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DSCF4228- La Redazione - 

Venerdì 30 dicembre nel Museo delle Mattonelle “Epicentro”, situato nella frazione barcellonese di Gala, è proseguita la serie degli incontri, intitolati Impronta d’autore per il Museo Epicentro,  che con cadenza mensile presentano personalità dell’arte e della cultura barcellonese. Dopo la pittrice e poetessa Salva Mostaccio e dopo lo scultore Salvatore De Pasquale, è stata la volta dell’architetto Marcello Crinò, artista e storico della città. Ha introdotto e salutato i presenti Nino Abbate, fondatore ed animatore del Museo Epicentro, ed ha portato i saluti dell’Amministrazione Comunale il consigliere comunale Melangela Scolaro. E’ poi iniziato un dialogo-intervista condotto da Flaviana Gullì, caporedattore della testata on-line 24live.it, che ha abbracciato l’iniziativa divulgandola attraverso la sua testata e pubblicandone il video.

L’intervista è stata preceduta dalla lettura da parte della Gullì di una nota biografica del personaggio per inquadrarne la sua attività. Dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte di Milazzo, Marcello Crinò si è laureato in Architettura a Reggio Calabria. Si occupa di storia locale e beni culturali, collabora con la stampa locale (La Voce del Longano, dove cura la rubrica degli Eventi culturali, e corrispondente di Messinaweb.eu) ed ha al suo attivo la pubblicazione di diversi libri, alcuni realizzati in collaborazione, sull’urbanistica, l’architettura e l’arte di Barcellona. Ha organizzato mostre personali di pittura e grafica, ha aderito a numerose collettive ed “happening” artistici, ed è titolare di un corso sui beni culturali di Barcellona all’Università della Terza Età.

 Nel corso dell’intervista, iniziata dal racconto della passione per l’arte sviluppata sin da giovanissimo grazie alla presenza del nonno Salvatore, scultore e pittore, e del padre Sebastiano, pittore e disegnatore, si è parlato del testo critico su di lui scritto da Andrea Italiano per una rivista a carattere nazionale. Crinò ha ricordato la sua collaborazione  con l’architetto Pietro Genovese durante le ricognizioni archeologiche degli anni Settanta, con la scoperta dei siti archeologici del territorio; ha parlato dell’attività che svolge con l’associazione Genius Loci per la valorizzazione del patrimonio culturale cittadino, ed infine si è discusso di giornalismo e di libri, tra carta stampata e testate on-line. In particolare ha voluto rammentare il suo libro sul basiliano Eutichio Ajello e il recente interesse mostrato verso quest’opera e verso i libri scritti da Ajello nel Settecento, da parte della Biblioteca Hertziana di Roma.

Alla fine Marcello Crinò ha lasciato l’impronta della mano destra su una mattonella d’argilla cruda, che andrà ad aggiungersi alle altre realizzate dai precedenti ospiti.

 

 

DA TUTTI I COMPONENTI L'ASSOCIAZIONE CULTURALE  MESSINAWEB.EU

IMG 20161229 WA0040- di Maria Teresa Prestigiacomo -

 Villafranca Sicula, Me. Accompagnata dal Sindaco di Villafranca Sicula, attento alla valorizzazione del territorio, ho conosciuto il ceramista Luigi Miceli, un giovanissimo  ceramista che riesce a coniugare l'antica tradizione della ceramica del territorio, colori e forme della tradizione, con il nuovo, con l'originalità dei giovani e quindi accattivante  anche per le nuove generazioni, per arredare con gusto e con senso di appartenenza,  le case al mare ed in montagna.  Luigi Miceli ha avuto ilo coraggio di affrontare il mercato pur difficile, di questi tempi, nel suo Paese, nella sua cittadina che,  per merito di un’amministrazione attentissima a tutte le occasioni di crescita e sviluppo, sostiene la sua iniziativa, promuovendone  l ‘immagine come  pure degli altri  valenti artisti presenti nella comunità. Una pigna che vediamo nella foto, simbolo di rinascita, è il simbolo che ha inteso creare Miceli, al fine di tradurre con massima originalità il  messaggio profondo del Natale, fuoriuscendo dai tradizionali schemi dei  presepi, pur  ripercorrendo il  senso arcano della festa legata alla Natività, festa di preghiera di raccoglimento e di rinascita, attraverso una riflessione sul proprio operato sul proprio percorso, rivisitandone errori e meditando sulle positive tappe che accompagnano la nostra vita, per cancellare gli errori o ripercorrere con amore universale un cammino fatto di fratellanza universale, al di là di qualsiasi religione. Pertanto, una ceramica, quella di Miceli, di notevoli peculiarità: ad esempio la pigna alta un metro e quaranta,  invita al massimo raccoglimento e riconduce all’immortalità , all’eternità; le “quartare” di Miceli, invece,  evocano gli antichi colori del territorio…. presepi, vasi, oggetti, gingilli, bomboniere, oggetti d ‘arredo e lampade…rendono omaggio alla sua terra che fermamente, l’artista,  ha deciso di non abbandonare (come, invece  hanno fatto tanti giovani come lu)i. Un plauso particolare vada a Miceli per avere creduto nelle sue potenzialità e nelle risorse che il suo Paese ridente di Villafranca Sicula può offrire al turismo per quel “brand made in Sicily” Turismo e territorialità che il prof Filippo Grasso consulente dell’Assessore regionale siciliano promuove e consolida, attraverso azioni positive di sostegno, al fine di creare percorsi turistici alternativi che possano sfruttare le ampie risorse dei Paesi, come Villafranca Sicula, Ribera, Sambuca, il più bel borgo d’Italia (vedasi articolo del prof Giuseppe Rando docente Università degli Studi di Messina, su www.messinaweb.eu con 65.000 visualizzazioni).  Ricordiamo , invece di Villafranca Sicula, l'interessante  calendario  2017 in ricordo del Barone Musso, giusto tributo al brillante benefattore della comunità di Villafranca Sicula, presentato alla Stampa da Annette Vassallo ( Pro Loco di Ribera) e dal Sindaco di Villafranca Sicula prof. Domenico Balsamo, nei giorni scorsi, unitamente agli assessori Giuseppe Pipia, Paola Ferrantelli, Giuseppe Baiamonte e Renato D'Angelo; Annette Vassallo ( che è anche una stilista) ha ampiamente illustrato le caratteristiche e la valenza del calendario, insieme al Sindaco, per le televisioni locali. Una curiosità su Villafranca Sicula? Il patrono è Sant’Eucarpio: un’occasione in più per approfondire lo studio di questo santo patrono di questa  graziosa cittadina sicula, da visitare, assieme a Sambuca Ribera, patria delle note arance e del miele di Sulla, pianta cantata da Gianbecchina nelle sue opere. 

 

- di Rosario Fodale -

   Dopo il cenno biografico del Maestro Giuseppe Messina curato dalla prof.ssa Maria Torre, pubblicato qualche giorno fa, abbiamo il piacere di continuare con il seguente articolo per raccontare ancora della sua operosa vita.

   Chiusa la “stagione” dell’ottocentesco teatro Mandanici andato in fiamme nella notte tra il 31 maggio ed il primo di giugno del 1967 (si facevano le mostre d’arte nel foyer) e chiuso poi il salone della biblioteca dell’I:S: E:S (Anche lì, negli anni ’70 si facevano le mostre), erano rare le mostre d’arte a Barcellona Pozzo di Gotto. Non rimaneva che esporre all’interno del “Sebastian Bar” di via Roma. Proprio in quel bar ha esposto i suoi lavori anche il giovane Giuseppe Messina durante una sua parentesi estiva trascorsa a Barcellona Pozzo di Gotto nel 1974: una mostra organizzata da alcuni amici ed estimatori, con poche opere, diverse delle quali avuti in prestito da chi le aveva comprate in precedenza. Chiusa la mostra il maestro è ripartito per Roma dove ha operato intensamente per preparare la mostra del 15 marzo 1975 che avrebbe inaugurato la nuova galleria d’arte “La Bottega” di Dino Candeloro in via Tor de’ Schiavi.

   Pensiamo che gran parte degli artisti locali debbano gratitudine al maestro Giuseppe Messina il quale, subito dopo il ritorno in Sicilia, non si è risparmiato, tutt’altro, anche perché sapeva già cosa fare: nel 1980 già ruotavano attorno a lui un gruppo di giovani stanchi di stare con le mani in mano o di bighellonare lungo la centrale via Roma di Barcellona Pozzo di Gotto. Giunse il gennaio 1981 e quello che era soltanto un’idea diventò il “Movimento per la Divulgazione Culturale”, registrato agli atti notarili, un’Associazione che partoriva continuamente iniziative: mostre d’arte, convegni, convivi d’arte e cultura, produceva documentari e, nel 1985 è diventato addirittura editore di un periodico mensile, “la molla”, fino alla realizzazione nel 1997 del primo “Salotto letterario” che poi si trasformerà ne “I Giorni della Divulgazione della Cultura” che ha avuto la sua XX edizione nell’agosto del 2016 in coincidenza del XXXV anniversario della fondazione dell’Associazione. Un’avventura culturale straordinaria che non si era mai vista a Barcellona Pozzo di Gotto. Eppure qui la televisione arrivava spedita soltanto quando capitava una grave disgrazia, qualche delitto di mafia o cose del genere. Questa città, per tutti era e doveva essere “la città malacarne”, ma era anche la città della maldicenza e della discriminazione più infame: qualsiasi cosa si facesse, qualsiasi novità culturale si proponesse trovava il settore dei maldicenti di turno che sollevava contrarietà ed andava bene quando si sentiva dire soltanto “Nemo profeta in patria”. Intanto il “Movimento per la Divulgazione Culturale” cresceva, si facevano avanti nuove leve di artisti e ciò dava fastidio a chi nulla faceva e nulla gli piaceva altri facessero, ma Giuseppe Messina era una fucina che produceva idee per la crescita culturale della città ed era capace di contagiare altri giovani che si sono fatti avanti per proporre la propria opera di pittura, poesia, scultura ed altro.

   Adesso, all’età di 70 anni, l’anziano maestro, dopo essere stato festeggiato il 23 dicembre u. s. dall’Amministrazione Comunale nell’Aula Consiliare della sua città, su proposta del “Movimento per la Divulgazione Culturale” e di un comitato spontaneo di Associazioni Culturali Barcellonesi, di Milazzo e di Messina, si prepara al grande evento per i festeggiamenti del 50° anniversario della sua attività artistica e culturale con una mostra antologica che avrà luogo nel foyer del teatro Placido Mandanici dal 28 gennaio all’8 febbraio, mostra nella quale per la prima volta saranno esposte, tra le altre, le sue opere voluminose. La stessa proseguirà poi, con le opere di media grandezza, nella galleria “Seme d’Aranci” della vecchia stazione fino al 28 febbraio per essere spostata al “Villino Liberty” di via Roma (soltanto le piccole opere) dove si concluderà il 31 marzo.

 

CON FODALE

Giuseppe Messina e Rosario Fodale

 

 - di Marcello Crinò -

La notte di Natale, dopo cinque mesi di chiusura,  è stata riaperta la chiesa di San Giovanni Battista. La chiusura si era resa necessaria per effettuare i lavori di restauro degli affreschi della volta e della fascia alta della due pareti laterali, molto probabilmente opera del pittore locale Gaetano Bonsignore, vissuto a cavallo tra il Sette e l’Ottocento. Di questo artista è nota almeno un’opera datata, il Martirio di San Bartolomeo  del 1834, custodito nella chiesa di Sant’Antonio Abate di Novara di Sicilia.

I restauri sono stati fortemente voluti dal parroco, padre Giuseppe Turrisi, che già aveva fatto restaurare altri affreschi della chiesa sei-settecentesca. Il restauro, come quelli precedenti nella controfacciata e nell’abside, è stato affidato alla dottoressa Marianna Saporito, sotto la sorveglianza della Soprintendenza di Messina. I restauri degli affreschi, ha sottolineato padre Turrisi,  sono stati realizzati senza contributi pubblici ma solo con i contributi dei fedeli.

I lavori hanno interessato la volta, dove sono presenti tre scene: Gesù che salva l’adultera dalla lapidazione, Gesù e la cananea, Gesù al pozzo, dove chiede da bere alla samaritana; il tutto circondato “con un motivo a racemi geometrici-floreali” (Andrea Italiano, Gli affreschi in San Giovanni, la città, dicembre 2002), e figure minori nelle lunette e in riquadri a mandorla. Nelle fasce alte laterali, in quattro riquadri con cornici barocche sono dipinte le figure degli evangelisti assieme ai loro simboli, sovrastati da quattro riquadri con scene evangeliche legate alla vita del Battista tratte da Luca e Marco sormontate dalle citazioni in latino.

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- di Rachele Gerace -

Prosegue la rassegna di arte, cultura e spiritualità Armonie dello Spirito organizzata dall’arcidiocesi di Messina Lipari Santa Lucia del Mela con il patrocinio del Comune di Messina e di altre istituzioni e associazioni cittadine.

I prossimi eventi in programma sono:

  • Il concerto dell’Euterpe Saxophon e Quartet (Francesco Celona sax soprano, Fabrizio Torrisi sax alto, Gianluca Sturniolo sax tenore e Paolo Grosso sax baritono) che si terrà giovedì 29 dicembre, alle ore 19.00, nella cappella S. Maria all’arcivescovado.

  • Il concerto dei cori La Perosiana e Corale delle Vittorie (dirette dal maestro Giuseppe Romeo e accompagnate allo strumento da maestro don Giovanni Lombardo), in occasione del XLV anniversario di fondazione dell’associazione La Perosiana, che si terrà venerdì 30 dicembre, alle ore 19.00, nella chiesa Maria SS. Annunziata dei Catalani.

 

 - di Giuseppe Rando -

Due mesi dopo il terremoto, la sera del 5 marzo 1909, il ferry-boat riportava a Messina il professor Concetto Marchesi, che al “Liceo Maurolico” aveva insegnato fino a tre anni prima insieme con l’amico fraterno («più che amico fratello») Edoardo Giacomo Boner. Alla ricerca del poeta, sperando fosse ancora vivo, il futuro, grande latinista mosse tra palazzi distrutti e cadaveri ancora insepolti (dopo più di sessanta giorni!). Quella tragica, funerea visione della città dello Stretto, che amaramente «imputridiva» in un’aria ammorbata, raccontò, quindi, a caldo, in un articolo poco conosciuto, intitolato Edoardo Giacomo Boner, apparso nell’ottobre dello stesso anno sulla «Rivista d’Italia. Lettere, Scienza ed Arte» e ripubblicato da Giuseppe Rando, La narrativa di Edoardo Giacomo Boner, Appendice I (pp. 149-168), EDAS, Messina 2002.

Vale la pena riproporne, in questo 28 dicembre 2016, qualche nudo lacerto, che documenta, al pari – se non più - di altri reperti fotografici e filmici, lo sfacelo.

Ricordo che una violenta emicrania mi fasciava la testa e che ritto a prora in mezzo al cordame, […] tenevo gli occhi lacrimanti sulla spiaggia isolana in cerca della città. Ma […] nessuno dei noti segnacoli io distinguevo, né per l’ampia azzurra cintura m’appariva la mole dei grandiosi palagi e la candida fuga di case e di ville verso il Faro. In luogo della città rosseggiante ne’ vesperi di perla, io non vedevo più che un’enorme, mostruosa e irregolare cava di pomice, desolata e cinerea. […]

***

Il giorno appresso, accompagnato da un amico dottore di Messina, mi aggiravo per le incredibili rovine […]. Dietro a me l’amico ricordava: «Qui era la piazzetta dell’Immacolata». L’Immacolata era là sul pesante zoccolo di marmo, come ingombro di cosa vecchia […]. «Là era il liceo, a sinistra». Là, il liceo? Non era possibile: e proseguivo incespicando, trascinandomi fra le travi e le pietre […]. Scheletri di palazzi vuoti come teschi, avanzi di colonne, spigoli di muri sottili sottili, e lunghi lunghi come certe ombre della notte ne’ chiassi stretti al lume di luna: nient’altro. […]

I morti si estraevano insieme con le masserizie dirotte e venivano fuori con mostruosa regolarità le cose oramai inutili della vita. Sentivo una donna vicina, una madre, accoccolata sur una trave: «Mettetelo la, con Maria». Diceva di un pianoforte. Maria era nella cassa scoperchiata, avvolta in un lenzuolo: un braccio solo appariva, come fradicio piccolo tronco piegato a mezzo per il forno. La madre teneva un granello di canfora sotto il naso: e il piano spinto su, rotolato tintinnava e chioccolava lugubremente. […]

Uomini passavano con zappe, vanghe, casse da morti; ma i morti stavano dentro. […]. Mi sorgeva dinanzi in lucida visione la scuola, là, un poco a sinistra, con gli alunni a centinaia e coi tanti professori e le tante aule aperte e la campana agitata nel mezzo… […]: avevo compreso finalmente. Eran tutti morti, tutti, anche Edoardo, il fratello mio.

***

[…] Egli abitava tra via Fata Morgana e via Cola Pesce: tra due vecchie leggende di cielo e di mare. L’avrei trovato certamente. Mi avviai verso la marina, arrampicandomi per il cumulo enorme degl’immensi palagi rovinati. Alcuni uomini, là sopra, vigilavano: altri uomini più giù scavavano. Un lezzo ammorbante di cadaveri si appastava alle narici e alla gola. C’eran tre casse allineate e ripiene ed altre eran attese con impaziente malumore, Scavavano dalle dieci del mattino, ed avevano estratto dapprima poche masserizie rotte e qualche oggetto prezioso; poi vennero i morti, e non finivano più.

I morti di due palazzi s’eran dato convegno in quella orribile notte di dicembre: eran venuti là da tutti i piani e da tutte le camere. Eran già racchiusi nelle casse tre bambini, una giovinetta e due donne; Dalle pareti scabre della fossa sporgevansi intanto altre braccia e ciuffi di capelli, mentre il piede di uno scavatore affondava in qualcosa di morbido e di gonfio, ch’era il ventre di una sepolta. […] Distinguevo i contatti lividi e flosci, le mosse strambe e orrende, la funebre oscenità delle nudità putrefatte, la gazzarra muta dei corpi gonfi, neri, flaccidi, sovrapposti, attorcigliati, intossicati e intossicanti, in quell’afa senza brividi, l’aria che li rischiarava, le travi e le pietre che li avevano uccisi.

Concetto Marchesi non ritrovò il corpo di Boner, che fu rinvenuto «solo dopo diciassette mesi dal terribile disastro» (!), «proprio in quel punto ch’egli aveva designato in sogno» a una bambina, stando a quanto asserisce la sorella di lui, Giulia, in una lettera al cugino Giorgio Boner.

Concetto Marchesi, catanese, ritornò a Messina, in qualità di professore di Letteratura Latina presso l’Università degli Studi, nel 1915, dopo aver conseguito la libera docenza in quella nobile disciplina: vi rimase fino al 1923, quando ottenne il trasferimento all’Università di Padova. Socialista fin dal 1895, Comunista dal 1921, Accademico dei Lincei dal 1928, fu rettore dell’Università di Padova dopo la glaciazione del ventennio fascista (in cui fu obbligato dal PCI a giurare fedeltà al fascismo, per motivi di strategia politica) ed entrò nella politica attiva, quale membro del PCI. Intellettuale e professore divergente rispetto alle logiche accademiche e politiche del tempo, conseguì fama imperitura negli studi di antichistica per le sue edizioni critiche e per i suoi saggi fondamentali su autori latini, oltre che per la famosa Storia della Letteratura Latina. Costituisce, senza meno, uno dei fari più luminosi della cultura messinese. E andrebbe opportunamente riproposto ai giovani di oggi per irrobustirne le radici e il debole impegno culturale.

 

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Roma: Il manifesto dei quadri situazionali di Riccardo Vasdeki è affidato a noi per la diffusione alla Stampa, in esclusiva. Formuliamo al maestro alcune domande, per meglio chiarire i termini del manifesto che inaugura una corrente nuova, unica, quindi.

D: Maestro Vasdeki, quali sono i maestri che hanno ispirato la sua pittura?

R: Dai miei dipinti si capisce che tutti gli impressionisti sono nel mio background pittorico, soprattutto Claude Monet e Vincent Van Gogh, a cui devo aggiungere William Turner maestro di luci e di atmosfere.

D: Da dove trae nutrimento l’ispirazione per la sua pittura?awe

R: Nasce dalla vista di ciò che tocca la mia sensibilità. Le opere che mi riescono meglio sono quelle che alla prima vista del soggetto  mi hanno provocato un "tuffo al cuore" che, per fortuna, avviene ancora in persone mature come me.

La natura ci fornisce ogni giorno spettacoli meravigliosi e sempre nuovi per composizione e per colorazioni. Ignorarli mi sembra uno spreco e quasi un insulto al Signore che ce li porge gratis. I miei dipinti mostrano che io sono attratto dal bello, e non dipingerò mai un quadro verista come una scarpa vecchia o un cestino dell'immondizia;

D: Qual è il processo di definizione ed elaborazione dei suoi quadri?

R: Quando avverto il “tuffo al cuore” inizia il processo mentale che mi porterà a dipingere un nuovo quadro; inizio a pensare sia al “taglio” del soggetto, cioè quale parte del soggetto trasferirò sulla tavola, sia anche a quanto aggiungerò di personale all’immagine, anche se questa scelta avverrà definitivamente ma istintivamente “in corso d’opera”. Questa è la mia pittura “sensoriale”, come è stata molto esattamente definita dal critico d’arte Maria Teresa Prestigiacomo.

E la decisione del “taglio” dell’inquadratura, quella della dimensione della tavola, quella delle tonalità base…tutto questo mi impegna anche per giorni o settimane fino al momento in cui sento di essere pronto ad iniziare. Allora nasce in me una sorta di frenesia realizzativa che mi fa cominciare a dipingere e che vorrebbe non essere interrotta fino al termine; sono estremamente concentrato ed appartato dal mondo esterno e proseguo con continuità cercando di finire presto. E’un momento che impegna tutta la mente nello sforzo pittorico ed è inevitabilmente stancante anche fisicamente, come tutte le attività di grande concentrazione.

I quadri che reputo meglio riusciti (opinione condivisa dai miei osservatori) sono quelli iniziati e finiti nella stessa mattina o pomeriggio.

D: Trova la spatola strumento da adottare ancora per la sua produzione pittorica?

R: Da quando ho appreso dal maestro Mario Salvo la tecnica della spatola stratigrafica è rimasta una costante; un leit motiv strumentale; dopo averci preso la mano diventa molto facile e accattivante usarla. Ciò che apprezzo di più è l'essenzialità del tratto, il piacere di riuscire con una sola “strisciata stratigrafica” ad esprimere una situazione anche complessa e da ciò consegue la velocità di esecuzione: i tempi di realizzazione sono ridotti drasticamente e questo è un vantaggio nella riuscita del dipinto. Dal momento in cui inizio a pensare a come realizzare l'immagine io entro in una sorta di trance artistica ed è importante e produttivo rimanervi dentro per tutta la durata della stesura; se devo interrompere la pittura lo stato di trance termina e non riprenderà uguale nel momento della ripresa, anzi può non riprendere affatto. In casi del genere il dipinto finale risente dell'interruzione e può anche dare l’impressione di essere stato realizzato da 2 pittori differenti. 

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D: Ci esponga i connotati del “situazionismo”, sua nuova modalità espressiva, da lei inaugurata ( costituirà oggetto di studio e di analisi della storia dell’arte contemporanea come nuova corrente)

R: I miei quadri raffigurano principalmente paesaggi e spettacoli naturali (albe, tramonti, mareggiate, etc.) ed hanno una propria valenza come memoria di un evento realmente avvenuto. Ma essi contengono intrinsecamente un messaggio rivolto a tutti, spesso non percepito dall’osservatore.

La presa di coscienza di questa situazione mi ha spinto ad evidenziare il messaggio intrinseco nel paesaggio attraverso colorazioni diverse da quelle originali e con un titolo esplicativo da cui l’espressione “situazionismo”.

I miei “Quadri Situazionali (QS)” sono caratterizzati da una rappresentazione sempre figurativa che non sconfina nell’astrattismo, e per ciò stesso è immediatamente comprensibile da tutti.

 

D: Cosa pensa dell’uso di Internet nella pittura?

R: Internet è una realtà pregnante ed imprescindibile che nel mondo di oggi non si può e non si deve ignorare. Pensiamo ai tempi non lontani in cui ogni informazione era scambiata su supporto cartaceo ed inviata per posta: si era ancora all’era della pietra! Oggi, per fortuna, tutto avviene in modo semplice e veloce: guai a non approfittarne.

I vantaggi di diffusione di immagini e di testi in tempo reale vanno aldilà di qualsiasi altra considerazione. Io uso internet in tutti vantaggi che offre: ho realizzato il blog “quadridiriccardo.it” dove chiunque può vedere le fotografie dei miei quadri e può scrivermi per chiedere informazioni e prezzi.

Le nuove generazioni, ma non solo loro, scambiano pareri, consigli e quant’altro su internet e anche fanno acquisti in maniera semplice e veloce; non vedo come una televendita diminuisca il valore di un’opera o di un’artista

INTERVIEW TO RICCARDO VASDEKI

QUESTION. Master Vasdeki, which are your inspiring painters?

ANSWER: my paintings clearly show that all impressionist painters are in my painting background, mainly Claude Monet e Vincent Van Gogh, and finally William Turner master of lights and atmosphere.

aweQ: Where does your inspiration to paint come from?

A: It comes from the view of everythimg touching my sensibility. My best paintings are the ones which provoked in me a “heart sang”, being something still rising in mature people. Nature supplies us every day with wonderful shows, always new in composition and colors. I feel it should be a waste to ignore them, almost an insult to God who gives them to us free. My paintings show that only beauty attracts me; I will never paint an old shoe or a garbage basket.

Q:: In which way do you define and handle your paintings?

A: When I feel the “Heart sang” then I start working mentally to the aim of defining the paint; I start thinking either to the subject cut, ie the subject to paint on the wood, or to my contribution to the imagine, even if this choice will happen during painting. This is my “sensorial painting”, as correctly defined by the art critic Maria Teresa Prestigiacomo.

Thinking to the subject cut, to the wood dimensions, to the basic colors… all this keeps my mind engaged for days or weeks until the moment when I feel ready to start. At that time a kind of realizing frenzy arises in me which forces me to paint without interruptions until the end. During this phase I am very concentrated on my activity, I feel apart from the word around me, and I keep on painting trying to ending as soon as possible. In these moments all my mind is concentrated in the painting effort which is physically tiring, as all high concentration activities.

My best paintings are the ones started and ended in the same morning or afternoon.

awe1Q: Do you still use spatule while painting?

A: From the time when Master Mario Salvo teached me the stratigrafic spatule technique, I always use it; after the first learning times it becomes very easy and attractive to use it.

What I more appreciate is the essentiality of the stretch, the pleasure of succeed, with only one stratigrafic swiping, in expressing an even complex situation, which shortens the realization times, being a big advantage in the painting. If I have to stop painting, the trance status stops as well, and it will never start again at the restart, being even possible that it will not start at all. In such case the final paint could be interpreted as realized by two different painters.

Q: please tell us something about “Situazionismo”, your new way of expressing.

A: My paintings’ subjects are more often landscapes and natural shows (sunrises, sunsets, sea storms etc.) and their valence is overall the memory of a really happened event.

The conscience of this situation pushed me to point out the message intrinsic to the landscape through colors different from the original ones and by giving to the painting a special title explaining the pointed situation; from this the expression “Situazionismo”.

My “Situational paintings” are therefore characterized by a figurative representation, not trespassing to “abstractism”, keeping well comprehensible from everybody.

Q: What do you think of the use of internet in painting?

A: Internet is a pregnant and essential reality of today, and it shall not and have not to be ignored. Let’s think to not far times when every information was exchanged on a paper support and sent through the post offices: it was the stone era! Today, fortunately, everything happens in a simple and quick way; woe not to use it!

The advantages of diffusing images and texts in real time are beyond whichever every other consideration. I use internet in all its advantages; I made the blog “quadridiriccardo.it” were everybody can watch my paintings’ fotos and can write me to ask information and prices. New generations, but not only, exchange opinions, advises and everything else via internet; they also buy everything quickly and simply. I can’t see how a TVsale could decrease the value of a work or of an artist.

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