Stampa questa pagina

AL SUD SERVE IL PONTE PER NON ESSERE PIU’ ASSISTITO

pontee

 

La mia ultima riflessione sulla visita di Renzi al Sud è stata oggetto di un volgare attacco da parte di un giornalista in pensione, già alla Rai Calabria per eccelsi meriti professionali. Non volevo rispondere, ma capito che la provocazione non puntava solo a togliersi qualche sassolino dalle scarpe, ma entrava nel merito della materia trattata, debbo precisare alcuni passaggi, chiarendo subito che non ho parlato a ‘nome di una fantomatica Area dello Stretto’ ma ho solo inserito il luogo da dove scrivevo che, anche senza Ponte, è e resta Area dello Stretto. Ho fatto, solo, quanto ha fatto il nostro prode polemista che ha accompagnato la sua firma col nome della città ove risiede.

Già in questo c’è una bella differenza tra chi è legato al presente, ma con la testa rivolta al passato, e chi. si prefigura, già oggi, quel che potrebbe diventare l’Area in cui vive a beneficio, comunque, delle nuove generazioni. Nel primo permane la logica dello status quo immodificabile, fatto di sovvenzioni statali, di impiego pubblico e di ammortizzatori sociali quali oppiacei di una possibile rivolta per le condizioni di questa martoriata terra. Nel secondo è forte la voglia di guardare avanti, di uscire dagli asfittici confini assistenziali, cogliendo l’occasione offerta dalla globalizzazione e dall’interscambio merceologico tra i diversi territori del pianeta.

Per questo furono decisi, con lungimiranza, dalla classe dirigente europea i corridoi ferroviari tra Est e Ovest e tra Nord e Sud del vecchio continente tra i quali il famoso corridoio Berlino-Palermo con la valenza strategica di accorciare l’attuale percorso che dal Canale di Suez, attraverso lo Stretto di Gibilterra arriva ai grandi porti del Nord Europa e viceversa. Ma a quelle classi dirigenti che pensavano agli Stati Uniti d’Europa è subentrata una classe dirigente miope che ha lavorato solo a difesa dei porti di Rotterdam, Amburgo e Anversa considerati, sbagliando, a rischio, e dettando ‘i compiti a casa’ a solerti esecutori (uno dei quali preferiva definirsi ‘il più tedesco degli italiani’).

La realizzazione del corridoio ad alta capacità ferroviaria, con relativo Ponte incorporato, comporta il rilancio dei porti italiani a partire da Augusta e Gioia Tauro (che finirebbe d’essere solo un porto transhipment senza futuro), la realizzazione di una piattaforma logistica meridionale, l’adeguamento della rete ferroviaria per il trasporto di viaggiatori e container, e la fine per Sicilia e Calabria dall’isolamento dal resto d’Italia e d’Europa che le penalizza sensibilmente. La prospettiva turistica di massa sarebbe più che reale. Elementary, my dear Watson! Ma c’è chi si accontenta d’essere il parente povero del Paese e chi pensa al Sud come al motore di un nuovo possibile miracolo economico italiano.

Ma questo non lo capisce neanche lo ‘statista’ (!!!) Renzi che preferisce usare falsi e bugiardi ‘patti’ (cartina di tornasole della considerazione di cui godono le classi dirigenti meridionali che, anziché ribellarsi, preferiscono fare i tappetini al cospetto del nuovo signore, incassando ‘il nulla’) che spingono, quanti hanno le bende sugli occhi, a fare la lista della serva del ‘ben altro’ ignorando le parole del Governatore della Puglia, Emiliano, che si è rifiutato di prestarsi alla sceneggiata renziana dei ‘Patti’. E’ vero che Emiliano è in rotta di collisione con il premier, ma ciò non cambia la verità di quanto detto: “Io non ho firmato il ‘Patto per il Sud’… non partecipo ad un meccanismo di comunicazione che dà l’impressione che io abbia ottenuto chissà che cosa…e in più sottoscrivo un forte abbattimento del denaro del Fondo di sviluppo e coesione…”. I 58 miliardi, infatti, previsti, son diventati 38 e con i Patti son scesi a 12,8. Si tratta della riduzione a un terzo di quanto destinato all’intero Mezzogiorno, altro che 10 miliardi alla sola Calabria del prode ex Rai.

Con la sceneggiata renziana si raccattano, quindi, briciole per vivacchiare, mentre, in particolare il profondo Sud, ha bisogno di una terapia d’urto che apra un processo di crescita e di sviluppo che, oggi, può essere attivato con la riapertura dei cantieri del Ponte (il cui progetto può diventare bancabile nel giro di alcuni mesi). Il tutto comunque anche nell’interesse dell’Italia perché se il Sud finendo d’essere zavorra del Nord, può contribuire alla reale ripresa economica dell’intero Paese.

                                                                                              - di Giovanni ALVARO -

Devi effettuare il login per inviare commenti