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Articoli filtrati per data: Sabato, 18 Maggio 2019

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

BruxelelIes. Grand Prix Excelllence Bruxelles 2019 per conto dell’Accademia Euromediterranea delle Arti va, su selezione del centro di Bellezza Immagine Vanity di Enza Mignacca, a Giuseppe Cauti, coiffeur, esperto di Immagine. Abbiamo individuato i percorsi d’arte legati all’immagine ed alla bellezza di questo acconciatore Giuseppe Cauti, detto Pino; nasce a Teramo il 01-01-1961, inizia l’attività nel 1975, prima come apprendista acconciatore per uomo per poi passare alle acconciature destinate alle donne. Frequenta l’ Accademia artistica contemporaneamente al lavoro in salone, per ben dieci anni. Incomincia a svolgere la sua attività in proprio nel 1986 ed ancor oggi esercita, da ben trentatre anni con un successo prima inaspettato...numerosissime sfilate di Haute Couture ... servizi fotografici per l’Alta Moda, coiffeur all’interno di numerosi concorsi nazionali e volontario da molti anni presso associazione Unitalsi, nei pellegrinaggi a Lourdes. Inoltre, è stato a fianco di associazioni per la Charity per eventi destinati alla raccolta fondi terremotati ed ha anche affiancato e supportato eventi di portata internazionale quale( con modelle d’ eccezione) quello della 37° edizione del Concorso Miss mondo e Miss universo .... il tutto ancora a tutt’oggi con brillante successo. Ricordiamo i corsi di aggiornamento effettuati da Cauti che non si ferma mai: presso Aldo Coppola, Louis LLongueras, Paul Mitchel, Jean Louis David, Irvin Rusk, Tony and Guy… A Bruxelles presso Maison Sensi in Rue de la Regence il 20 Luglio 2019 ore 18.00 sarà consegnato dal vicepresidente dell’Accademia Euromediterranea dr Gennaro Galdi Il Grand Prix Excellence a Giuseppe Cauti, presente Vanity di Enza Mignacca, selezionatrice del concorrente dell’ambito e prestigioso Premio nel Belgio. Cocktail siciliano, in onore dei 15.000 siciliani che vivono a Bruxelles ed in onore dei premiati delle varie sezioni: Arte, Bellezza, Immagine, Scultura, Pittura, Letteratura.

Pubblicato in Comunicati stampa

PALERMO – Che cosa hanno in comune Penelope, la signora Maigret, la moglie del tenente Colombo, Livia, la fidanzata del commissario Montalbano, la segretaria di James Bond, la moglie del principe di Salina, Santippe e Gemma Donati? Sono donne – frutto di una felice ispirazione letteraria le prime, realmente esistite le ultime due – vissute all’ombra dei loro celeberrimi mariti/compagni, nel mondo della creazione artistica o nella vita reale.

Donne in penombra (Editrice Kimerik, Patti, €13) è appunto il titolo del delizioso libretto di Mariceta Gandolfo (nella foto a destra) che, compiendo quasi un’operazione di matrice gestaltica di cambio di prospettiva tra la figura e lo sfondo, restituisce  il diritto di parola a donne che hanno fatto solo da sfondo ai loro uomini. A eccezione degli ultimi settant’anni, durante i quali ci sono stati per le donne cambiamenti epocali – peraltro non diffusi in tutto il pianeta, e forse neppure irreversibili –  da che mondo è mondo infatti gli uomini sono “figura”, cioè sono in primo piano nella società, nella politica, nell’economia, in tutti i posti dove si azionano le leve del comando e del potere. Mentre le donne sono state da sempre relegate sullo “sfondo”, ai margini della società. L’autrice inverte invece la prospettiva, e, nel suo testo, le figure femminili, vive e palpitanti, sono protagoniste assolute di una personale “resurrezione”.

La professoressa Gandolfo dà prova poi di una notevole e approfondita conoscenza del clima storico in cui sono vissute le “sue” signore e le presenta con uno stile assai gradevole e originale: adatta infatti il registro narrativo e stilistico al contesto sociale di provenienza delle varie donne. Ad esempio, per presentare la moglie del tenente Colombo, dà vita a un set cinematografico e si assiste a un confronto serrato tra regista e sceneggiatore; la vicenda della signora Maigret, stanca di aspettare “davanti a una pietanza che le aveva richiesto ore di fatica e che si raffreddava e induriva nel piatto”, è inserita in un intrigante raccontino dal sapore poliziesco; per presentare Santippe, moglie di Socrate, viene imbastito un dialogo maieutico, serio ed esilarante insieme; Gemma Donati, misconosciuta moglie di Dante Alighieri, vissuta all’ombra della celestiale Beatrice, parla con termini mutuati dal dialetto fiorentino della fine del 1200. Gemma, dopo aver atteso inutilmente in vita che il sommo poeta le dedicasse almeno un sonetto, si trova adesso in una sorta di aldilà e rivela “che l’è una cosa tutta diversa da come l’aveva descritto mio marito, cosicché la prima volta che l’ho incontrato mi sono tolta la bella soddisfazione di gridargli: «Ah Dante, Ah grullo, ma che tu ti eri immaginato nella tua mente, ché non l’hai imbroccato in niente codesto posto!» e lui si è talmente offeso, che mi ha evitato per trecento anni”.

Ma la forza del libro non risiede solo nell’eccellente capacità dell’autrice di farne un delizioso divertissement di riscossa femminile: i ritratti a tutto tondo della segretaria di James Bond, di Santippe, della moglie del principe di Salina, alias il Gattopardo, persino di una delle protagoniste più note delle fiabe, la bella addormentata nel bosco, sollecitano e muovono anche le corde della riflessione sulle attese, sulla secolare emarginazione, sulle  ingiustizie da sempre subite dalle donne.

Per fortuna, le “donne in penombra” sono capaci di ribellione e cambiamento creativo: ecco Penelope che, dapprima chiusa nella sofferenza dell’attesa di Ulisse, poi delusa dal suo rientro, matura  la sua singolare  reazione/vendetta dopo l’ennesima, e definitiva, partenza dell’ingombrante marito; ecco l’imprevista reazione di Livia, condannata al ruolo di eterna fidanzata del commissario Montalbano; ecco infine, nell’ultimo racconto, l’invito accorato a tutte le belle addormentate del mondo a tenere gli occhi bene aperti e non lasciarsi condizionare da tutti i falsi miti dell’amore eterno e del matrimonio perfetto, come unica condizione di benessere e di felicità”: perché nessuna donna sacrifichi all’altare di un qualsiasi principe azzurro la sua dignità, la sua intelligenza, la sua vita.

Maria D’Asaro

Pubblicato in Comunicati stampa

- di Marcello Crinò -

Venerdì 17 maggio 2019, nella sede della Biblioteca Comunale “Nannino Di Giovanni”, è stato ricordato il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci con una dotta conferenza organizzata dalle bibliotecarie Maria Rosa Naselli e Santina Salmeri e tenuta dall’architetto Mimmarosa Barresi. L’incontro è stato introdotto dalla Naselli la quale ha illustrato l’angolo espositivo con i libri su Leonardo da Vinci, alcuni dei quali, come i vari volumi del Codice Atlantico, sono stati donati alla Biblioteca da Gaetano Chillemi, titolare del Rio Bar, che come un novello mecenate d’altri tempi, sostiene l’istituzione cittadina fornendo libri e riviste (per esempio dona mensilmente una copia di “Gattopardo”, la bella rivista incentrata sulla Sicilia). Ha illustrato pure il “Buffet cinquecentesco”, degustato alla fine della conferenza, realizzato da Santina Salmeri con alcune ricette riprese dal Codice Atlantico.

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L’assessore alla cultura Angelita Pino ha portato i saluti dell’Amministrazione Comunale, ricordando che è in corso in città, nella vecchia stazione, la mostra dei lavori su Leonardo realizzata dagli studenti dell’Istituto Comprensivo Capuana. Infine l’attesa relazione di Mimmarosa Barresi, che con la sua consueta brillante esposizione, ha portato il pubblico dentro alcuni aspetti della multiforme attività del genio. “Celebrando Leonardo da Vinci, l’uomo ideale nella città ideale” il titolo del suo intervento, corredato dalla proiezione d’immagini, incentrato sul celebre disegno dell’uomo vitruviano e sui progetti di città ideali, proprio quelli che nel Rinascimento hanno avuto tanta fortuna e diffusione, come Palmanova, Sforzinda, Pienza. Nel manifesto dell’evento è riportata la pianta zenitale di Imola disegnata da Leonardo nel 1502, il primo esempio di mappa esatta di una città.

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La Barresi ha proposto una sintetica biografia del personaggio, dalla nascita, con la madre forse di origine mediorientale, serva del padre di Leonardo, alla formazione nella bottega del Verrocchio e i sui lavori pittorici, i disegni e i quadri, senza tralasciare il riferimento al più grande studioso di Leonardo, il professor Carlo Pedretti, scomparso lo scorso anno. Il disegno dell’uomo vitruviano è stato messo in relazione con gli studi urbanistici di Leonardo per la città ideale, un sogno magnificamente regolato dalla prospettiva. Infatti, così come l’uomo vitruviano è inserito in un cerchio e un quadrato, la città ideale di Leonardo presenta una pianta circolare, composta da due cerchi concentrici, invece di una pianta con assi ortogonali. In uno schizzo prospettico si vedono alti edifici, quasi dei grattacieli, secondo una concezione moderna che presenta analogie con i disegni del futurista Sant’Elia ma anche con le ricerche di Le Corbusier.   Per concludere ha sottolineato la dimensione ludica e fantastica di Leonardo, mostrando un parco giochi dove si trovano modelli di macchine leonardesche. Citando Carlo Pedretti, la Barresi ha sottolineato che anche Leonardo giocava, e questo appariva inquietante ai suoi contemporanei.

DSCF2273 Mimmarosa Barresi

18 maggio 2019

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