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Eccezionale evento letterario al Gabinetto di Lettura di Messina.

-di Rosario Fodale -

Il saloncino del Gabinetto di Lettura era, ieri, colmo fino all’inverosimile di uomini e donne di cultura, poeti, poetesse, professori e professoresse di Liceo e dell’Università, studenti e studentesse, venuti per partecipare ad un evento che si preannunciava molto promettente: Giuseppe  Rando avrebbe discusso dei suoi Studi innovativi su Alfieri, Leopardi, Verga Pirandello, Pascoli, Alvaro, Quasimodo e altri scrittori siciliani con i colleghi Paola Radici Colace, Patrizia Danzè, Giuseppe Ramires, Sergio Palumbo, Antonino Zumbo - coautori del volume  a lui dedicato, Critica, Filologia e Scienze umane - e con Giuseppe Ruggeri, noto conferenziere, studioso e saggista altamente qualificato.

 

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(Giuseppe Rando)

Le attese non sono andate, invero, deluse: già ad apertura dei lavori, Paola Radici Colace, professore ordinario di Filologia Classica nella nostra Università, ha colpito gli astanti con puntuali – e chiaramente non convenzionali – notazioni sulla personalità umana e professionale di Giuseppe Rando, presentato come l’unico messinese salito sulla prestigiosa cattedra di Letteratura Italiana attraverso un pubblico concorso specifico, come un uomo onesto, chiaro, cultore dell’amicizia, fiero delle sue radici marinare e come un critico che sa coniugare filologia e storia per aggiungere tasselli di verità alla personalità e ai testi di scrittori maggiori e minori della nostra letteratura. Rispondendo quindi a domande precise della collega, Giuseppe Rando ha indicato gli aspetti più innovativi dei suoi studi alfieriani (si deve a lui - e solo a lui - la dimostrazione del Costituzionalismo di Vittorio Alfieri, che ha rivoluzionato, di fatto, la critica alfieriana) e alvariani (lo studioso messinese ha scoperto e documentato, per primo, la genesi giornalistica di Gente in Aspromonte di Corrado Alvaro, rileggendo peraltro, con le armi della critica globale. l’intera opera narrativa del Sanluchese).

A seguito del denso, articolato intervento della professoressa Patrizia Danzé sugli studi verghiani e pirandelliani di Rando, lo studioso riconosceva di praticare la critica come dialogo – di stampo machiavelliano - con i testi, di cui ha sempre cercato di rispettare la personalità col supporto della filologia e della storia, dichiarando, con chiarezza esemplare, che per lui la critica letteraria fa tutt’uno con la ricerca scientifica e che l’Università senza ricerca scientifica sarebbe opera morta, apparenza senza sostanza, fumo senza arrosto. Interpellato dalla Danzè sui suoi studi leopardiani, Rando catturava letteralmente il pubblico con la sua innovativa lettura dell’Infinito di Leopardi, centrata sui coevi pensieri dello Zibaldone e sulle opere composte o incominciate dal Recanatese nelle settimane e nei giorni che precedettero, nel 1819, la composizione di quel famoso idillio.

 

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Il dottor Giuseppe Ruggeri focalizzava infine il suo rigoroso intervento sugli studi dedicati da Rando agli scrittori siciliani e messinesi in particolare (Onufrio, Boner, Cesareo, D’Arrigo, Costa, Bongiovanni …). Sulla sua scia, lo studioso illustrava, in maniera cursoria, i valori linguistici, stilistici e morali delle poesie e delle prose di Maria Costa (unico professore universitario, Giuseppe Rando, ad avere dedicato una monografia a Maria Costa) e sulla sua scoperta della fondamentale matrice heideggeriana di Horcynus Orca.

Il congedo finale di Rando, che si è quasi scusato con il pubblico per avere, per una sera, dismesso il suo abituale costume di riservatezza e discrezione, ha prodotto l’applauso interminabile e ripetuto dei presenti ammirati, ai cui occhi lo studioso si è confermato quell’intellettuale democratico di prim’ordine, nonché quel professore innamorato della sua professione e del tutto immune dalla tabe accademica della presunzione e della corruzione che tutti i suoi allievi e i suoi amici hanno sempre conosciuto e apprezzato.

Ultima modifica il Sabato, 25 Febbraio 2017 09:44
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