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Dopo trent’anni rinasce a Barcellona Pozzo di Gotto la collezione di arte contemporanea.

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- di Marcello Crinò -

Nel 1986, in occasione dei 150 anni dell’unione tra i Comuni di Pozzo di Gotto e Barcellona, furono organizzate le Feste del Teatro Nascente (il Teatro Mandanici allora era in corso di costruzione), con la collaborazione fattiva dell’artista barcellonese Emilio Isgrò, autore del testo messo in scena al Mandanici a cantiere aperto: Didone Adonais Domine, con la regia di Memè Perlini. In tale contesto i locali appena ristrutturati dell’ex Monte di Pietà Giovanni Spagnolo furono adibiti a spazi espositivi e inaugurati allo scoccare della mezzanotte del 6 agosto 1986. Per l’apertura fu allestito un Museo Didattico di Arte Contemporanea, intitolato Dall’uno alla serie, con serigrafie di noti artisti come Vasarely, Man Ray, Rotella, Scanavino, Schifano, Isgrò… Le opere erano il frutto di una donazione al Comune di Barcellona da parte di Fausta Squatriti, allora Commissario della Biennale di Venezia, ottenuta grazie alla mediazione dello stesso Emilio Isgrò.

Dopo qualche tempo la collezione di arte contemporanea fu rimossa per fare spazio a mostre temporanee, e delle opere si persero le tracce, anche perché nel frattempo il custode dell’ex Monte di Pietà e dei giardini Oasi era deceduto e nessuno sapeva dove erano state conservate. Della collezione di arte contemporanea non si parlò più e delle opere non si seppe più niente.

In tempi piuttosto recenti i componenti della Pro Loco, la cui sede è al piano terra dell’ex Monte di Pietà dal 2003, aprendo la porta di un piccolo ripostiglio hanno ritrovato una parte delle opere della collezione, incorniciate e appoggiate ordinatamente a terra, in posizione verticale. Il ripostiglio si trova in uno spazio di passaggio utilizzato dalla Pro Loco e dall’Università della terza Età, che permette di raggiungere i servizi igienici utilizzati dalle due strutture.

Il 20 giugno, in occasione della chiusura delle manifestazioni per il 180° anniversario dell’Unione di Pozzo di Gotto e Barcellona, le quarantacinque opere ritrovate sono state nuovamente esposte e presentate al folto pubblico, nel corso di una mostra-conferenza, nella sede iniziale, seppur modificata rispetto a trent’anni prima, in quanto lo spazio è stato suddiviso in Sala conferenze (dove adesso le opere faranno da cornice agli eventi culturali) e Sala lezioni dell’Università della Terza Età.

Ad illustrare la collezione costituita da quarantacinque opere (multipli firmati e numerati) sono stati l’architetto Andrea Cristelli, la restauratrice dottoressa Barbara Fazzari, il sottoscritto autore di queste note, il critico Andrea Italiano. Gli autori delle opere esposte sono: Anni Albers, Getulio Alviani, Richard Anuszkiewicz, Mario Ballocco, Max Bill, Gianni Colombo, Carlos Cruz-Diez, André Heurtaux, Emilio Isgrò, Pavel Mansouroff, Leon Polk Smith, César Pomela, Luigi Veronesi, Michel Seuphor, Fausta Squatriti, Jeffry Steele, Franco Vaccari, Victor Vasarely.

Il sindaco Roberto Materia ha spiegato il senso di questa operazione di recupero, alla quale ha creduto fermamente sin da quando fu informato del ritrovamento assieme all’assessore Ilenia Torre, la quale ha letto i messaggi inviati da Emilio Isgrò e Fausta Squatriti. Isgrò ha ringraziato per il ritrovamento, seppur parziale, della collezione, mentre la Squatriti ha scritto di un piccolo miracolo che va festeggiato.

Andrea Cristelli ha detto che si tratta di una giornata edificante per tutta la città, una città molto orientata verso il contemporaneo per la presenza del Seme d’arancia di Isgrò, del Giardino di Proserpina di Nagasawa, per l’Epicentro di Gala. Si è recuperato, ha proseguito, un patrimonio perduto, sottoposto solo ad un intervento di manutenzione ordinaria, in quanto un restauro completo ha costi alti. Quest’aspetto è stato sviluppato da Barbara Fazzari, la quale ha spiegato, anche con l’ausilio di immagini, gli aspetti tecnici delle opere e dell’intervento effettuato, la catalogazione e la documentazione fotografica, di come erano le opere e come sono apparse dopo la pulitura. Sono opere colpite soprattutto dall’umidità, penetrata da una finestrella del ripostiglio dov’erano collocate, e con i vetri rotti. L’autore di questa nota, da testimone oculare della prima inaugurazione, ha raccontato di quella serata, proponendo anche le immagini del pieghevole dell’epoca e la rassegna stampa.

Infine Andrea Italiano, storico dell’arte e presidente della Pro Loco Manganaro, si è soffermato su alcune opere della collezione e i suoi autori, e ha ripercorso il ritrovamento dei quadri, avvenuto in maniera del tutto casuale. Anche l’artista Pippo Messina, in un intervento non programmato, ha voluto ricordare quella serata inaugurale e la sua videointervista ad Emilio Isgrò realizzata a Gibellina nei primi anni Ottanta, durante la messinscena dell’Orestea di Gibellina sui ruderi della cittadina distrutta dal terremoto.

Nel corso della serata è stato altresì conferito un riconoscimento all’artista Nino Abbate, per il suo impegno verso l’arte contemporanea, messo in atto con il Museo delle mattonelle Epicentro.

 

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