- di Marcello Crinò -
La città di Barcellona Pozzo di Gotto (41.632 abitanti) si trova nella costa tirrenica messinese, in una pianura attraversata dal torrente Longano, nei cui pressi, nel 269 a.C., avvenne la Battaglia del Longano tra Gerone II di Siracusa e i Mamertini.
In epoca antica nel territorio esistevano degli insediamenti sparsi sulle colline. Tra questi riveste grande interesse storico-archeologico l’insediamento di Monte Sant’Onofrio presso Acquaficara, scoperto dall’architetto Pietro Genovese, messo in luce dalla Soprintendenza negli anni Settanta del XX secolo, e cospicui resti della necropoli costituita da centinaia di tombe a grotticella lungo le pendici del Monte S. Onofrio. Lungo la strada per Castroreale si apre la Grotta Mandra, al cui interno, presenta su una parete delle incisioni con grandi occhi, tipici dell’età del rame (III millennio a. C.). Sulla sovrastante collina si trova una tomba, presumibilmente di epoca bizantina-normanna.
Numerosi villaggi presenti nel territorio barcellonese, alcuni sin dal Medioevo, hanno dato vita ai due centri di Pozzo di Gotto e Barcellona.
Il monastero basiliano sorto nel 1105 nella frazione collinare di Gala rappresenta l’inizio della storia artistico-architettonica-religiosa di Barcellona Pozzo di Gotto e uno dei primi interventi di organizzazione agricola del territorio.
La costruzione di un pozzo per ragioni agricole, attuata nel 1463 dal messinese Nicolò Goto, può essere considerato l’atto di nascita del casale di Pozzo di Gotto, che da quel gesto iniziale e dal suo artefice ne trasse il nome.
Nel 1522 Barcellona era una semplice contrada, un caseggiato compreso in parte nell’ex territorio della frazione di Nasari. La costruzione, intorno al 1595, della chiesa di San Sebastiano costituisce la vera e propria nascita di Barcellona. Barcellona e Pozzo di Gotto, separati solo dal torrente Longano, con decreto reale del 1835, entrato in esecuzione l’anno dopo, si fusero costituendo il nuovo Comune, con una popolazione di 20.246 abitanti.
Nel Novecento la città è cresciuta notevolmente, superando nel 2000 i 40.000 abitanti. I primi Piani Regolatori, a partire da quello del 1927 (non attuato), si occupavano dell’espansione delle aree centrali, escludendo le periferie e le frazioni. Nel 1979 viene approvato il nuovo Piano Regolatore, esteso all’intero territorio comunale; si realizzano numerose opere pubbliche e si costruisce, soprattutto negli anni Settanta, gran parte dell’intero patrimonio edilizio (anche abusivo). L’immagine complessiva della città risulta moderna, con brani di tessuto antico e punteggiata da preesistenze sparse su tutto il territorio.
Il territorio comunale possiede beni culturali e ambientali nei tanti villaggi sparsi sulle colline, ricchi di memorie greche, bizantine, arabe, normanne, medievali, e presenze archeologiche di notevole interesse.
Il centro urbano conserva ancora i vecchi quartieri con antiche case e vecchie strade. I principali palazzi del Settecento e dell’Ottocento, che avevano al piano terra i laboratori artigiani, sorgono soprattutto lungo la storica via Garibaldi. Nel quartiere di San Giovanni e di Sant’Antonino c’erano fino a qualche decennio fa le fabbriche artigianali di botti per il vino; nel quartiere dei “Quartalari” si producevano manufatti di terracotta e mattoni per l'edilizia.
Il patrimonio artistico è rappresentato principalmente dalle chiese. Quella di San Giovanni, dichiarata Monumento Nazionale, è del 1635, con ampliamenti nel 1754; all’interno è tutta affrescata, con gli altari sono riccamente decorati. Sulla via Garibaldi sorge la cinquecentesca chiesa di San Vito, ampliata nel corso del Settecento, oggi adibita ad Auditorium. Proprio accanto si trova la piccola e preziosa chiesetta delle Anime del Purgatorio, decorata con stucchi barocchi.
Alla cultura dei monaci basiliani appartengono i resti dell’antichissimo Monastero di Gala (1105); l’importante Tempio di Santa Venera (la Santa secondo una tradizione era originaria di questa zona), il cui nucleo più antico è del periodo bizantino, e la nuova chiesa dei Basiliani, con il settecentesco prospetto in pietra da taglio. Al periodo bizantino è da ascrivere anche la poco nota “Cuba” di Sant’Antonio, una chiesetta fornita di cupoletta emergente dal corpo della costruzione, denominata erroneamente “Torrione saraceno”.
Il primo convento costruito in città dopo il periodo basiliano è quello del Carmine, della seconda metà del Cinquecento, situato in posizione panoramica su una collina sovrastante l’abitato di Pozzo di Gotto. Il convento di Sant’Antonio di Padova, del 1622, si caratterizza per il suo aggregarsi attorno ad una corte quadrata con portico scandito da colonne in pietra.
La città possiede due chiese madri: a Pozzo di Gotto il Duomo di Santa Maria Assunta (1620, ricostruito nel 1859), a Barcellona la Basilica Minore di San Sebastiano (1936). Quest’ultima custodisce le opere d’arte appartenute al vecchio Duomo demolito negli anni Trenta del Novecento per permettere il prolungamento della via Roma.
In pieno centro storico sorge l’ex Monte di Pietà “Giovanni Spagnolo”, costruito nel 1799 per interessamento del filantropo Giovanni Spagnolo e restaurato nel 1986. Al primo piano si apre un auditorium di circa centocinquanta posti, molto utilizzato per incontri culturali, dove è collocata la collezione di grafica contemporanea “Dall’uno alla serie”, la sala lezioni dell’Università della Terza Età, e la Sala Vetri. Al piano terra si trovano le sedi della Pro Loco e di altre associazioni.
All’angolo tra la via Roma e la via Operai il Villino Liberty, costruito nel 1911, è sede di eventi culturali, così come l’ex Pescheria, ristrutturata nel 2011 con linguaggio architettonico moderno. Nella zona di Sant’Antonio si trova l’ex Centrale del latte, recuperata anch’essa nello stesso anno con linguaggio moderno.
Nella Villa Primo Levi sorge il nuovo Teatro Mandanici, inaugurato nel 2012, e il Monumento a Sebastiano Genovese, scultura moderna in acciaio di Filippo Minolfi. Poco distante, immerso nel verde, si trova il Monumento ai Caduti, del 1970, opera di concezione moderna progettata dall’architetto Giuseppe Fanfoni con la scultura in bronzo di Giuseppe Mazzullo.
Nell’area della vecchia stazione ferroviaria è stato realizzato il Parco Urbano intitolato al concittadino Maggiore Giuseppe La Rosa, morto in Afganistan nel 2013 durante un attentato. Nel Parco è presente il Seme d’arancia, grande scultura in resina dell’artista barcellonese Emilio Isgrò e il Giardino di Proserpina, opera dello scultore giapponese Hidetoshi Nagasawa.
Nel territorio comunale esistono tre Musei: uno è intitolato allo storico Nello Cassata (realizzato dal figlio magistrato Franco), e conserva oltre 20.000 oggetti antichi; l’altro è il Parco Museo Jalari (realizzato dalla famiglia Pietrini), con case in pietra e botteghe artigiane immerse nel verde riproducenti ambienti d’epoca. Nella frazione di Gala lo scultore Nino Abbate ha aperto il Museo delle mattonelle Epicentro, con un migliaio circa di mattonelle, espressamente realizzate da artisti italiani e stranieri, rappresentative di tutte le correnti e le tendenze dell’arte d’oggi.
La Biblioteca Comunale di via Regina Margherita contiene circa 30.000 volumi, incunaboli e cinquecentine, e un archivio stampa organizzato per soggetti. E’ spesso sede di incontri culturali legati alla valorizzazione della lettura e alla diffusione dei libri. Una sezione dedicata ai ragazzi si trova nell’Oasi di Piazza San Sebastiano.