- di Giovanni Tomasello -
La secolare processione delle Barette, che quest’anno compie 400 anni, ci induce a tracciare qualche breve cenno storico di questa manifestazione molto amata e seguita non solo dai messinesi.
Questa descrizione storica la abbiamo tratta dal libro, devo dire molto bello e accurato, di Silvio Catalioto “Storia della Processione delle Barette”, scritto in occasione di questo importante anniversario, in accordo e in collaborazione con il governatore della Confraternita Santissimo Crocifisso “Il Ritrovato” dott. Pietro Corona che così descrive l’autore: “Silvio Catalioto oltre ad essere un ottimo storico, si è rivelato un ricercatore minuzioso e certosino che, con questa opera inedita e dal grande risvolto culturale, ci presenta un volume, pur nella sua essenzialità, in cui sono riportati atti e documenti storici che ci rimandano alle origini dei luoghi della nostra tradizione e del nostro culto per la Passione ed i Misteri di Cristo”.
La Confraternita del Santissimo Crocifisso risale al 1751. I primi confrati eressero sede, assegnata loro dall’arcivescovo del tempo Tommaso Moncada, nella Chiesa di San Nicolò la Montagna. Il terremoto del 1783 distrusse la Chiesa e i confrati chiesero una nuova sede ed ottennero, in perpetua concessione, la Chiesa del Santissimo Crocifisso Ritrovato. Detta chiesa si trovava nella contrada del Tirone. I confrati rimasero in questa sede fino al terremoto del 1908, quando la furia della natura distrusse larga parte della città, danneggiando gravemente anche questa piccola chiesa che venne demolita.
Successivamente eretta a baracca, rimase così fino al 1943, quando i bombardamenti aerei della Seconda Guerra Mondiale distrussero anche questa, lasciando i confrati superstiti nell’impossibilità economica di ricostruire una nuova sede. A quel punto la confraternita conosciuta fin dalla fondazione venne sciolta. E si arriva ai giorni nostri. Il 26 Ottobre 1993, accogliendo la domanda del Comitato dei Battitori, che organizzava in città la tradizionale Processione delle Barette, l’arcivescovo Mons. Ignazio Cannavò approvò la ricostituzione della rinnovata Confraternita del Santissimo Crocifisso Il Ritrovato. Il 22 Maggio 1994, nella chiesa di San Giuseppe, ebbe luogo la solenne cerimonia della vestizione dei nuovi Confrati e, insieme, la benedizione del nuovo stendardo e del Crocifisso processionale. La nuova Confraternita, con il consenso dell’Arcivescovo, dopo accordi con le Nobili Arciconfraternite Riunite di San Basilio degli Azzurri e della Pace dei Bianchi, si assunse l’onere dell’organizzazione della solenne processione delle Barette del Venerdì Santo.
Andiamo ad analizzare una ad una le singole barette e il loro significato storico e religioso. La prima raffigura “L’ultima Cena”. Realizzata nel 1846 dallo scultore messinese Matteo Mancuso, era la Baretta più bella e imponente che apriva la processione. Il terremoto del 1908 la danneggiò in modo irreparabile tanto che, intorno al 1916, venne rifatta dall’artista messinese Giovanni Scarfì e da artigiani del legno leccesi. E’ vincolata dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali che nel 1998 ha provveduto al restauro;
“Gesù nell’Orto del Getsemani”: rappresenta Gesù, nell’orto del Getsemani mentre riceve il calice della passione dall’arcangelo Gabriele. L’opera originaria fu distrutta anch’essa nel terremoto del 1908, sostituita da un nuovo gruppo statuario che durò fino al 1957, sostituito a sua volta dal gruppo attuale realizzato in legno da Luigi Santifaller di Ortisei;
“Gesù legato alla colonna della flagellazione”: realizzata in legno, la statua è quella originale ottocentesca, sopravvissuta al terremoto del 1908;
“L’Ecce Homo”: realizzata in legno pregiato, si ritiene la statua più antica. La fascia bianca che cinge i fianchi del Cristo è quella originale, mentre il mantello rosso è lavoro recente;
“La Veronica”: realizzata interamente in legno pregiato, nel 1954, da Luigi Santifaller di Ortisei, è stata inserita nella processione nel 1956. Rappresenta la Veronica che asciuga il volto grondante di sangue di Gesù, inginocchiato sotto il peso della Croce;
“Gesù che cade con la croce”: realizzata dallo scultore messinese Giovanni Rossello, nei primi anni del 1700, è una della Barette più antiche. Restaurata nel 1920;
“Gesù che porta la Croce sulle spalle nel viaggio al Calvario: la Baretta originaria si riteneva fosse un lavoro pregevole di Matteo Rosselli, un pittore nato a Firenze nel 1578 e morto nel 1650. Purtroppo venne distrutta nel terremoto del 1908, e rifatta nel 1959 da Luigi Santifaller di Ortisei. Rappresenta la figura del Cristo, carico della Croce sulle spalle, aiutato dal Cireneo;
“Gesù in Croce”: la Baretta originaria, datata 1610, fu distrutta dal terremoto del 1908 e, al suo posto, nel 1922, anno della ripresa della tradizionale processione, fu utilizzato il crocifisso in cartapesta della Chiesa di San Giuseppe. L’attuale gruppo statuario, interamente in legno pregiato, risale al 1959, anch’esso opera di Luigi Santifaller di Ortisei;
“Maria Vergine Addolorata”: la Baretta originaria aveva la caratteristica di essere accompagnata dalle Verginelle del Conservatorio di Santa Caterina da Siena, dette le Biancuzze, che hanno fatto la loro riapparizione, dopo tanto tempo, proprio nella processione di quest’anno. Le Biancuzze vestite con una tunica bianca ed un lungo velo scendente dalla testa, tenevano un cero acceso in mano. Fu distrutta anch’essa dal terremoto del 1908. Quella attuale è ancora opera di Luigi Santifaller di Ortisei, risalente al 1953;
“La Deposizione dalla Croce”: questa Baretta venne inserita nel 1923 ed è stata realizzata in paglia e cartapesta dal leccese Carmelo Bruno;
“Cristo Morto”: la Baretta originaria che chiudeva la processione fu distrutta dal terremoto del 1908 e, al suo posto, nel 1920, venne realizzata quella attuale.
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