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- di Letizia Prestigiacomo -

Bruxelles. Il romanzo noir della scrittrice Daniela Ferrero conquista l’Europa; tema scottante il femminicidio. Incontriamo la scrittrice a Bruxelles,(considerato che il 13 luglio la Ferrero presentera’ in inglese, il suo libro, alla presenza dei deputati di Hong Kong e del Console Italiano a Bruxelles); la incontriamo, per un’intervista che approfondisce la sua conoscenza. La scrittrice, a Bruxelles, sarà presentata dal critico letterario e d’arte, la giornalista prof Maria Teresa Prestigiacomo, come pure a Taormina, il 19 luglio ore 19 Corso Umberto presso la galleria Gavri’s, con giornalisti e la televisione, Prima TV che riprenderà l’evento.

Cosa rappresenta Donna d’argilla?

LA DONNA D’ARGILLA E’ UN NOIR AMBIENTATO NEGLI ANNI ’40 E

RAPPRESENTA LA SITUAZIONE DELLA DONNA NELLA SOCIETA’ DI OGGI, DRAMMATICAMENTE ATTUALE OSSIA : IL FEMMINICIDIO.

Qual è la fonte d’ispirazione?

UNA DRAMMATICA STORIA VERA ROMANZATA, UNA STORIA A ME RACCONTATA DA UNA MIA NONNA, NELLA LONTANA ESTATE 1974.

I LUOGHI IN CUI HO AMBIENTATO IL NOIR NON SONO GLI STESSI IN CUI SI E’ SVOLTA LA VICENDA ( PER UNA QUESTIONE DI PRIVACY)

Ci parli della protagonista

FRANCESCA, DONNA BELLISSIMA E FRAGILE ( ALL’APPARENZA) SPOSA FANCIULLA, PER ORDINE DEL PADRE, INCONSAPEVOLE DI CIO’ CHE AVREBBE RISERVATO ALLA FIGLIA, QUELLA SCELTA OBBLIGATA.

Un principe azzurro che si rivela un mostro, suo marito?

DA UN MATRIMONIO APPARENTEMENTE DA SOGNO, AD UNA REALTA’ DA INCUBO.

UN UOMO PSICOPATICO, DEDITO ALLA DROGA ….LA VITA DI FRANCESCA SI TRASFORMERA’ IN BREVE TEMPO IN UN MARTIRIO.

UMILIATA, PICCHIATA, VIOLENTATA, COSTRETTA A RIMANERE PER GIORNI CHIUSA NELLA SUA STANZA. A PATIRE TALI CONSEGUENZE NON SARA’ SOLO IL SUO FISICO TRASFORMATO QUASI IN ANORESSIA MA ANCHE LA MENTE.

Una segregazione assurda; è quasi impossibile pensare a cosa può arrivare un uomo!

APPROFITTANDO DELLA MORTE DEL PADRE, IL MARITO CACCIA LA MOGLIE DAI SUOI APPARTAMENTI E LA COSTRINGE A PASSARE INTERE SETTIMANE CHIUSA, NELLE CANTINE DEL PALAZZO

Francesca allora, decide di uccidere il marito con un veleno, durante il Carnevale?

FRANCESCA IN QUESTA DRAMMATICA SOLITUNE E TERRORE RIESCE A PRENDERE UNA DRAMMATICA SOLUZIONE : UCCIDERE.

DECIDERA’ DI UCCIDERE IL MARITO ALLA PRIMA OPPORTUNITA’ CHE IL DESTINO LE CONCEDERA’.

DOPO ALCUNI MESI, TROVERA’ LA SOLUZIONE NELL’UCCIDERLO, CON IL VELENO.

APPROFITTERA’ DELLA SETTIMANA DEL CARNEVALE, PER MASCHERARSI E COMPIERE IL TUTTO.

Ecco che sopraggiunge, come colpo di scena, un altro uomo, salvatore o no della donna?

MA NEL GOTICO DESTINO DI QUESTA DONNA, UN ALTRO UOMO, UN UFFICALE DELLE SS SCOPRIRA’ IL TUTTO E IN CAMBIO DEL SILENZIO LA OBBLIGHERA’ A VIVERE CON LUI UN'ALTRA DRAMMATICA ESPERIENZA D’AMORE,SE VI RACCONTO TUTTO DEL ROMANZO….NESSUNO LO ACQUISTERA’.

ALLA FINE DELLA GUERRA LEI RIUSCIRA’ A FUGGIRE GRAZIE ALL’AIUTO DI UN GRUPPO DI PARTIGIANI .

NEGLI ANNI 50 LUI RITORNERA’ A RIPRENDERLA IN QUANTO INCAPACE DI VIVERE SENZA DI LEI .

ANCHE QUI SARA’ COSTRETTA AD UCCIDERE PER SALVARSI UN’ALTRA VOLTA LA VITA.

UN NOIR SEGNATO DA DUE GRANDI AMORI “ MALEDETTI” .

UN PRIMO DENSO DI TERRORE E DI … MORTE

IL SECONDO DENSO DI MECCANICA TENEREZZA … E UNA “SCHIAVITU’”

D’AMORE DI UN UOMO CHE NON RIUSCIVA A VIVERE SENZA DI LEI.

FRANCESCA E’ LA DRAMMATICA TESTIMONIANZA DEL’UNIVERSO FEMINILE DEGLI ANNI PRE E POST BELLICI. UN UNIVERSO IN CUI LA DONNA NON AVEVA ALCUN DIRITTO NELLA SOCIETA’.

FRANCESCA E’ LA TESTIMONIAZA DI UNA DONNA CHE SCEGLIE…

ATTRAVERSO LA SOTTOMISSIONE E IL TERRORE SCEGLIE … DI UCCIDERE.

ANCORA OGGI PURTROPPO ASSISTIAMO MENSILMENTE A DEI CASI DI FEMMINICIDIO …. MOLTE DI QUESTE DONNE MUOIONO PERCHE’ NON SONO

CAPACI DI DECIDERE .. HANNO PAURA DI CONFESSARE … HANNO PAURA DI DENUNCIARE … HANNO PAURA DEL GIUDIZIO DELLA SOCIETA’ E NON RIESCONO A SCEGLIERE .

LE LOTTE E LE CONQUISTE DELLE DONNE IN QUESTI ULTIMI DECENNI HANNO PORTATO SI A GRANDI TRAGUARDI .. MA L’AMBIENTE MASCHILISTA IN CUI SI VIVE IMPEDISCE ANCORA TANTE SCELTE.

- di  M. C. -

In merito alla questione della nuova strada di collegamento con il Complesso monumentale dei Basiliani, l’Associazione Genius Loci prende posizione con un comunicato stampa firmato dal presidente Bernardo Dell’Aglio.

«La Genius Loci, un anno fa, aveva chiesto, con una raccolta di firme, la tutela e la salvaguardia del bene culturale settecentesco dei Basiliani. Ben mille firme raccolte dai cittadini barcellonesi, in una petizione di sensibilizzazione, poi depositate al Comune, dopo un incontro con gli amministratori, e inviate successivamente alla Prefettura di Messina, alla Sovrintendenza dei Beni culturali e infine alla Curia Arcivescovile. 

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Da quel momento non abbiamo più avuto notizie dagli interlocutori contattati. Adesso, da qualche giorno, sui social, è montata la polemica a seguito del completamento della strada che collega la via Leopardi con il complesso dei Basiliani e il parcheggio adiacente.  Molti cittadini hanno criticato soprattutto la striscia di asfalto di fronte agli edifici monumentali.

A tal proposito la nostra associazione vuol fare delle puntualizzazioni. La strada appena completata segue le indicazioni del Piano Regolatore Generale attualmente in vigore.  L’area attraversata dalla nuova strada è destinata dal PRG a parco, denominato “Parco Monte Croci” (Fp.4), sul lato monte, con recupero dei manufatti etno-antropologici  e spazi per il tempo libero, e a “Verde pubblico attrezzato a Parco” per quanto riguarda il lato che s’affaccia sul quartiere Immacolata.

Da discussioni intercorse da tempo e in varie occasioni con tecnici e amministratori si auspicava una “particolare sensibilità”, per la tutela e valorizzazione di un bene storico e architettonico come i Basiliani, (e sembrava che ci fosse la disponibilità in tal senso) a interrompere il manto stradale, in asfalto, in prossimità della piazza antistante il complesso monastico  e a trattare la sede stradale adiacente uniformandola con una pavimentazione appropriata che includesse l’intera piazza con il sagrato della Chiesa e l’area antistante dei Basiliani da riqualificare. Ma non è andata proprio così. Dalla stampa abbiamo appreso che l’Amministrazione si è riservata di pavimentare in maniera consona lo spiazzo nel momento in cui si procederà al restauro degli edifici.  Ne prendiamo atto e vigileremo a che ciò avvenga.

Sarebbe auspicabile, adesso, che il tratto stradale, che attraversa il complesso monastico, sia percorso dal traffico veicolare con velocità limitata e delimitata da dissuasori, integrati alla nuova pavimentazione, che ben individuano lo spazio pedonale da quello carrabile. Oltre ad un servizio di videosorveglianza. 

Ben venga dunque la riqualificazione dell’area, la strada nasce con questo intento, ma è fondamentale intervenire sugli edifici dei Basiliani, in completo stato di abbandono e di degrado, attivando tutti i canali di finanziamento possibili. E’ necessario mettere urgentemente in sicurezza il campanile e i resti crollati nel mese di gennaio del 2017, attualmente abbandonati per terra senza alcuna protezione e alla mercé di tutti.»

 

 

Sabato 30.6.2018 presentazione e distribuzione Stradario di Sinagra;

Domenica 01.07.2018 "FESTA DELLE PATATE".

ultimo

 

 

- di Marcello Crinò -

Nella sede del Centro Polifunzionale in Piazza Convento S. Antonino è stata inaugurata, venerdì 29 giugno 2018, la mostra di incisori italiani del secondo ‘900, organizzata nell’ambito del Museo Didattico dell’incisione dell’Istituto Comprensivo Foscolo. Il Museo Didattico è una prestigiosa realtà cittadina, nata all’interno dell’Istituto grazie alla volontà e la determinazione del maestro incisore Enzo Napoli e della dirigente della scuola Felicia Maria Oliveri. La mostra, realizzata col patrocinio del Comune di Barcellona e curata dal prof. Carlo Tober, è stata aperta dagli interventi della dirigente Oliveri, di Enzo Napoli e dell’assessore alla cultura Ilenia Torre. E’ stato evidenziato che la mostra rimarrà aperta fino al 6 settembre (dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 13,00), dando a tutti la possibilità di ammirare le splendide incisioni realizzate dai grandi maestri incisori italiani, dove sono presenti anche tantissimi siciliani. Sarà una sorta di cantiere aperto, dove si potranno incontrare gli artisti e partecipare ai laboratori creativi di incisione. Napoli ha annunciato che a ottobre il Museo Didattico sarà inserito nella giornata nazionale AMACI (Associazione Musei d’Arte Contemporanei Italiani). La mostra, ha sottolineato Napoli, è in primo luogo per gli studenti, ma anche per tutto il territorio. Ilenia Torre ha ringraziato gli organizzatori per il loro impegno avendo realizzato in periferia questa importante realtà, alla quale bisogna aggiungere la Biblioteca di quartiere allestita nello stesso edificio accanto al Museo. Bisogna continuare su questa strada, annunciando la volontà del suo Assessorato di inserire il Museo in una rete di musei.

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Gli autori delle opere esposte: Maria Pia Albanese, Valter Angelici, Andreina Bertelli, Totò Bonanno, Milvia Bortoluzzi, Ezio Camorani, Serena Cavallini, Paolo Francesco Ciaccheri, Angela Colombo, Giuliana Consilvio, Pietro Cordici, Angelo Cortese, Giovanni D’Alessandro, Fausto De Marinis, Pietro Diana, Fernando Di Stefano, Matilde Dolcetti, Diego Donati, Paola Emiliani, Paola Ginepri, Mariella Kofler, Vittorio Manno, Luigi Marcon, Riccardo Mazzarino, Roberto Mazzetto, Fabrizio Merisi, Alfio Millusso, Erminia Mitrano, Sara Montani, Olimpia Morgante, Gianluca Mirasecchi, Enzo Napoli, Toni Pecoraro, Olivia Pegoraro, Antonio Pesce, Giangi Pezzotti, Lanfranco Quadrio, Angelo Rizzelli, Peppe Salvo, Ugo Sanguineti, Tano Santoro, Giuseppe Sciacca, Giovanni Schifani, Giuseppe Scozzola, Aldo Segatto, Andrea Serafini, Tino Signorini, Togo (Enzo Migneco), Giovanni Turria, Domenico Viggiano.

- di  Marcello Crinò -

Il completamento della nuova strada di collegamento tra la via Leopardi (circonvallazione) e il complesso monumentale dei Basiliani ha aperto nuove prospettive visive nei confronti di questo importante bene culturale cittadino. Adesso percorrendo la strada è possibile ammirare il prospetto lato nord dell’ex convento basiliano, e probabilmente la strada toglierà i Basiliani dal sostanziale isolamento in cui erano relegatati. Sarà così possibile fruire del bene compiutamente ma solo dall’esterno, in quanto permangono ancora dei problemi non risolti. Ci riferiamo alla situazione precaria in cui versa tutto il complesso, la cui proprietà è divisa tra il Comune (l’ex convento) e la Curia (la chiesa). Nonostante esistano dei progetti di riqualificazione dell’immobile, questi sono fermi mancando i finanziamenti, e le strutture si deteriorano giorno dopo giorno. Inoltre ricordiamo che nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 2017 un fulmine colpì il campanile posto sul lato destro del prospetto, danneggiando la cornice in pietra e la copertura a tegole, e divelto la croce in ferro. Proprio sul retro di quel campanile c’era incisa sull’intonaco la firma dell’autore della facciata e la data dipinta a pennello: “Gioseppe Chindemi fecit 1791”. La scritta è andata perduta, i frammenti sono stati accatastati per terra, di fronte la porta laterale della chiesa, alla mercè di tutti, senza alcuna protezione. E’ passato un anno e mezzo e ancora non si vedono interventi concreti, anche se si era parlato di un intervento di somma urgenza per mettere in sicurezza il campanile, il cui retro è coperto da una struttura in legno e tegole danneggiata, dalla quale penetra acqua piovana all’interno della chiesa. Si dovrebbe inoltre ripristinare la videosorveglianza per evitare il ripetersi di atti vandalici, già avvenuti altre volte.

L’apertura di questa strada ha comunque sollevato una serie di polemiche, circolate in prevalenza sui “social”, piuttosto immotivate, soprattutto in relazione alla strada asfaltata proprio di fronte la chiesa dei Basiliani. Bisogna considerare, ha precisato il sindaco Roberto Materia, che l’intervento con l’asfalto proprio di fronte al prospetto principale dei Basiliani è provvisorio. Nel momento in cui si procederà al restauro del complesso monumentale si provvederà anche a realizzare una pavimentazione dignitosa, in sintonia con il carattere dell’edificio.

La strada appena completata segue le indicazioni del Piano Regolatore Generale attualmente in vigore. L’area attraversata dalla nuova strada è destinata dal PRG a parco, denominato “Parco Monte Croci” (Fp.4) sul lato monte, con recupero dei manufatti etno-antropologici e spazi per il tempo libero, e a “Verde pubblico attrezzato a parco” per quanto riguarda il lato che s’affaccia sul quartiere Immacolata.

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Da anni questo complesso monumentale, realizzato alla fine del XVIII su una collinetta alla spalle del quartiere Immacolata, si trova in stato di abbandono e di degrado. La chiesa è chiusa da anni, così come l’ex Convento, una grande costruzione a corte che nel corso del tempo è stata adibita a sede del Liceo Classico Luigi Valli, poi di altre scuole ed anche della Pretura.

Il forzato abbandono definitivo del monastero da parte dei monaci nel 1866, a seguito delle leggi di soppressione degli ordini religiosi, favorì il degrado della chiesa e la spoliazione di gran parte degli arredi sacri, della biblioteca dei monaci e di alcune opere d’arte, come il ritratto del Conte Ruggero e il ritratto dell’Abate Eutichio Ajello (1711-1793). Per molti anni la chiesa rimase abbandonata e resa inaccessibile con le tre porte d’ingresso murate. Negli anni Sessanta la chiesa fu sottoposta a restauro permettendone la riapertura al culto nel 1969. Fu rifatto il tetto, che nel frattempo era crollato, ma senza il controsoffitto a volta, e ricostruita in cemento armato, con una scelta non molto felice, la cantoria originariamente il legno.

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Il prospetto della chiesa era arricchito da un prezioso tondo in marmo del XVI secolo attribuito ad Antonello Gagini e rubato nell’estate del 1991. In tempi recenti è stata rubata una della campane, e durante un’incursione all’interno, è stata danneggiata una delle “varette” del Venerdì Santo, prontamente restaurata. Ricordiamo pure la scomparsa piuttosto recente dello stemma dei Basiliani posto sulla porta d’ingresso dell’ex Convento, esistente sicuramente fino al dicembre del 2015 perché documentato da foto. Non è stato chiarito cosa sia accaduto, ma sono in molti a ritenere che lo stemma sia stato rubato. Questo fatto scatenò la polemica dei cittadini, veicolata soprattutto dai “social”, dove si intrecciarono foto e commenti, assieme ad una campagna di sensibilizzazione avviata dall’associazione Genius Loci con lo slogan “Salviamo dal degrado il Complesso Monumentale dei Basiliani”. Il complesso monumentale è stato inserito anche nella campagna di censimento dei luoghi italiani da non dimenticare, promossa dal Fondo Ambiente Italiano, ed è possibile votare accedendo al sito web del FAI.

- di Giuseppe Messina -

   Commemorare il poeta Salvatore Quasimodo a cinquant’anni dalla morte credo sia un dovere culturale. E questo si sta facendo, specie in provincia di Messina, per il piacere di chi ama la poesia e la sua in particolare.

   Lunedì 25 u. s. sono stato informato in tempo utile che nei locali del “Villino Liberty” di Barcellona Pozzo di Gotto si sarebbe tenuta una conferenza riguardante il Quasimodo e non ho potuto fare a meno di essere presente, anche perché il relatore è un carissimo amico ovvero l’eccellente emerito professore di lettere dell’università di Messina Giuseppe Rando. Inutile sottolineare che ne è valsa la pena dal momento che chi conosce Giuseppe Rando sa quanto questo riesca a cattivarsi l’attenzione con quel suo linguaggio semplice e convincente. Egli è riuscito a fare entrare l’uditorio nei meandri più intimi del personaggio Quasimodo e della sua poesia; ha parlato della prima espressione e dell’ultima e di come non vi sia una netta scissione tra il primo ed il secondo ermetismo di Quasimodo, (come certa critica ha voluto far credere non rispettando la “personalità del testo”) bensì una poco valutata o addirittura ignorata maturazione spirituale del poeta che, in verità, lascia ben chiaramente trasparire gli elementi trasportatisi dal prima al dopo, dalla gioventù alla maturazione.

QUASIMODO

   La verità è che Salvatore Quasimodo non sembra sia stato amato tanto dalla critica borghese e non solo, tanto è vero che le sue poesie, pur essendo tradotte in quaranta lingue diverse e conosciute in tutto il mondo, in Italia sembrano quasi sparite dalle antologie scolastiche.

   È da credere che tutto ciò abbia la triste origine nel fatto che il “Premio Nobel” assegnatogli dall’Accademia di Stoccolma nel 1959 sia stato inteso come un potente schiaffo ai tanti borghesi letterati del tempo, i quali non concepivano ciò che poi hanno dovuto constatare ovvero che un semplice diplomato in un Istituto Tecnico del profondo Sud, di idee comuniste, potesse assurgere a tanto onore. Sì, infatti Salvatore Quasimodo non era laureato, aveva conseguito il diploma a Jaci in provincia di Messina, ma aveva sviluppato svariati interessi di natura artistica e letteraria fino a dedicarsi alla traduzione di diversi testi greci. La laurea Honoris Causa gli è stata conferita nel 1960 dall’Università di Messina ed una seconda nel 1967 dall’Università di Oxford.

   Salvatore Quasimodo era nato a Modica, in provincia di Ragusa, nel 1901, ma poi si trasferì a Messina fino al 1919 dove ebbe l’occasione di conoscere quelli della “Lieve Brigata” di “Vento a Tindari” che sarebbero diventati grandi personaggi come Salvatore Pugliatti, Vann’Antò, Giorgio La Pira ed altri con cui stabili una profonda amicizia che duro per tutta la vita ed avrà una fondamentale importanza nella sua formazione artistica. Nello stesso anno si stabilì a Roma. Nel 1926 sposò Bice Donetti e, nello stesso anno, fu assunto come geometra al Genio Civile di Reggio Calabria per essere trasferito poi ad Imperia. A Genova collaborò con la rivista letteraria “Circoli” e nel 1932 pubblicò “Oboe sommerso”, ma la sua prima pubblicazione “Acque e Terre” risale al 1930 a Firenze, invitato dal cognato Elio Vttorini, dove ebbe occasione di conoscere diversi letterati, tra cui Eugenio Montale. Soltanto nel 1938 Salvatore Quasimodo lasciò il lavoro al Genio Civile per darsi completamente all’editoria dopo aver conosciuto Cesare Zavattini. Nel 1940 gli fu pubblicata dalla rivista letteraria “Corrente” la sua traduzione dei “Lirici Greci” e l’anno successivo fu nominato professore di letteratura italiana presso il conservatorio di musica “Giuseppe Verdi” di Milano.

   Negli anni della guerra, dal 1943 in poi tradusse alcuni canti di Catullo, brani dell’Odissea, il Vangelo secondo Giovanni che furono pubblicati nel 1945.

   Dopo la morte della moglie Bice Donetto avvenuta nel 1946, nel 1948 sposò la danzatrice Maria Cumani, divenne curatore di una rubrica sul settimanale “Il Tempo” e nel 1949 pubblicò  “La vita non è un sogno”, nel 1950 gli fu assegnato il premio “San Babila” e nel 1953 il premio “Etna - Taormina”. Nel 1958 ottenne il premio “Viareggio” con “La Terra Impareggiabile”, prima di recarsi in Unione Sovietica dove fu colpito da un grave infarto che superò, tanto che, dal 1960 al 1968, poté viaggiare in Europa ed in America per partecipare a conferenze e recital delle sue poesie.

Il grande poeta, fu colto dalla morte dopo essere colpito da un ictus mentre presiedeva, ad Amalfi, ad un premio di poesia.

Arcidiocesi di Messina Lipari S. Lucia del Mela

COMUNICATO STAMPA

Giovedì 28 giugno, alle ore 17, nella Basilica Cattedrale “S. Maria Assunta” (ME), l’Arcivescovo Metropolita, S.E. Mons. Giovanni Accolla, durante la Celebrazione Eucaristica da Lui presieduta e concelebrata dai sacerdoti di tutta l’Arcidiocesi, con la presenza della Comunità del Seminario Arcivescovile S. Pio X (ME), dei Diaconi, dei Religiosi e delle Religiose, e dei fedeli Laici delle varie Comunità ecclesiali, ordinerà dieci nuovi sacerdoti: Alessandro Caminiti (Parr. S. Domenica - Mandanici), Salvatore Francia (Parr. S. Maria delle Grazie - Terme V.), Francesco Giacobbe (Parr. SS. Salvatore - Vill. Aldisio), Antonino Gugliandolo (Parr. S. Maria delle Grazie - Bordonaro), Giuseppe Imbesi (S. Paolino - Mili M.), Gianluca Monte (Parr. S. Michele - Motta C.), Enrico Mortillaro (Parr. S. Nicola - Ganzirri), Pasquale Ruggeri (Parr. S. Maria A. e S. Giuseppe - Nizza di S.), Bartolo Saltalamacchia (Parr. S. Cristoforo - Canneto) e Paolo Daniele Truscello (Parr. SS. Angeli e S. Giuseppe - Fondachelli F.).

 

Messina, mercoledì 27 giugno 2018

Don Giuseppe Lonia

Direttore dell'Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali

 

Dott. Antonio Tavilla

Giornalista e Collaboratore

 

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www.diocesimessina.it

Comunicato del 27 giugno 2018 n. 010/2018

Mio adorato e caro Teodoro
si dice che l'amore sia la forza che fa girare il mondo. Che altro sono capace di fare oltre che amarti? Ti ho affidato la mia fanciullezza, il mio cuore, la mia vita. Tu sei il mio angolo di paradiso, il mio rifugio.
Teodoro, bene mio, è un amore che ci lega a vita il nostro. Accanto a te vedo brillare il mondo nel sole, anche dopo il tramonto. Sei fonte di luce per la mia vita. Mio tutto, sento nel respiro del vento e nel fruscio delle foglie la tua presenza... Ti amo, ti amo al di là di ogni limite e ho bisogno di te, amore, per vivere le ore di oggi e del domani. Tu sei vita che colora la mia vita e dentro l'anima sento il pulsare della tua essenza. I tuoi sguardi spesso mi sfiorano nel silenzio, accanto ho un angelo che ha messo la mia anima sulle sue ali. Il nostro amore è come l'acqua limpida di un ruscello dove ci si può dissetare e rinfrescare l'anima. La nostra è un'unione permeata di vita, di sensazioni, di emozioni, di affetti, di ricordi. Amarsi per noi significa non essere mai soli, riuscire a vedere nel buio e ascoltare il silenzio; amare senza condizioni e senza aspettative.
Vi sono note di nostalgia, di velato romanticismo, di rimembranza; elementi che non possono mancare in  chi ama perdutamente e vuole che questo amore trovi rispondenza e condivisione...

il nostro amore si dispiega in orizzonti vasti ed infiniti, con l'alternarsi di vicende ora liete ora tristi, vicissitudini del tempo che tutto muta, logora, travolge. Superare baruffe e bufere, diversità di caratteri, di abitudini, di opinioni e riprendersi per mano, ritrovare sempre vivo , dentro, quel dolce sentimento che misteriosamente riporta a chi si è scelto la prima volta; riuscire ad ascoltare, per tanto tempo, cervello e cuore che ripetono,  senza stancarsi, che è più bello essere felici in due, che avere ragione da soli; mettere insieme due esistenze significa accogliere un altro nel mondo dei propri pensieri, affetti, parole, sguardi, tenere conto, riconoscerlo  come interlocutore, un tu che ha la sua responsabilità. 
Noi due insieme dissolveremo le ore tristi, le trepidazioni, gli affanni saranno ricordi muti nella sfera della nostra memoria. Raggiungeremo la riva del nostro cielo, che aprirà per noi albe di sole sempre lucenti. Per amarsi a lungo, bisogna essere in due a volerlo, e non solo a parole o far finta. Amandoci come noi abbiamo sempre fatto, fermenti arcani si sono annidati nella nostra anima, trovando terreno fertile laddove la sensibilità e ricchezza interiore formarono preziose comunioni di idee che determinano il proliferare dell'amore. Ci sentiamo sospesi in una dimensione di purezza e di benessere.
E' fonte di vita quell'indissolubile nodo che vicendevolmente abbiamo stretto, in quel lontano 28 giugno del 1953. Avevo solo diciotto e tu ventiquattro. I nostri pensieri d'amore si sono alimentati giorno dopo giorno e siamo ancora insieme.
Amare per noi significa essere luce e calore per l'altro. E' felicità, ed è anche la chiave della concordia, perché soltanto l'amore conferisce senso e valore alla nostra vita. Possiamo con sicurezza affermare che la profondità del nostro grande amore è il vero punto cardine della nostra felice unione, dalla quale sono germogliati due figli, tre nipoti e tre pronipoti. Mi sento come una regina nei cuori delle  persone che tanto mi amano.

Il nostro amore è infatti tale da travalicare ogni limite, ed è talmente forte da espandersi nell'aria come un profumo, un suono o una vibrazione. E' stato sempre apertura e condivisione che ispira sentimenti di ammirazione, di desiderio e quindi di libertà. 
Lo viviamo come un sentimento di preoccupazione e di cura per il bene dell'altro. Questo traguardo è al centro della nostra vita perché chi vive d'amore vive in Dio. Esso è il dono della fede, Prego il Signore che ci faccia stare sempre bene, per vivere a lungo ancora la nostra vita. Mi avrai sempre accanto più viva che mai. 
Confido nel buon Dio che ci faccia arrivare in salute al 28 giugno del 2018 per festeggiare i nostri sessantacinque anni di felice unione. (Nozze di Pietra).L'affermazione della vita e dei suoi valori sta nell'amore. E' per questo che è fatto il nostro cuore. E allora gridiamo: "viva l'amore".
Tutto questo, Teodoro, per ricordarti il mio amore: "oggi più di ieri, sempre di più e ancora di più, finché Dio lo vorrà".

Tua per sempre Rosita, che ha tanta voglia e tantissima gioia di vivere ancora accanto a te.

Messina 28 Giugno 2018

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