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Articoli filtrati per data: Lunedì, 24 Ottobre 2022

Il vino rappresenta la vera essenza del cuore dell’uomo, questo affermava il grande filosofo del

“700” Rousseau e possiamo anche affermare il periodo in cui nacque l’enologia. Il grande
chimico,Lavoiser , riuscì a scoprire che l’alcool non è composto solo da olio ed acqua,come era il
pensiero dominante ma si notò anche la presenza di carbonio, idrogeno ed ossigeno. In seguito un
altro chimico francese Chapital, applicò la chimica all’elevazione della quantità del vino:nacque
l’enologia . Il settecento è anche il periodo in cui dell’Enciclopedie di Diderot e d’Alembert, in cui
alla creazione di questa grandiosa opera,collaborarono Rousseau, Voltaire etc. I filosofi tenevano
accese discussioni sulla proprietà e qualità del vino come medicamento. Fu accettato il pensiero dei
medici antichi, come Galeno e Ippocrate ,che sostenevano che il vino era un’efficacia medicina per
certe malattie, ed era utile usare la quantità necessaria per somministrare il vino appropriato per
curare ogni specifica malattia. Dai filosofi il vino veniva considerato un ottimo medicamento per le
malattie dell’animo,ricordando che i rigorosi stoici greci, vedevano nell’umbriachezza del vino un
modo per contrastare l’infelicità dell’anima e i continui momenti negativi che la vita ci dà . Gli
Enciclopedisti citavano le nazioni che più producevano il nettare del Dio Bacco
(Italia,Francia,Spagna,Germania etc...).

Dott. Roberto d’Amato .

Pubblicato in Comunicati stampa
Lunedì, 24 Ottobre 2022 07:40

I VINI NELL’ANTICA ROMA.

Alcune fonti citano che Livia la casta moglie di Augusto,affermava in modo categorico che lei
avesse raggiunto con felicità e piacere l’età della maturità grazie al divino vino che aveva
esaltato la consumazione dei suoi pasti. Poi l’odioso proibizionismo per le donne romane di
bere il vino decadde in età repubblicana grazie anche a Giulio Cesare , poi durante il
Cristianesimo il divieto per il gentil sesso fu ripristinato. Plutarco sosteneva che nel cuore
dell’uomo dotato di diligenza media non venivano mai pronunciate parole a sproposito, invece
quando il soggetto era sottto l’effetto etilico sovente gli scappavano parole che da sobrio non
avrebbe mai pronunciato. In pratica con questa miracolosa bevanda ,come dicevano gli
antichi romani si arrivava:”in vino veritas”. I Romani adoravano Bacchus e Liber , che li
consideravano Dei del Vino, venivano onorati con grandiosi Baccanali , che pur essendo stati
vietati nel 186 A.C. lo stesso venivano celebrati segretamente in età imperiale. Possiamo
affermare che le origini della cultura vitivinicola romana vanno ricercate in provenienze
autoctone,poi Etrusche e in parte minima in Grecia. Il filosofo greco Sofocle (V sec.
A.C. )”terra prediletta dal Dio Bacco” . Diodoro Siculo affermava che questa pianta dalle
mille proprietà si sviluppava e cresceva spontaneamente e negava che la vite era stata
introdotta da altri paesi , aggiungeva che la vite era coltivata da popolazioni del posto . Stessa
cosa riportava Plinio nei suoi numerosi scritti sosteneva che la vite all’inizio
dell’espansione di Roma vi erano viti selvatiche che si sviluppavano senza controllo.
Dobbiamo ammettere che i Romani avevano un’accentuata conoscenza della vite e della
vinificazione, avevano carpito questi preziosi segreti dagli Etruschi,,Greci e soprattutto dai
loro grandi nemici i Cartaginesi .I Romani avevano imparato dai Cartaginesi a costruire
aziende agricole efficienti e produttive,con enormi guadagni,tutto doveva essere funzione del
business per i nuovi conquistatori(Romani),veniva curata nei minimi dettagli l’organizzazione
e la produzione Nacquero piantagioni finalizzate portate avanti dai numerosi schiavi che
Roma prendeva dai vari territori che conquistava. Fra i vari vini dell’epoca romana
ricordiamo il vinum Falernum che aveva la sua zona in Campania , alle pendici dei Monti
Petrino , un grande mescolanza di rocce piene di minerali ,con rocce calcaree e sedimentarie.
Non solo i Romani ebbero la grande idea di creare delle terrazze drenanti che avevano la
funzione di preservare la pianta a una temperatura ideale con un’umidità efficace e un calore
appropriato. Columella, autore del De rustica, consigliava di mantenere una distanza di tre
metri tra un vigneto e un altro, mentre Plinio sosteneva che i vini Italiani nel I secolo A.C.
avevano superati i vini Greci,con la conquista della Spagna il vino “Betico” giunse a Roma in
grosse quantità ,il poeta Marziale questo vino spagnolo era molto apprezzato. La tecnica della
vite romana fu modificata rispetto agli altri popoli,venne sostituita dal filare con intrecciata di
canne,fino a giungere agli impianti cordone e guyot.Il vino veniva fermentato nei dogli , vasi
di terracotta panciuti che potevano contenere 1000 litri e poi travasato in anfore più piccole e
veniva lasciato invecchiare per 20 anni circa. Queste informazioni le attingiamo sempre dal
Columella,che nel I SEC. D.C. scrisse il DE rustica , un vero e proprio trattato di viticoltura.
I migliori vini ,non subivano il trattamento ma venivano arricchiti con l’aggiunta di
defretum,un mosto molto concentrato che aumentava la gradazione alcolica. Il vino migliore
veniva invecchiato, in soffitta o al sole (Banjuls) ,i vini meno buoni o troppo recenti,veniva
aggiunto il sale,acqua marina, resina e gesso. Altri affermavano che la fermentazione non era
controllata e questo aumentava il grado alcolico, pure se in realtà i romani conoscevano il
taglio del vino, quindi spesso mescolavano i vini con bassa gradazione con vini più forti,
aggiungendo miele e aromi . Addirittura i romani avevano conoscenze per trasformare il vino
bianco in rosso. In epoca imperiale i romani diffusero la coltura della vite in tutti i territori
da loro conquistati ,anche se bisogna ammettere che i Romani preferivano vini liquorosi
annacquati ,i Galli preferivano bere il vino puro, i romani invece prediligevano sorseggiare il
vino aggiungendo l’acqua, chi non lo faceva per loro era considerato un incivile Il vino era

importante per ogni banchetto per lo più con aggiunta di acqua fredda e calda ,poi i vini di
una volta erano molto più alcolici di una volta. Anche se Plinio sosteneva la superiorità senza
mescolanze,la birra anche se conosciuta poco amata, non per niente il suolo italico era
conosciuto come Enotria , cioè terra dei vini . Marco Porcio Catone(234-149 a.c.) mise la vigna
come la prima delle culture italiche, anche a Roma nell’antica Urbe in una collina chiamato
Testaccio avveniva il commercio del vino; mentre nell’Italia centrale si svilupparono tre
varietà: il Trebbiano, il Montepulciano d’Abruzzo, il Sangiovese .Con il vino si onoravano i
morti accanto alla danza e al suono dei flauti ,in particolare nel ceto aristocratico erano
diffuse pratiche religiose per onorare il Dio Bacco(Fufluns),queste manifestazioni religiose
erano molto segrete e l’ausilio di questa bevanda ,cioè il vino provocava un’eccitazione
spirituale.

Dott. Roberto d’Amato.

Pubblicato in Comunicati stampa

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. Quarta edizione per il premio “L’Albero della Musica, il concorso rivolto ai giovani musicisti neodiplomati con il massimo dei voti del Conservatorio “Corelli” di Messina, cerimonia , quest'anno, svoltasi alla Sala Laudamo. Ad aggiudicarsi il primo premio quest’anno è stata Chiara Bonarrigo, brillante flautista che al momento si trova a Trondheim in Norvegia per un Erasmus presso il dipartimento di musica. Collegata via Zoom ha assistito alla premiazione e ha regalato al pubblico l’esecuzione di tre brani, mentre a ritirare il premio consegnatole dal presidente del Comitato del premio e promotore della manifestazione Francesco Ragonese e da Dino Fazio, presidente dell’Archeoclub Messina che ha messo a disposizione quest’anno la borsa di studio, è stata la mamma, signora Graziella Delia.

Il terzo classificato è stato Andrea Liotta, marimba 5 ottave mentre il secondo posto se lo è aggiudicato Federico Saccà, batteria jazz. Ad entrambi è stato assegnato il premio “concerto”, ossia l’inserimento nella stagione concertistica delle associazioni musicali: Accademia Filarmonica, Filarmonica Laudamo e “Vincenzo Bellini”.

A porgere i saluti iniziali, oltre al presidente Francesco Ragonese, è stato il presidente dell’Ente Teatro Vittorio Emanuele Orazio Miloro che si è congratulato per questa iniziativa che ha come obiettivo quello di valorizzare i talenti musicali della nostra città.

La manifestazione, presentata da Letizia Lucca, ha visto la partecipazione di due vincitori delle passate edizioni, i pianisti Marco Zappia e Mario Cuva, i quali, seppur giovanissimi, hanno al loro attivo tanti premi e riconoscimenti e stanno piano piano affermandosi anche oltre i confini nazionali. Entrambi hanno ottenuto calorosi applausi dal pubblico in sala per le loro esecuzioni al pianoforte.Tra i talenti emergenti si è avuto modo di apprezzare due allievi dei licei musicali cittadini: i giovanissimi Michele Colajanni del liceo Ainis e Antonino Arena del Liceo Bisazza.

A chiudere il concerto, al quale erano presenti anche il direttore del conservatorio Corelli, Antonino Averna, Oreste Dollenz, vicepresidente dell’associazione Vincenzo Bellini e Alba Crea vicepresidente della FilarmonicaLaudamo, il “Sisili sax quartet” , un ensamble di sassofoni del Conservatorio Corelli composto da Stefano Perez, Gaetano Rizzo, Adriana Silluzio e Simone Siragusano.

Pubblicato in Comunicati stampa

- di Maria Vadala’ -

Il 22 ottobre presso la Sala Laudamo sono stati presentati il IX ed il X volume della Collana “Musicae Musicisti” edito da EDAS, rispettivamente “Le bande e la musica popolare in Messina dal IXI sec.al 1935”, la cui prefazione è stata curata da Maria Grazia Magazzù e la “Famiglia Krakamp” con la Prefazione di Fabio Sodano.

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L’Autore, prof. Demetrio Chiatto, figura di spicco nel panorama della cultura musicale, chitarrista e cultore di storia della musica antica e paleografia musicale gregoriana, è molto apprezzato dalla critica per la poderosa mole di studi dedicati alla ricerca del patrimonio
storico- musicale della nostra città. La laurea in Musicologia e la specializzazione in Paleografia e Filologia Musicale, conseguite presso la facoltà di Musicologia di Cremona- Università di Pavia, attestano la competenza, la professionalità e la passione del prof. Chiatto che ha realizzato una silloge unica per riportare alla luce una cultura rimasta sepolta sotto le ceneri del terremoto. Nei volumi precedenti della Collana sono state presentate le testimonianze musicali risalenti fin al IV sec. A.C., i codici della liturgia bizantina, la nascita della Cappella Musicale, i Musicisti ed i Compositori Messinesi dal XIX sec. al 1908 e l’Attività Musicale che si è svolta a Messina dal 1800
fino al tragico evento del 1908. La cultura, la sensibilità ed il rigore analitico dell’Autore, grazie ad una disamina scrupolosa ed esaustiva ci permette di conoscere ed apprezzare la memoria del nostro passato. Questo Corpus racchiude l’essenza delle nostre radici, rari reperti che, lungo la trama tessuta dal tempo, creano un ponte ideale tra il passato ed il presente, offrendo ai giovani l’opportunità di poter usufruire di un prezioso patrimonio, ma anche di prendere consapevolezza dell’arte che ha contraddistinto nei secoli la nostra città. Ha introdotto la serata il prof. Orazio Miloro, Presidente dell’Ente Teatro Vittorio Emanuele, che ha lodato la “pregevole fattura”
dell’Opera ed ha augurato all’Autore di continuare sempre con entusiasmo e “pazienza certosina” la sua ricerca. E’ intervenuta poi la Preside Prof. Pucci Prestipino che, su richiesta del prof. Chiatto, si è soffermata sull’impegno profuso nell’insegnamento della musica nelle scuole dal prof. Carmelo Puglia, prematuramente scomparso e al quale è dedicato il IX volume della silloge. Ha preso quindi la parola l’Autore che ha subito ringraziato l’editrice Domenica Vicedomini e dopo, con verve e naturalezza espositiva, ha illustrato il contenuto dei due volumi. L’impiego del PowerPoint con la proiezione degli spartiti e della foto storiche ha reso l’ascolto ancor più appassionante. Il IX tomo è dedicato alle bande, che con le loro esibizioni itineranti hanno avuto il merito di divulgare un ampio

ventaglio di musiche popolari, pezzi di opere, arie famose, musica strumentale e musica sacra. La comunicazione del tempo era molto lenta e le bande hanno svolto un ruolo importantissimo nel veicolare la cultura musicale, assumendo così una importanza sociale e una funzione pedagogica.
Tutte le ricorrenze civili e religiose erano enfatizzate dai concerti che scandivano gli eventi cittadini.
L’Autore passa in rassegna le bande di Messina e di tutta la provincia, si sofferma anche sui direttori che si sono susseguiti, arricchendo le informazioni con foto dei manoscritti, dei Compositori e dei Corpi bandistici. Troviamo anche un elenco delle delibere del Consiglio Comunale ed alcuni articoli dei giornali che riportano interessanti cronache. Nel 1834 è stato istituito l’Ospizio di Beneficenza,
denominato poi “Cappellini”, che accoglieva gli orfani ed offriva loro l’istruzione letteraria e la possibilità di studiare uno strumento musicale. Tra i maestri è annoverato Giovanni Krakamp e negli elenchi degli allievi spicca il nome del famoso Letterio Ciriaco. La seconda parte del volume è dedicata alla musica popolare, con un catalogo di composizioni anche in vernacolo di autori non solo messinesi, reperiti nei vari archivi e biblioteche messinesi, romane o da collezioni private.
Notevole è la raccolta di 50 Canzoni popolari siciliane del musicista catanese Francesco Paolo Frontini che ancora oggi vengono eseguite come: “Ciuri Ciuri”, “Amuri amaru” ed altre. Interessante lo spaccato dedicato ai canti che allietavano le manifestazioni pubbliche in occasione del carnevale, delle festività mariane, del Natale, della Pasqua. Nella sezione finale vengono presentati gli organetti meccanici impiegati fino alla metà del XX sec. e dei quali viene presentata una ricca serie fotografica. Anche in questo tomo è allegato un CD con un file in PDF che contiene circa diciottomila informazioni sulle esecuzioni bandistiche e sulle relative partiture musicali. Come lo stesso Autore afferma, l’idea di realizzare il X Volume dedicato alla famiglia Krakamp è nata proprio nel corso della ricerca sulle bande, perché sono state ritrovate importanti informazioni sui componenti di questo nucleo familiare originario di Palermo. Potremmo pensare ad una monografia, ma la disamina del prof. Chiatto si estende focalizzando il panorama storico-culturale dell’epoca
mettendo in luce particolari inediti. La forma nitida della narrazione è accattivante ed è supportata da una ricca documentazione che riesce a coinvolgere un ampio parterre di lettori. Il capostipite Francesco, primo flautista nel Teatro della Munizione, è morto prematuramente a soli quarant’anni lasciando due figli: Giovanni ed Emanuele. Il primogenito, direttore della banda dell’Ospizio di
Beneficenza, ha lasciato una corposa produzione musicale eseguita per tutto il XIX secolo. Maggiori notizie sono giunte riguardo Emanuele che si è trasferito a Napoli, pur compiendo numerosi viaggi all’estero esibendosi anche alle corti di Russia, Austria e Inghilterra. Innovatore della tecnica flautistica, ha scritto il Grande Metodo op. 100. In Appendice troviamo una raccolta di partiture
complete per flauto e per voce e pianoforte, fra cui spicca “L’Inno a Maria SS. della Lettera” che, per la prima volta quest’anno il 3 giugno in Cattedrale è stato eseguito dal Coro diretto dal M° Giovanni Lombardo e del quale abbiamo ascoltato in sala la registrazione.

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La pianista Maria Assunta Munafò ha offerto una piacevole parentesi musicale eseguendo di Carmelo Preite la Mazurka dedicata alla nostra città “Ricordi del Faro”, la “Marcia Margherita” di Luisa Ungaro Licandro ed ha poi accompagnato al pianoforte la cantante Miriam Chiatto che ha interpretato “Ngannalarruni” (Scacciapensieri), una Canzonetta popolare di Salvatore Saja su testo di Luigi Capuana. L’impegnativo lavoro del Prof. Demetrio Chiatto, insieme ai precedenti volumi, costituisce una vera enciclopedia della storia della musica della nostra città, che avrà seguito nella prossima pubblicazione dedicata ai teatri di Messina.

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Pubblicato in Comunicati stampa

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