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di Enzo Mancuso

Il 31 gennaio 1958, in seguito ad un ictus cerebrale, si spegneva a sessantatrè anni GENNARO VILLELLI. Sconosciuto ai più della mia fascia generazionale, questo note valgano a farlo conoscere e ricordare.

Nato a Catanzaro il 12 gennaio 1895, proveniva da una famiglia di alte tradizioni patriottiche e, giunto a Messina, fece della nostra città il campo di ogni sua attività: politica, forense e giornalistica. Nella Grande Guerra combattè - ancora studente - da volontario e venne ferito, ricevendo decorazioni al Valor Militare ed encomi. Nel 1920 fondò il Fascio messinese di combattimento divenendo delegato per la Sicilia e membro del Comitato Centrale dei Fasci italiani di combattimento. Dopo la marcia su Roma divenne Alto Commissario politico per la Sicilia, Console della M.V.S.N., ricoprendo nell'ambito provinciale importanti incarichi nel Sindacato Forense e nell'Associazione Fascista Professionisti ed Artisti. Fondò nell'isola il primo giornale fascista, dirigendo nella nostra città il quotidiano " Il Popolo di Sicilia ".

La seconda guerra mondiale lo vide partire nuovamente volontario e combattè con i gradi di capitano di fanteria. Nel 1953 venne eletto deputato nella lista del Movimento Sociale Italiano per la circoscrizione Catania-Messina- Enna-Ragusa-Siracusa, essendo stato tra i primi ad aderire al M.S.I., dove fu membro del Comitato Centrale, e, per diversi anni, Presidente della Commissione Centrale di Disciplina del Partito. Risultò pure eletto alle Amministrative del 1956, ma a neppure un mese dalla sua morte improvvisa volle dimettersi da consigliere comunale di Messina per i troppi impegni sul fronte professionale e sul piano politico nazionale. La morte lo colse a Roma nell'espletamento del mandato parlamentare conferitogli da un oceano di suffragi nella XXVII Circoscrizione. Volle tornare a Messina vicino a coloro che erano ricorsi a lui per un bisogno, per un problema, per una necessità e in ogni circostanza da chi a lui si rivolse si faceva trovare pronto, disponibile. Battagliero e pervaso da un grande dinamismo, fu accompagnato all'ultima dimora dalla gratitudine di quanti avevano trovato in lui un padre amorevole e un fratello caritatevole.

L'Amministrazione civica del tempo, guidata dall'on. Michelangelo Trimarchi, offrì un terreno entro il quale al Gran Camposanto oggi riposano le sue spoglie mortali. Nel vuoto sono cadute le innumerevoli istanze di intitolazione di una via o piazza presentate alle varie Amministrazioni succedutesi negli ultimi lustri da parte di cittadini che attendono che a Gennaro Villelli, avvocato,giornalista e uomo politico insigne venga intitolata una piazza o una via tra le 227 che sono soltanto contrassegnate da un numero o da una lettera.

 

di Vincenzo Mancuso

Sembra ieri, eppure sono trascorsi dodici lustri da quell'agosto 1949 in cui, per la prima volta, si vide il nome di Raffaele Marino in calce ad un componimento poetico. Sin da ragazzo amava scrivere, ma per quei casi della vita che è difficile spiegare, invece di intraprendere gli studi classici fu avviato a quelli tecnici, conclusi i quali riprese la vecchia passione che affinò con la maturità degli anni. L'esordio avvenne grazie al poeta messinese Gaetano Natale Spadaro, cugino del padre, che gli fece pubblicare una significativa lirica dal titolo " All'Italia " sulla rivista " La fonte della Cultura " di Napoli. L'anno successivo venne lanciato nell'agone poetico siciliano dal conte Baldassare Lo Monaco di Aquilpardo che ne agevolò la pubblicazione di alcune liriche da lui stesso definite "...belle ...". Prima di Spadaro e di Lo Monaco di Aquilpardo tre persone sono state determinanti nella formazione culturale e politica di Raffaele Marino che vive nel culto del passato: il padre, Umberto Marino, di cui " L'Osservatore Romano " ( n° 290 del 1967 ) ebbe a dire"...trasse della Fede ispirazione per l'attività svolta per tutta la vita al servizio del Paese sotto la guida dei Pastori che lo amarono " che gli inculcò sani principi morali; la nonna paterna, Francesca Antonia Mezzasalma, "...appassionata cultrice di storia patria..." ( dalla Gazzetta del Sud n° 123 del 1983 ) appartenente ad una famiglia di nobili origini, che gli trasmise l'amore per il collezionismo , per la ricerca e per il suo casato; il padrino di Cresima, on. avv. Valentino Leonardi " scrittore forbito,appassionato amatore di ogni forma di bellezza..." come scrisse Edoardo Savino nel volume " La Nazione operante "(Milano,1934) che gli lasciò in eredità una passione sviscerata per le arti. Tra il 1950 e il 1954 il Principe Giovanni Alliata, il conte Luigi Belletti, il marchese Carmine Manzi, illustre scrittore e letterato napoletano, e la contessa Maria Pia Cimino l'ammisero rispettivamente nell'Accademia del Mediterraneo tra gli accademici corrispondenti nominati all'atto della costituzione del Sodalizio, nell'Opera "Domus Nostra " che lo annovera tra i membri universitari-accademici ", nell'Accademia di Paestum - ove è enumerato tra i membri benemeriti - e nell'Accademia Internazionale di Propaganda Culturale, che gli conferì il diploma d'onore " per alte benemerenze letterarie " acquisite quale reggente la sezione di Roma. Nel periodo 1951-1955 sue liriche vennero declamate nel corso della tornata del Cenacolo " Gaetano Natale Spadaro " di Napoli che gli rilasciò un diploma di merito per " l'encomiabile attività letteraria-poetica svolta.In seguito passò decisamente alla critica letteraria occupandosi di vari autori tra i quali i messinesi Maria Canto, Gaetano Carbone, Rocco Certo, Carlo Gregorio, Santi Molino ed Oreste Toscano e a quella d'arte scrivendo, fra gli altri, sulla pittura dei concittadini Vincenzo Bucca e Cettina Gugliandolo.
Nello stesso tempo partecipò a concorsi letterari promossi dai periodici "Conide" di Reggio Calabria,"Il Carroccio del Sud" di Taranto, "Il letterato" di Cosenza,"La Nuova Italia Letteraria" di Bergamo e "Sprizzi e Spazzi" di Salerno ottenendo in ognuna menzioni d'onore e riconoscimenti vari nonché la inclusione nella "Antologia della Poesia d'Amore Contemporanea".
Nell'Agosto 1958 la Segreteria Generale dell'Unione Stampa Periodica Italiana (U.S.P.I.) lo ammise tra i propri soci, nel 1965 venne accolto dall'Unione Cattolica Stampa Italiana (U.C.S.I.) dalla quale si dimise molti anni dopo per diversità di opinioni.
Negli anni seguenti il Marino ha rivelato attitudini di garbato scrittore non solo in alcune rievocazioni di uomini sui quali era caduta una coltre di silenzio quali il musicista Giovanni Fronte, il colonnello dell'Esercito borbonico Francesco Saverio Luvarà, la medaglia d'argento al V.M. Gaetano e l'ingegnere Pietro Mezzasalma, la medaglia d'oro al V.M. Antonio Monaco, il colonnello dei Reali Carabinieri Salvatore Sant'Antonio e l'on.avv. Gennaro Villelli, ma anche nei " coccodrilli " di persone che nel tempo si sono allontanate da questa terra come il Generale di Corpo d'Armata Alfredo Baccari, l'insegnante Natalia Benincasa, il Maggior Generale del Genio Navale Amleto Carbone,il cav.Ettore Mezzasalma, il dott. Eugenio Morrone,gli onorevoli Giuseppe Toscano ed Emanuele Finocchiaro Aprile.
Nel 1961 è stato tra i soci fondatori dell'Accademia artistico letteraria "Fides", istituita a Palermo da Mons, Ignazio Sucato, cameriere segreto soprannumerario di Sua Santità Paolo VI. Nel 1964 per desiderio della poetessa messinese Maria Busillo, entrò a far parte dell'Accademia de "La Fucina" della quale nel tempo divenne delegato per Roma,delegato per il Lazio e nel dicembre 1985 assunse la vice-presidenza. Da tale carica fu destituito arbitrariamente con un colpo di spugna otto anni dopo dallo stesso presidente Silvio Papalia Jerace, nonostante il sodalizio, avesse ritrovato l'antico splendore imponendosi anche a livello nazionale.
Noto nel campo letterario e come tale compreso nel "Chi scrive-Repertorio Bio-Bibliografico e per Specializzazioni degli Scrittori Italiani" edito a Milano nel 1966 a fianco di Giovanni Arieri,Giorgio La Pira, Mario La Rosa, Roberto Mandel, Giuliano Manacorda, Alberto Moravia, Mario Soldati, Giuseppe Ungaretti ecc., dal 1969 si dedicò all'organizzazione di concorsi letterari e rassegne di arti figurative rappresentando per oltre venti anni la punta di diamante nel Lazio.
In qualche modo incrementò pure il turismo favorendo la conoscenza delle ricchezze storiche ed artistiche dell'Abruzzo e del Lazio attraverso gare di pittura estemporanea che promosse per conto dei Comuni di Affile, Castelgandolfo e Pereto.
Sfogliando le pubblicazioni degli ultimi sessant'anni troviamo la firma di Raffaele Marino su organi di stampa tra i quali ci piace citare "Il Quotidiano" di Messina,"Libertà" e "Il Secolo d'Italia" per quanto concerne i quotidiani nonché su ben quaranta periodici editi a Palermo, Catania, Messina, Cosenza, Salerno, Napoli, Roma; Latina, Firenze e Treviso.
Autore delle raccolte inedite di poesia "Canti d'amore" e "Primi fiori", dalle quali sono state tratte significative liriche trasmesse il 6 settembre 1977 dalla Radio Vaticana, ha pubblicato la monografia "Memoria della Famiglia Mezzasalma " e il saggio "Raffaele Marino - Messinese Illustre" e realizzato i dizionari "Vita Culturale Contemporanea del Lazio" - per il quale nel 1978 ottenne dal Santo Padre la Benedizione Apostolica -e "Le Muse" catalogati nelle principali biblioteche e recensiti da svariati organi d'informazione.
Ha alternato tale robusta attività pubblicistica a quella di "giudice" facente parte per oltre venticinque anni - come presidente, vicepresidente e componente - di giurie in certami nazionali ed internazionali di poesia, in gare di pittura estemporanea e in rassegne di arti figurative promossi da Amministrazioni Comunali dell'Abruzzo e del Lazio, da Associazioni Pro-Loco,dall'E.N.A.L. di Latina, Rieti e Roma nonché da Aziende Autonome di Soggiorno e Turismo, dalla società Tramvie e Ferrovie Elettriche di Roma e da Enti Culturali.
La sensibilità che traspare dai suoi scritti ha trovato conferma ogni qual volta si è trattato di solidarizzare con i meno fortunati come testimoniano le cronache dei quotidiani "Gazzetta del Sud","Il Giornale d'Italia","Il Secolo d'Italia","La Tribuna del Mezzogiorno","La Voce Repubblicana",quelle dei periodici "Europa Libera","La Scintilla" e "Messina Sera".
Impossibile citare le settanta pubblicazioni in cui è inserito, i quaranta sodalizi culturali che lo annoverano come membro aggregato,benemerito,effettivo,ordinario e onorario, le oltre duecento tra personalità civili,ecclesiastiche,militari e politiche nonché critici,giornalisti,esponenti del mondo culturale e le circa cento testate che si sono occupate di Raffaele Marino nelle varie forme,
Non gli sono mancati,ben a ragione, in questi dodici lustri riconoscimenti per la molteplice attività culturale e giornalistica. Infatti - senza tener conto del diploma di benemerenza con medaglia d'oro conferitagli dall'E.P.T. di Roma, della cittadinanza onoraria di Affile, comune del Lazio per il quale per ben 20 anni ha organizzato gare di pittura estemporanea e concorsi letterari - nel 1975,nel 1979 e nel 1985 su iniziativa di parlamentari non vicini alla sua fede politica gli sono state conferite dai tre Capi di Stato succedutisi nel tempo, le onorificenze di cavaliere,di ufficiale e commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Degno nipote pro-filii dell'omonimo campione messinese di tiro a segno del secolo scorso Raffaele Marino alla nobiltà dei natali ha unito una attenzione ai problemi etici e deontologici dimostrata anche quale direttore artistico di gallerie della Capitale, vice presidente del Cenacolo "Spadaro" di Napoli

 

" Vorrei dirvi tante cose, ma la commozione mi mozza il pensiero e mi fa smarrire la parola.
Questa medaglia che mi avete voluto consegnare, simbolo del vostro affetto, la terrò tra le cose mie più care, poiché essa mi ricorderà e questa occasione di affettuoso raccoglimento, e il tempo trascorso insieme durante lo svolgimento della nostra comune missione in quell'armonia di sinceri rapporti che mai venne meno, alimentata com' è stata da reciproca stima e da affetto reciproco ".

Queste parole furono rivolte nell'Ottobre 1982 dalla professoressa Carmela Alfieri Mancuso, al Corpo Insegnante della Scuola Media Statale " Giacomo Galatti " raccoltosi unitamente all'indimenticato Preside prof. Salvatore Lo Cascio, a tributare un doveroso omaggio ad una collega ed amica che nell'espletamento del proprio dovere aveva dato sempre prova di rara competenza e giusta severità .

Ma queste parole erano pure indirizzate verso tutti i colleghi con i quali la Professoressa Mancuso aveva lavorato nella ultraquarantennale carriera in comunità d'intenti nello svolgimento dei propri compiti di Educatrice e di Docente assolti con notevole impegno, con amore e con profonda professionalità tanto da meritarsi la riconoscenza degli alunni, delle famiglie, e la stima di Colleghi e Presidi.
Figlia del Cav. Rag. Vincenzo Alfieri che i vecchi messinesi ricordano integerrimo e competentissimo Aiuto Procuratore del Registro presso l'Intendenza di Finanza, pronipote di Giuseppina Alfieri, in religione Suor Maria Crocifissa del Santissimo Sacramento morta nel marzo 1854, i cui resti mortali sono venerati a Napoli nella Chiesa di S. Raffaele a Materdei in " deposito canonico " essendo iniziato il processo di beatificazione, nasce a Messina il 17 luglio 1913 e nell'anno accademico 1937/38 consegue la laurea in Lettere classiche presso l'Università degli Studi di Catania discutendo la tesi " La teoria della conoscenza in Roberto Ardigò " che ricevette dal relatore - il filosofo genovese Santino Caramella - il massimo dei voti.
Enzo Maganuco, Francesco Guglielmino, Salvatore Santangelo, Stefano Bottari e lo stesso Santino Caramella che nel corso di laurea ebbero modo di apprezzare e ammirare la superba preparazione culturale della giovane studentessa Alfieri sollecitarono spesso la brillante allieva a sviluppare completamente quell'attività scientifica verso la quale era orientata pure dalla naturale vocazione ma ella fu distratta da tribolazioni familiari quali la perdita di entrambi gli amatissimi genitori contestualmente al nostro ingresso in guerra!
Al liceo ginnasio " Tommaso Campanella " di Reggio Calabria e al liceo ginnasio " Ivo Oliveti " di Locri ( R.C. ) ebbe così inizio - in terra calabra - la sua ultraquarantennale carriera dopo la rinuncia a quella fulgida carriera universitaria tanto preconizzata dai suoi Maestri dell'Ateneo di Catania.
Successivamente insegnò negli Istituti più prestigiosi della Città ( liceo Maurolico, liceo La Farina, liceo Sequenza e magistrale Bisazza ) e addirittura le aule dei licei Maurolico e La Farina l'avevano vista allieva prediletta di Valerio Milio, di Stefano Bottari, di Antonio Protettì, di Francesco Collotti, di Crescenzo Libertini.
Vinta la cattedra di latino e greco al liceo classico di Catanzaro per motivi di famiglia fu costretta a rinunciarvi anteponendo gli interessi della famiglia che aveva creato ai propri.
Gli anni sessanta in poi fino al collocamento a riposo hanno visto la prof.ssa Mancuso Alfieri illuminata docente di materie letterarie presso le scuole medie statali " Caio Domenico Gallo " -
" Giuseppe Mazzini " - " Giacomo Galatti " in stretta collaborazione con i mitici personaggi della Scuola peloritana di quegli anni e precisamente i Presidi Francesco Maria Delogu, Francesco Ardizzone, Antonino Risicato e Salvatore Lo Cascio.
Così può comprendersi bene l'incolmabilità del vuoto lasciato in occasione della scomparsa avvenuta il 12 febbraio 2002 se, in questa interessante figura femminile, si considerano altri aspetti della sua laboriosa lunga esistenza quali l'aver condiviso le sofferenze dello sposo e dell'amata sorella - l'indimenticabile Prof.ssa Angela Alfieri - ma è occasione ulteriore per ammirarne la forza e lo stoicismo che ella espresse quando, pur avanti negli anni, dedicò gli ultimi tre lustri della propria vigoria mentale e fisica, alle amate nipoti Maria Stella, Maria Gabriella e Maria Francesca Mancuso.

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- Maggiore artiglieria Alpini O.A.( s.p.e.)

Nato a Lipari ( ME ) il 25 gennaio 1908 - deceduto in Messina il 21 giugno 1942

MEDAGLIA DI BRONZO al V. M.

" Dava ripetute prove di sereno sprezzo del pericolo e di non comune ardimento "

Cielo di Spagna, marzo 1937

MEDAGLIA D'ARGENTO al V.M.

" Osservatore dall'aeroplano, calmo ed audace, ha partecipato a numerose azioni belliche dimostrando sempre, in ogni circostanza, anche con l'apparecchio colpito, serenità di animo e sprezzo del pericolo. In una azione particolarmente importante, benché ferito in volo, persisteva nella sua azione da bassissima quota.
Alto esempio del dovere e di virtù militari "

Cielo di Spagna, marzo - luglio 1937

Placido Donia

Apr 19, 2024

 

Nato a Messina l’8 marzo 1921

MEDAGLIA DI BRONZO AL VALOR MILITARE

“ Comandante di plotone, durante attacco contro munite posizioni nemiche, rimasto ferito incurante del dolore continuava a far fuoco con il proprio moschetto sul nemico in fuga. Si faceva trasportare al posto di medicazione solo ad azione vittoriosamente conclusa “.

Muset el Chefir ( A.S. ), 28 maggio 1942

 

Ammiraglio di squadra

Nato a Montella (AV ) il 10 aprile 1906 - deceduto a Tarsia ( CS ) il 24 ottobre 1974

sepolto nel Cimitero Monumentale di Messina

MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE

Capitano di Corvetta s.p.e. - Comandante del Sommergibile " Torricelli "

Comandante di sommergibile dislocato in acque lontane ed insidiatissime, durante ardua missione svolta in condizioni ambientali oltremodo avverse, scoperto e sottoposto a prolungata caccia da parte di numerosi siluranti, visto impossibile il disimpegno, emergeva accettando il combattimento in evidenti condizioni di inferiorità. Aperto il fuoco con il cannone e con le mitragliere, si impegnava in epica lotta a distanza ravvicinata contro tre cacciatorpediniere e due cannoniere. Lanciati anche i siluri, a corto di munizioni e con l'unità ripetutamente colpita, ed egli stesso ferito, decideva di salvare i suoi marinai ed affondava il battello che scompariva con la Bandiera a segno salutata alla voce del valoroso equipaggio. Nell'impari lotta, il sommergibile affondava un C.T. ed infliggeva danni alle rimanenti unità avversarie. Trascinato in mare dai marinai che si erano rifiutati di abbandonarlo era da loro stessi sostenuto allorché, in seguito alla ferita riportata, aveva perduto i sensi. Coloro ai quali egli aveva indicato la via dell'onore e del dovere ridavano in tal modo alla Nazione ed alla Marina uno dei suoi figli migliori affinché a questi fosse ancora concesso di operare per il bene della Patria. Magnifico esempio di uomo e di ufficiale al quale lo stesso nemico ha tributato ammirazione e rispetto .
Mar Rosso Meridionale, 21-22-23 giugno 1940

L'Ammiraglio PELOSI nel periodo maggio 1962 gennaio 1964 fu Comandante Militare Marittimo
Autonomo in Sicilia.

 

Maresciallo di 3° Classe A.A. Pilota
LO SCHIAVO ANTONIO
nato a Santa Teresa di Riva il 22 maggio 1916

MEDAGLIA D'ORO AL V.M. ( alla memoria )
" Pilota di eccezionale valore, combattente insuperabile per ardimento e perizia, gia distintosi su altri fronti. Più volte decorato al V.M. sul campo, avendo perduto gloriosamente due fratelli sui campi di battaglia ed essendo stato assegnato ad una sede di 2à linea, con magnanimità di eroe purissimo non ha voluto abbandonare la lotta.
In una incursione aerea nemica da parte di numerose formazioni di quadrimotori impegnava l'impari lotta ed abbatteva un apparecchio nemico. In una seconda incursione aerea si lanciava col suo velivolo all'attacco conscio della formidabile reazione avversaria. La lotta che sosteneva con pochi gregari veniva coronata dall'abbattimento di uno dei velivoli incursori. Con l'apparecchio crivellato dalle raffiche avversarie, continuava strenuamente la lotta finchè, colpito a morte immolava la sua giovane vita per la grandezza della Patria ".
Cielo di Napoli, 5 - 15 febbraio 1943

MEDAGLIA D'ARGENTO AL V.M. " sul campo "
" Intrepido ed abilissimo pilota da caccia, non esitava ad attaccare una numerosa formazione di velivoli quadrimotori che portavano la loro offesa su di un importante centro nazionale.
Incurante della schiaccianta superiorità numerica del nemico, impegnava aspro combattimento riuscendo ad abbattere uno degli incursori. "
Cielo di Napoli, 11 dicembre 1942

CROCE DI GUERRA AL V.M.
" Pilota da caccia di singolare abilità ed ardimento, partecipava con slancia e sprezzo del pericolo ad un combattimento contro preponderanti forze da caccia avversarie. "
Cielo di Grecia e di Jugoslavia, marzo 1941

CROCE DI GUERRA AL V.M.
Cielo di Spagna, 1938

Gaetanao  La Corte Cailler

- di Aurora Smeriglio -

 

Gaetano La Corte Cailler , nacque l’1 agosto 1874 dal cav. Nicolò La Corte e Pontrelli, maestro di musica, e dalla signora Maria Cailler e Pagliano. Sin da ragazzo fu incline allo studio della storia e in particolare quella della nostra città, a cui si dedicò, lottando fino all’ultimo, per la salvaguardia del superstite patrimonio artistico messinese dopo la catastrofe del 1908.
È questa l’atmosfera suggestiva in cui ci addentriamo, con il nipote omonimo ed incredibilmente somigliante, Gaetano La Corte, con il quale ho condiviso, da bambini, il medesimo cortile.

«Da ragazzo abitava con i genitori nelle case Cicala. Nonno Gaetano dormiva al piano di sotto, e suo padre, il bisnonno Nicolò di professione musicista, al piano superiore.  A tarda notte riprendeva la via di casa, stanco e provato dopo ore dedicate ai suoi concerti. Tutti desti, in attesa del suo rientro, conoscevano ormai le mosse e i rituali che concludevano le nottate. E anche nonno rimaneva sveglio ed in ascolto dei suoi passi che risuonavano per la casa, fino a quando non sentiva provenire dal soffitto il tonfo della prima scarpa, segno dell’imminente resa al sonno. Ma solo dopo il tonfo della “seconda scarpa”, finalmente, era certezza per tutti che fosse giunto il momento del meritato riposo».
«…pur di avere una matita e un blocco notes, rinunciava volentieri al suo panino…» prosegue il nipote con voce rotta dall’emozione. «…e desideroso che i messinesi potessero attingere alle stesse fonti librarie a lui molto care, dopo il terremoto che distrusse quasi interamente le biblioteche della città, caricò tutti i suoi libri su un carro di buoi e li portò personalmente all’Università di Messina».
Difatti esiste il “Fondo La corte Cailler” alla Biblioteca Universitaria Regionale.
La genuinità e generosità d’animo è un’evidente prerogativa della famiglia La Corte, ed in particolare del La Corte Cailler che sempre si prodigò per la sua amata Messina.
«… prendeva appunti su tutto, con minuziosità e infaticabilità!» …conclude il nipote. Ne sono infatti testimonianza i suoi Diari.

Messina restò orfana del grande storico Gaetano La Corte Cailler, il 26 gennaio 1933.

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