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Prof.Giuseppe Rando Prof.Giuseppe Rando

LA RIVOLUZIONE CRISTIANA DI PAPA FRANCESCO

- di Giuseppe RANDO -

Ho scaricato e sto leggendo, dopo le due precedenti, l’ultima enciclica, “Fratelli tutti”, di Papa Francesco, con cui mi sento in perfetta sintonia da quando è salito al soglio pontificio (prima non lo conoscevo). Ho sentito, alla radio, qualche intervista da lui rilasciata in questi giorni sull’enciclica stessa nonché il parere, pro o contro, di semplici cittadini, di uomini politici, di intellettuali e di uomini di chiesa.

Ho notato innanzitutto la caduta della maschera e la decisa posizione antipapale della destra cattolica, prima dissimulata sotto i veli dell’ipocrisia vaticana, nonché, parallelamente, la esplicita dichiarazione di guerra del centro destra – ma sarebbe meglio dire della destra – italiana contro l’enciclica e il suo autore, accusato di essere «di sinistra» o addirittura «comunista» (senza considerare che Gesù Cristo venne prima, molto prima, del Comunismo).

Intanto, Papa Francesco si rivela, ogni giorno di più, l’unico leader – ci si passi il termine – capace di uno sguardo universale non solo sulle miserie dell’Uomo (che ha, certamente, bisogno di trovare/ritrovare la via del Signore o almeno quella del Bene), ma anche, contestualmente, sulle ingiustizie che opprimono singoli, gruppi sociali e interi popoli del pianeta, nonché sulle sofferenze disumane patite dagli «ultimi», sui danni prodotti nell’ecosistema dall’industrializzazione forzata, sui limiti ideologici e sulle contraddizioni intrinseche dei sistemi politici ed economici vigenti: l’unico che sappia, perciò, proporre soluzioni alte ma concrete, congrue e alternative («l’economia solidale», per esempio) al disagio esistenziale di tutti gli abitanti della Terra e, parimenti, alla crisi mondiale che ci attanaglia in ogni settore dell’attività umana. Il papa vola alto, insomma, sottraendosi alle infime logiche piccoloborghesi e agli interessi di parte e di partito, a cui soggiacciono molti suoi detrattori, annidati anche dentro le mura vaticane. Su questa via, egli riesce a ridurre (se non ad abbattere) il solco che si è scavato, nel corso dei secoli, tra mondo laico e mondo religioso, non riducendo questo a quello, ma risvegliando – parrebbe – potenzialità inespresse di quello.

Tali risultati consegue, infatti, Papa Francesco, tenendosi – occorre ribadirlo – sulla via maestra del messaggio cristiano più autentico, basato sull’amore di Dio e del prossimo (Matteo 22, 34-40) nonché sulla compassione degli emarginati – gli «scarti» di Francesco (Matteo 5, 1-14; Luca 6, 20-23) – e sulla fede in Dio come padre misericordioso («Papà», Matteo 6, 7-13) degli uomini e del creato (si veda Luca 15, 11-32) e non già come giudice irrevocabile di chissà quali delitti-peccati (Giovanni 3, 14-21).

Pope Francis Korea Haemi Castle 19

 

Certo, la riscoperta della faccia misericordiosa di Dio (dopo secoli di esaltazione del Dio onnipotente della chiesa triumphans) si deve considerare uno dei pilastri della instancabile opera di evangelizzazione di Papa Francesco, insieme con il tentativo di ripristinare, cristianamente, la connessione tra la salvezza dell’anima e la solidarietà sociale con i poveri (“nudi” e “affamati”), i forestieri, i malati, i carcerati (si veda Matteo 25, 31-46). È forse inutile ricordare, a questo proposito, che Gesù non si limitava ad annunciare la buona novella, ma si prendeva cura, concretamente, dei bisogni della gente: cacciava i demoni, guariva i malati e, all’occorrenza, moltiplicava, per il nutrimento dei fedeli, i pani e i pesci (Matteo 15, 32-39), contestando spesso l’inerzia e l’ipocrisia dei sommi sacerdoti, degli scribi e dei farisei (Matteo 23, 1-7).

Mentre opera fattivamente a vantaggio dei poveri, dei diseredati, delle vittime della violenza, degli afflitti, dei migranti, dei perseguitati, Francesco dà, invero, piena concretezza pastorale, a una prassi che, nella storia della chiesa, è stata operativa, di norma, nell’opera illuminata di singoli cristiani, magari toccati dalla santità (Francesco di Assisi nel XIII secolo e Teresa di Calcutta nel XX secolo, per esempio) e non sempre nella vita dei cristiani da sacrestia o da salotto e nelle alte sfere vaticane.

Per non dire di un altro merito effettivo di Papa Francesco, non meno significativo, consistente nella glorificazione dell’unico Dio, a prescindere dalla diaspora dei Protestanti e dalle varie credenze delle singole religioni storiche. Donde, peraltro, l’auspicata riunione di tutti i cristiani (preconizzata da Giovanni XXIII e dai successivi grandi papi della seconda metà del Novecento), come fratelli di Cristo, e di tutti gli uomini della terra, come figli di un unico Dio.

Non sorprende pertanto che Francesco, muovendosi sulla scia di Gesù Cristo, primo assertore della fraternità degli uomini, tutti figli dello stesso, unico Dio padre (Romani 8, 14-17, Ebrei 2, 14-17), abbia recuperato, nell’ultima enciclica, il grande valore della «fraternità», che era stato riesumato, diciotto secoli dopo Cristo, dalla rivoluzione francese, insieme con «libertà» e «uguaglianza», e che era stato poi di nuovo sommerso nel gran mare del tempo.

Certo, con tale, effettiva rivoluzione si misurano oggi, e si misureranno nei secoli avvenire, storici, filosofi, scrittori, poeti, teologi che riempiranno pagine e pagine di migliaia e migliaia di libri. Qui ci si limita a ricordare che il pensiero innovativo, apostolico, fattivo, propulsivo di Papa Francesco è contenuto nelle tre encicliche finora da lui firmate (Lumen fidei del 2013; Laudato si’, nel 2015; Fratelli tutti nel 2020), nella Esortazione apostolica postsinodale Amoris Laetitia del 2016, ma anche in centinaia di interviste concesse in ogni parte del mondo e nelle Omelie in Santa Marta, dove ogni mattina, quando è a Roma, il papa stesso celebra la messa.

Queste ultime, per la loro stessa natura contingente, trattano di argomenti della quotidianità e della vita vissuta (all’interno a del quadro generale, qui sommariamente delineato), che riassumiamo per sommi capi: la debolezza degli uomini e l’aiuto di Dio; la dignità del lavoro e la giusta retribuzione ai lavoratori; l’esigenza dell’analisi interiore e il riconoscimento dei propri limiti; lo Spirito Santo protagonista della vita cristiana; la pazienza come virtù antitetica alla rassegnazione; l’amicizia di Gesù; la vera libertà (che è anche interiore e libera gli uomini dalla schiavitù delle passioni autodistruttive); testimonianza e fede come servizio; la tenerezza di Dio: padre e madre, grande e piccolo; la vicinanza perenne di Gesù, la compassione; la bussola del pastore; l’insulto e l’invidia; perdonare per essere perdonati; il rischio della misericordia; l’ipocrisia e la verità.

Ultima modifica il Venerdì, 16 Ottobre 2020 07:26
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