Login to your account

Username *
Password *
Remember Me
Articoli filtrati per data: Sabato, 04 Aprile 2020

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Palermo. Oggi, come di consueto, riportiamo le riflessioni in emergenza coronavirus. Stavolta, sono affidate alla penna del giornalista palermitano Salvatore Romano:

"Dalla finestra di casa mia non c'è niente da guardare, solo un grande deserto. Un quadro desolante e immobile senza vita. Nessuno affacciato al balcone, non ci sono più grandi, né bambini. Le macchine ferme sulla strada sembrano abbandonate e inutili. Un cane trascina un uomo che lentamente segue i suoi passi. Il mio palazzo sembra abbandonato, spettrale e deserto, non incontro nessuno nemmeno nel serale rito della monnezza. Eppure siamo tutti in casa,  il parcheggio condominiale ha tutti i posti occupati dalle auto. Anche dalla veranda del retroprospetto non si scorge vita. Vedo solo aperta la serranda di un balcone chiuso da tempo. Al suo interno ondeggia una sagoma umana che dalle movenze ritengo di una  donna. Nel buio della sera  una ragazza ora smanetta sul pc, poi si stiracchia sul divano. Il tempo è solo uno scorrere di ore...vuoi vedere che?...e penso ad un affitto temporaneo ad una ragazza rientrata dal Nord che se ne sta buona in isolamento per non contagiare i suoi cari. Lei è lì tranquilla nella sua solitudine, pronta psicologicamente per scontare la sua reclusione  di quattordici giorni e  poi scapperà via. Nessun contatto con il mondo esterno, solo sopravvivenza solitaria. E quella casa, che cosa è quella casa, suscita paura, è la casa dell'untore? Ora la serranda è chiusa, non c'è più nessuno,  chissà chi era quella ragazza e qual'era il suo nome, da dove veniva, se studentessa o ha perso il lavoro, se di qua o di un paesino lontano e chissà se è già arrivata tra i suoi affetti. In quella casa ora non c'è più nessuno, resterà al suo destino fredda e buia, di quella casa rimarrà solo un ricordo, è stata la casa dell'untore."

Pubblicato in Comunicati stampa

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. “Chi ha di più deve dare di più”: con questo suo motto, il giovane e lungimirante imprenditore Wender Viola, prende spunto da una bella iniziativa del Comune di Villafranca Tirrena, Messina: il Comune si è subito mobilitato per aiutare i più deboli ed ha immediatamente effettuato una donazione di generi alimentari per le necessità dei meno abbienti. “Da lunedì resto a disposizione-aggiunge il brillante imprenditore, in prossimità della Pasqua, per coloro che hanno meno possibilità economiche, affinchè possano avere una Pasqua ed i giorni a seguire in emergenza Coronavirus, con un po’ di serenità in più e con un sorriso”; iniziativa meritoria e lodevole in un momento drammatico in cui chi non ha uno stipendio fisso o una pensione, non sa come sbarcare il lunario.Wender Viola spinge a mettersi a disposizione in tal senso, anche i suoi colleghi imprenditori del Comune di Villafranca Tirrena, a donare, ognuno secondo le proprie possibilità economiche, certamente. In occasione dell'emergenza Coronavirus, momento storico epocale di disastrosa portata, dal punto di vista economico-finanziario, Wender Viola, in prima persona, nipote di Peppino e della compianta Rosina Viola, da poco scomparsa, lui stesso da lunedì 6 aprile, per chiunque avesse bisogno, a chi in stato di necessità, in gravi condizioni economiche, volesse ottenere un buono un voucher-alimenti, Wender Viola sarà a disposizione, anche su messenger.

Viola aggiunge, inoltre, e lo ripete che non bisogna provare nessuna vergogna, nel chiedere in stato di vero bisogno. Inoltre, il top manager fa presente che non elargirà alcuna somma di denaro ma Voucher, per spesa nei negozi di alimentari. “Ho effettuato una prima donazione di alimenti da destinare alle famiglie, in difficoltà del mio Comune e sono felice di potere regalare un sorriso.   

Fatelo anche voi, colleghi imprenditori” Riportiamo le testuali parole dell’imprenditore, virgolettate:”Da lunedì, sono a completa disposizione per qualsiasi persona che versi in stato di necessità economica, per offrire il mio supporto, solo esclusivamente per l’acquisto di provviste alimentari e non contributo in denaro, causa lo sciacallaggio che potrebbe derivarne dalla situazione contingente.” Chiunque ne avesse bisogno, anche su messenger mi contatti: rilascerò un voucher a titolo di prenotazione con ricevuta di pagamento

Tutto sarà tutelato dalla massima

riservatezza dalla MASSIMA PRIVACY. Potrò essere più fortunato di altri ma la privacy innanzitutto; Che dire, sono fermamente convinto che il bene si faccia in silenzio, nel contempo però, sono orgoglioso di aver intrapreso tale iniziativa.

Cercherò di riuscire a "contagiare" altri Imprenditori del mio territorio affinché compiano il medesimo gesto.

CHI HA DI PIÙ DEVE DARE DI PIÙ .

Tengo a precisare che sono una persona navigata e per nulla sprovveduta, tanto da capire, delle persone che mi contatteranno,  chi davvero bisogno; nessuno deve approfittare, a scapito di chi ha realmente bisogno”. Esprimiamo il nostro compiacimento per questa lodevole azione che è fatta col cuore e viene pubblicizzata soltanto affinche’ anche gli altri possano seguire la scia benefica del brillante imprenditore Wender Viola.

Pubblicato in Comunicati stampa

- di Giuseppe RANDO -

 

Definiva «giovane» il romanzo italiano Moravia, considerando che, da noi, il “genere” ebbe una prima codificazione stabile solo nel 1840-42 (con la seconda edizione dei Promessi sposi), laddove il romanzo europeo (francese, inglese, spagnolo) si era luminosamente affermato già nel Seicento e nel Settecento. La notazione del grande romanziere non era, però, anagrafica, bensì ideologica e programmatica, mirando a sottolineare l’ampio margine di libertà compositiva (strutturale, stilistica) ch’era ancora concessa ai nostri narratori in virtù delle inespresse, praticamente infinite, potenzialità del modello: egli stesso non si limitò mai all’adozione dello stesso modulo narrativo nei suoi numerosi romanzi. Ma non si può dire che il rilievo di Moravia sia stato colto appieno, dacché non sono molti, invero, i narratori sperimentali, innovativi in Italia.

Ora, un romanzo che non sarebbe dispiaciuto a Moravia viene alla luce, col titolo mogoliano di “29 Settembre”, per il progetto unitario di due geniali dilettanti: il messinese Pippo Donato e la romana Paola Contessa.

È un romanzo d’amore. Un amore adulto narrato dai due protagonisti: Giulio Dagnino (sessantenne in crisi, professionista deluso, marito separato, padre di Adele) e Bianca Corsini (moglie insoddisfatta, madre cinquantacinquenne di un figlio giovane, oramai indipendente). Un amore sognato, desiderato, di testa.

Ma, “29 – perché non Ventinove – Settembre” è anche un romanzo introspettivo, psicologico, mirato allo scavo interiore che ciascuno dei due protagonisti fa su di sé, magari interagendo con l’altro o specchiandosi nell’altro.

Romanzo estremamente nuovo e innovativo, originalissimo, sul piano strutturale, giacché per la prima volta – credo di potere dire – nella narrativa mondiale le sequenze narrative (non focalizzate, narrate in terza persona da un narratore onnisciente) sono separate, in capitoli distinti, dalle sequenze dialogiche, anche graficamente (in tondo le prime, in corsivo le seconde). Singolare è tuttavia il fatto che le sequenze narrative in cui si narrano separatamente le vicende (amorose) di Giulio e Bianca siano stilisticamente omologhe, come se fossero scritte, in altri termini, dalla stessa mano, mentre le sequenze dialogiche, fondate quindi sull’IO/TU, mostrano forme stilistiche dissimili. Il Donato confessa di avere dato lui stesso l’ultima mano, omologante al testo suo e della sua amica. Ma si ha ragione di ritenere che il romanzo avrebbe guadagnato non poco dal mantenimento delle due diverse emittenze.

Si tratta, ad ogni modo, della prima opera al mondo in cui coesistono, in un unico corpo, ma separatamente, un romanzo e un’opera teatrale: i codici diegetici, sovradeterminati nel romanzo, e i codici dialogici, sovradeterminati nel teatro, secondo Cesare Segre.

Moravia seguì – sia detto per inciso – un progetto similare nell’elaborare Gli indifferenti del 1929, che furono difatti concepiti come dramma e trasformati in un romanzo, per dichiarazione dello stesso autore.

Il romanzo di Pippo Donato e Paola Contessa è attraversato da una forte tensione narrativa e la conclusione giunge del tutto inaspettata. Da leggere.

Pubblicato in Comunicati stampa

Calendario

« Aprile 2020 »
Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30