente nella salita al potere di Giuseppe Conte, il quale è diventato, per un «trucco» (legale), capo del governo ed è, quindi, secondo la suddetta logica baronale, capo del governo, senza avere mai dimostrato al alcuno di possedere doti e meriti specifici. Fa, infatti, la sua parte davanti al Parlamento, nelle piazze, in televisione, davanti a Trump, davanti a Putin, davanti a Macron, davanti a Merkel, davanti a Sarraj, credendo di essere vero ed è invece finto, apparente, virtuale. Simmetrie dei poteri.

Pubblicato in Angolo di Giuseppe Rando

- Di Giuseppe Messina -

   La rosa bianca, scritto dai professori Flaviana Gullì e Gaetano Mercadate, è un libro, pubblicato a cura della “Giambra Editori” di Terme Vigliatore (Me), ricco di particolari che narra il caso della barcellonese Graziella Recupero, una studentessa diciottenne del liceo classico, assassinata con sei coltellate il 25 giugno del 1956 da un diciannovenne innamorato e non corrisposto.

   Alla presentazione del volume, che ha avuto luogo nella barocca chiesa sconsacrata San Vito di Barcellona Pozzo di Gotto, adibita ad auditorium, la sera di domenica 28 aprile u. s., era presente un folto pubblico di tutte le età, che ha seguito con molta attenzione i relatori. Il libro contiene il racconto liberamente tratto di quel "femminicidio" ed è corredato di documenti ed articoli di giornale del tempo che ne raccontano la triste vicenda, ma è anche arricchito delle illustrazioni di Andrea Sposari dedicati, proprio come lo è tutta la pubblicazione, a Graziella Recupero.

I PARENTI DI GRAZIELLA IN PRIMA FILA

   Più che la presentazione di un libro, la preparazione, l’esposizione e lo svolgimento della manifestazione, ha avuto il sapore di una tavola rotonda su un argomento che non finirà mai di essere attuale ovvero quello che da un po’ di tempo viene definito con il neologismo femminicidio. Con il coordinamento della giornalista Cristina Saja, sono intervenuti dallo stesso tavolo il Procuratore Capo della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto Dott. Emanuele Crescenti, la Psicologa – Psicoterapeuta Maria Luisa Poma, Lo psichiatra, ex Direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Barcellona Pozzo di Gotto, Nunziante Rosania, l’Assessore alla Cultura Angelita Pino che non si è limitata a portare i saluti dell’Amministrazione, ma a fare un vero intervento specifico da competente in materia di femminicidio.

LA ROSA BIANCA

 

   Molti barcellonesi, e non solo, hanno approfittato per saperne di più sull’assassinio di Graziella Recupero della quale, di tanto in tanto se ne sente parlare, ma che in pochissimi conoscono i reali fatti, anche perché è trascorso tanto tempo. Infatti, grazie ai sapienti ottimi relatori, specialisti perfettamente al posto giusto per analizzare il caso, il pubblico attento ha potuto avere soddisfacente cognizione della realtà dei fatti narrati nel libro.

   Il Dottor Emanuele Crescenti, per il quale si tratta di un libro importante che tutti dovrebbero leggere, tra le tante cose interessanti ha detto che adesso i tribunali hanno cambiato atteggiamento, sono diventati più protettivi, nei confronti delle donne che denunciano violenze da parte degli uomini a differenza di quando la donna denunciante era trattata quasi come tentatrice e quindi non del tutto innocente di fronte alle violenze subite.

   La dott.ssa Maria Luisa Poma, ha fatto notare quanto siano cambiati, negli ultimi cinquanta anni, i rapporti tra l’uomo e la donna ed il modo di comportarsi e di rapportarsi con gli eventi ed i cambiamenti della società; ma ha fatto anche notare come a volte la brutalità maschile manifesti l’incapacità di amare, scambiando proprio l’amore per possesso, che può evolversi in un rapporto tanto degenerato da concepire l’assassinio, quindi l’annientamento della donna: una degenerazione patologica che, come tale, poi è considerato, in fase processuale, un attenuante.  

  Il Dott. Nunziante Rosania, la cui relazione è stata una vera e propria sinfonia del sapere psichiatrico, ha intrattenuto la platea con riflessioni tanto interessanti che nessuno si è permesso di distrarsi quando, tra l’altro, ha detto che per tradizione, per mentalità sociale, le donne, ritenendosi deboli, hanno voluto uomini forti, protettivi, quelle stesse donne che con la metamorfosi sociale sono diventate protagoniste e ciò ha spiazzato quello che era stato ritenuto come il sesso forte, praticamente l’uomo, il più delle volte, è stato mandato in tilt. Per cui adesso tutto si rende complicato dal momento che la storia, la tradizione non è facile cancellarla se non con un grande intervento culturale alla base della società per evitare, che in certuni, vinca l’istinto e la capacità di commettere violenze.

  Come hanno affermato gli autori, i personaggi del romanzo sono quasi tutti reali tranne alcuni, così come gli episodi narrati. Per rispetto della privacy soltanto alcuni dei nomi menzionati sono frutto di fantasia, tranne quelli per cui gli autori sono stati autorizzati con le conseguenti liberatorie. Come è stato evidenziato dai relatori non si tratta di un’opera biografica, ma di una ricostruzione degli eventi che per conseguenza hanno portato all’assassinio di Graziella Recupero.

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   Un tragico evento, quello raccontato nel libro, per cui, come scrivono gli autori, “da allora Barcellona Pozzo di gotto non sarebbe stata mai più la stessa. Un male oscuro, folle aleggiava sulla testa delle fanciulle, stava loro con il fiato sul collo e minacciava la serenità delle famiglie. Ormai più nessuno spasimante veniva guardato con gli occhi ingenui sgombri di malizia, poiché nell’immaginario collettivo dietro lo sguardo apparentemente innocente di un corteggiatore poteva celarsi un pericoloso assassino.”

   In conclusione hanno preso la parola il Prof. Gaetano Mercadante e la Prof.ssa Flaviana Gulli ed hanno spiegato come e perché l’amore per la ricerca li abbia portati a concepire la narrazione di un tragico evento reale accaduto tanti decenni fa.

   Senza ombra di dubbio si è svolta una pregevole manifestazione culturale arricchita con le suggestioni teatrali diretti dal regista-attore Giuseppe Pollicina e del suo laboratorio teatrale “Tanti Amici”, con l’intervento del mezzosoprano: Silvia Pianezzola; alla Chitarra: M° Francesco Picciolo; al Clarinetto: M° Giuseppe De Luca. L’interpretazione L. I. S. è stata a cura di Domenica Milone.

Nella prima foto, gli autori del libro, Gaetano Mercadante e Flaviana Gullì.

Nella seconda foto alcuni parenti di Graziella Recupero.

Nellaquarta foto al tavolo, da sin.: il Procuratore della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, Emanuele Crescenti; Flaviana Gullì; Cristina Saja; Gaetano Mercadante; Nunziante Rosania e Maria Luisa Poma.

Pubblicato in Comunicati stampa

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