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Preziosi contributi del Prof Rando al convegno internazionale su Alfieri all' Università di Messina

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Messina. Preziosi i contributi del prof Giuseppe Rando al Convegno Internazionale su Vittorio Alfieri, svoltosi all' Università di Messina. 

Intervistiamo il Professore emerito di Letteratura Italiana, in merito.

Ci sintetizzi, professore, gli Atti del prezioso convegno svoltosi di recente:

" Vengono oggi alla luce a Messina, nella prestigiosa collana dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti, gli Atti del Convegno su "Presenza di Vittorio Alfieri nella cultura e nella letteratura d’Italia e d’Europa".

È una grande soddisfazione non solo di Giuseppe Rando, che ha ideato, voluto, organizzato e curato il convegno, e dei relatori accreditatissimi a livello nazionale e internazionale che lo hanno onorato con la loro presenza, ma di tutta l’italianistica messinese (e, in ispecie di Vincenzo Fera e della sua équipe, che hanno offerto la loro sagace collaborazione) e dell’Università di Messina soprattutto. Ci sono, in effetti, tutte le premesse perché questo volume resti à jamais nella storia della critica alfieriana: non capita tutti i giorni – sia detto per i non addetti ai lavori – che un Ateneo, anche glorioso, ospiti un convegno di tale levatura e ne pubblichi gli Atti."

Come si puo' accedere al volume?

"Nell’invitare, pertanto, tutti gli studiosi e gli intellettuali attratti dalla letteratura e dalla critica letteraria a scaricare il volume intero degli Atti, cliccando sul link https://cab.unime.it/.../inde.../APLF/issue/view/281/showToc., se ne pubblica la Presentazione, sintetica ma esaustiva, redatta dallo stesso Giuseppe Rando (dopo aver cliccato sul link, bisogna fare doppio clic sulla successiva copertina dell'Accademia e procedere secondo prassi).

Atti della Accademia Peloritana dei Pericolanti Classe di Lettere, Filosofia e Belle Arti XCVII 2021 

Presentazione

All’interno della sterminata letteratura critica sviluppatasi negli ultimi due secoli sull’opera di Vittorio Alfieri, si possono agevolmente individuare due modalità fondamentali della sua fruizione in Italia: quella patriottica, dominante nel corso dell’Ottocento, che ha esaltato l’Astigiano come il primo Vate, fervido precursore dell’unità e dell’indipendenza della nazione nonché modello sublime di stile tragico (Foscolo, Manzoni, Carducci), e quella ideologica, pervasiva nel secolo successivo e mirata alla definizione della sua personalità storica e del suo pensiero politico (Croce, Gobetti, Calosso, Sapegno, Binni), in una con viepiù approfondite indagini sulla sua eccezionale «conquista dello stile» (Branca, Raimondi). 

Nel corso del Novecento, invero, le ideologie politiche dominanti in Italia hanno fatto di Alfieri o lo stendardo dietro cui trincerarsi o, per converso, l’obiettivo polemico contro cui lottare. Per sincerarsene, basta pensare a "La rivoluzione italiana. Da Vittorio Alfieri a Benito Mussolini" di Carlo Antonio Avenati (Torino 1934), da un lato, e al famoso articolo (del 1949) di Natalino Sapegno, "Alfieri politico", poi in "Ritratto di Manzoni e altri saggi" (Bari 1961), dall’altro: due saggi antitetici, sul piano ideologico, e omologhi, mutatis mutandis, in quanto ad adulterazione e violazione dei testi. Non sono, ovviamente, confrontabili, sul piano scientifico e valoriale, le personalità dei due studiosi, ché un modesto intellettuale di regime fu l’uno (Avenati), laddove resta, l’altro, uno dei più grandi critici della letteratura italiana. Si vuole semmai evidenziare come i fumi dell’ideologia possano talvolta accecare anche un Maestro effettivo. 

Restò minoritaria, nel Novecento, l’interpretazione in chiave genericamente liberale del pensiero politico alfieriano (su cui insistevano Gobetti e Binni). 

In Europa, la fortuna di Alfieri ha, però, percorso altri sentieri che sono, in gran parte, da verificare. 

Ma, a partire dagli anni Ottanta del Novecento, si è aperto (ed è tuttora operativo), in Italia, un innovativo orientamento che ha spostato il discorso critico su Alfieri dalle fumisterie e dai preconcetti dell’ideologia alla concretezza documentaria della storia e della filologia (Rando, Di Benedetto, in primis). E, non v’ha dubbio che l’edizione critica delle opere dell’Astigiano, presso la Casa d’Alfieri di Asti, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, abbia felicemente supportato tale svolta effettiva. 

Alla luce di questi dati incontrovertibili, si è ravvisata l’opportunità di un Convegno a Messina – da dove è partito il nuovo filone di studi sull’Astigiano – con l’intento di tracciarne un primo consuntivo, esplorando, nel contempo, aspetti ancora sconosciuti della fortuna critica e di quella che si prefigura chiaramente come una vera e propria rinascenza alfieriana. " Ringraziamo il prof.

Giuseppe Rando di questa preziosa intervista che ci...illumina d' immenso su Vittorio Alfieri.

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