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Messina – giovedì 5 novembre Mons. Gulletta ha aperto il ciclo di letture iconologiche, nella parrocchia S. Maria dell’Arco. Antonello da Messina: tra fede e intercultura

Letterio-GULLETTA

- di Rachele Gerace -

 

Cristo alla colonna di Antonello da Messina è il dipinto con cui Mons. Letterio Gulletta ha aperto il ciclo di letture iconologiche del nuovo anno pastorale, nella parrocchia S. Maria dell’Arco.

A partire dalla mostra internazionale allestita a Palazzo Zanca con i relativi cataloghi prodotti, alle ricerche sul testamento del Pittore (uno dei pochi documenti rimasti) da parte di tanti studiosi locali e non, come Giovanni Molonia e la professoressa Giovanna Mollica La Torre che proprio in apertura di serata, ha tracciato un profilo storico-umano di Antonello, fino al recente convegno tenutosi all’università, l’artista messinese nell’ultimo decennio è stato oggetto di studi approfonditi per comprederne non solo l’estro, ma anche la grande sensibilità e introspezione che sta alla base delle sue opere.

La lettura di questa tela di piccole dimensioni (oggi custodita al Louvre), in parallelo con un altro suo dipinto, Cristo morto sostenuto da un angelo, fa emergere le numerose conoscenze tecniche delle varie scuole, acquisite dall’artista negli anni trascorsi fuori dalla sua città della quale, però, non mancano chiare citazioni in molte sue opere, compresa quest’ultima. Dai pittori fiamminghi, ai rinascimentali (Piero della Francesca in particolare), ai diversi livelli di osservazione del soggetto in base alla prospettiva, alla luce, alla direzione, fino alla simbolizzazione delle figure geometriche e ai panorami che s’intravedono in lontananza, Mons. Gulletta afferma che “la cura dei particolari è un elemento costante delle opere antonelliane; in questi due dipinti, attraverso l’umanizzazione delle figure inscritte nella scena, l’artista fa convivere vita e morte, umano e divino, carnale e spirituale, il tutto in una sinergia continua”.

Due opere che offrono numerosi spunti di riflessione spirituale (l’arte come linguaggio della fede sta alla base di questi incontri), alla vigilia del Convegno Ecclesiale di Firenze e del Sinodo sulla Famiglia appena concluso. “Abitare”, uno dei cinque verbi che il Santo Padre Francesco ha consegnato ai fedeli per il cammino di quest’anno molto importante per la Chiesa, si attualizza nel Cristo alla colonna attraverso l’immagine del divino che si “cala” nell’uomo, un uomo che sintetizza il racconto della passione e morte e il trionfo della vita attraverso la risurrezione.

La serata è stata completata dagli interventi musicali dei violinisti Emanuele Feudale Foti e Fryederyk Giorgianni che hanno proposto alcune pagine di Bach per duetto e solo.

 

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