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Breve storia del borgo di Montalbano Elicona dalle origini ai tempi moderni-con particolare rilevo al federiciano. di Giovanni Albano - I° parte -

 

- di Giovanni Albano -

 

    L’ingresso nella storia del territorio dell’Elicona si attua  con l’arrivo dei Siculi intorno all’ XI, X sec- a.C. . Queste popolazione provenienti  dalle regioni italiche, sconfiggono i Sicani, già presenti  in Sicilia e colonizzando l’intera isola. Questa  nuova stirpe da luce ad importanti centri culturali, tra i quali primeggia Abaceno, il cui territorio si estendeva oltre la valle dell’ Elicona, fino al Tindari. Il predominio di Abaceno nei secoli, è documentato da autorevoli fonti storiche, come da scritti di Tucidide, Diodoro Siculo e Appiano. Reperti archeologici testimoniano la posizione  di predominio di Abaceno, che possiede anche un proprio conio, con emissioni di monete di argento e bronzo. L’emblema di un toro dal volto umano  che attraversa un fiume, impresso nella moneta Hemilitron, sarebbe la raffigurazione del territorio dell’Elicona.

   I Greci e il dominio Romano

Il predominio dei Siculi viene limitato con la colonizzazione greca da parte di Dionisio il vecchio (432-367 a.C.), che occupa la regione dell’ Elicona, occupando inizialmente Tindari e ponendo come confine al territorio di Abaceno il fiume Elicona. Agatocle nel 315 a.C. distrugge Abaceno portando guerra a Messina. Il territorio montalbanese diverrà quindi  transito obbligato degli eserciti greci siracusani. Il territorio di Montalbano diverrà nuovamente  teatro bellico con le operazioni militari della 1° guerra punica. Appio Claudio, console romano, nel 264, si spinge  risalendo la valle dell’Elicona, fino nel montalbanese, incalzando Gerone II, tiranno di Siracusa, col quale era in guerra da diversi anni.

  

   Tra il 138 e il 99 a.C. a seguito delle guerre civili e della rivolta degli schiavi,  Roma al irrompe in Sicilia con un esercito al comando del   console Rupillo che sbarcato a Naxos risale  nella Valdemone  e attraversa il territorio montalbanese. Costeggiando la fiumare del Timeno e il fiume Elicona raggiunge Messina, trucidando, in  questa spedizione, oltre ventimila insorti che pone crocifissi sul suo percorso, da Naxos  e per tutta  la valle dell’Elicona, al fine di scoraggiare eventuali ulteriori ribellioni.

    Le colline del montalbanese  assumono rilevanza storica, nelle descrizioni di Cicerone ne “In Verrem,( IV, 84-92”), quando giunge in Sicilia  come  procuratore, per indagare sulle spoliazioni perpetrate dal  governatore Verre , in particolare nella città di Tindari. Il processo a Verre si celebrerà a Roma, dove Cicerone porta come testimoni dei misfatti economici di Verre, due cittadini di tindaritani, Zosippo e Ismenia. Ai tempi  la città di Tindari contava circa cinquemila abitanti.

    La zona del montalbanese, diviene importante teatro bellico, durante il secondo triumvirato. La Sicilia infatti era assegnata a Ottaviano ma si trova presidiata dalle truppe del figlio di Pompeo Magno, Sesto Pompeo. Ottaviano progetta di attaccare  le truppe di Sesto Pompeo su due fronti, dal Tirreno sbarcando a Milazzo e anche  dalle coste dello Ionio, nel progetto  di  percorrere da Naxos la via Francigena, fino all’altopiano dell’ Agrimusco” dove sono stanziate la maggior parte delle truppe di Pompeo.

L’attacco su due esposizioni  alle truppe di  Pompeo Magno, è dettagliatamente descritto nei diari dallo stesso Ottaviano.

Fine prima parte.

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