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E' stato  assegnato il "Premio Orione - 1° Edizione - , a nr. 4 personalità della città di Messina, che il Consiglio Direttivo all''unanimità ha individuato nelle persone che si sono distinte nelle seguenti professionalità: 

Salvatore Magazzu

 

 

 

 

 

- Arch. Salvatore Magazzù - :per l’impegno svolto a favore delle scuole cittadine;

 

 

 

 

 Giuseppe  Cavarra

 

 

 

- Prof. Giuseppe Cavarra:per la letteratura;

 Domenico Venuti -

 

 

 

 

- Prof. Domenico Venuti:per la cultura e i diritti umani; 

 

 Claudio Calabrò

 

 

 

 

 

- Dott. Claudio Calabrò: mecenate generoso che ha sempre sostenuto in modo encomiabile Messinaweb.eu.-

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Messina – Giovedì 26 maggio 2011, con inizio alle ore 10, ha avuto luogo presso il Duomo di Messina la cerimonia di premiazione degli elaborati presentati dagli studenti delle scuole cittadine per il concorso, promosso dall’Associazione Culturale “Messinaweb.eu” in sinergia con l’Assessorato alle Politiche Scolastiche del Comune di Messina nel corrente anno scolastico, sul tema “La Tradizione della Sacra Lettera ai Messinesi”.

All’evento erano presenti il dott. Salvatore Magazzù, Assessore alle Politiche Scolastiche del Comune di Messina, il sig. Rosario Fodale, Presidente dell’Associazione Culturale “Messinaweb.eu”, mons. Letterio Gulletta, parroco della parrocchia “Santa Maria Assunta”, il dott. Pippo Previti, Presidente del Consiglio Comunale di Messina, il sig. Armando Pesco, Presidente della Sezione di Messina dell’Associazione Nazionale Carabinieri, e un nutrito pubblico.

Il programma della manifestazione ha visto in scaletta, presentati dalla sig.na Denise Vrenna, gli interventi del sig. Rosario Fodale, del dott. Salvatore Magazzù, e di mons. Letterio Gulletta. Quest’ultimo si è soffermato, con eloquio brillante e avvincente, sulla storia e la tradizione della Madonna della Lettera. A seguire, un intermezzo musicale curato dalla violinista Mary Manitta, studentessa dell’Istituto “Gaetano Martino” e del Conservatorio musicale “Arcangelo Corelli”, che ha eseguito l’”Ave Maria” di Schubert.

Dopo le allocuzioni del prof. Maurizio Colucci, autore del libro “Una lettera d’amore”, e del prof. Giuseppe Cavarra, presidente della Commissione valutatrice degli elaborati, si è passati alla consegna delle targhe ricordo alle scuole che hanno aderito all’iniziativa: l’Istituto Comprensivo “Cannizzaro-Galatti”, l’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII”, l’Istituto Comprensivo “La Pira – Gentiluomo”, l’Istituto Paritario “Leone XIII”, la Direzione Didattica “Francesco Crispi e Buon Pastore”, l’Istituto Comprensivo “Villa Lina – Ritiro” e la Direzione Didattica “Principe di Piemonte”.

Spazio, quindi, ai “protagonisti” del concorso: Paola De Salvo, Iasmina Ciornei, Marilena Catalano, Francesca Maccari, Aurora Maria Bardetta, Alessio Forganni, Giulia Campagna, Giulia Mondello, Roberta Tavilla, Maria Chiara Brancato, Ludovico Lucà, Giorgio Capodivento e Nicoletta Busà. Ciascuno, dopo aver letto la propria “lettera”, ha ricevuto una coppa. I premi sono stati consegnati dal prof. Salvatore Restivo (Associazione “Messinaweb.eu”), dal poeta Filippo Scolareci (Associazione “Messinaweb.eu”), dal dott. Alfonso Fede (Associazione “Messinaweb.eu”), dal dott. Salvatore Magazzù, dal dott. Giuseppe Previti, dalla prof.sa Paola Paratore (Associazione “Equitando” ONLUS) e dal sig. Armando Pesco (Associazione Nazionale Carabinieri e Associazione “Messinaweb.eu”). Premiato anche un lavoro di gruppo presentato dalla classe 2^ B dell’Istituto Comprensivo “Cannizzaro-Galatti”.

Il concorso, giunto alla seconda edizione grazie alla fattiva collaborazione fra il sig. Rosario Fodale (Presidente dell’Associazione Culturale “Messinaweb.eu”) e il dott. Salvatore Magazzù (Assessore alle Politiche Scolastiche del Comune di Messina), ha il fine di far conoscere “Leggende e Tradizioni” non molto diffuse agli alunni delle scuole elementari e medie della città dello Stretto. L’elaborato prodotto verteva sul tema “La mia lettera alla Vergine Maria”.

L'Associazione Culturale “Messinaweb.eu” si occupa di diffondere la cultura nel mondo giovanile e non, di ampliare la conoscenza della cultura attraverso i contatti fra le persone, gli enti e le associazioni, di proporsi quale luogo di incontro e di aggregazione nel nome di interessi culturali, assolvendo alla funzione sociale di maturazione e crescita umana e civile attraverso l’ideale dell’educazione permanente, di porsi quale punto di riferimento per quanti, svantaggiati o diversamente abili, possano trovare, nelle varie sfaccettature ed espressioni della cultura, un sollievo al proprio disagio.

Per informazioni relative alle finalità, ai servizi e alle attività organizzate è possibile contattare l’Associazione via e-mail  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it ) o visitare il sito internet all’indirizzo www.messinaweb.eu

 

 

Messina – Lo scorso 28 aprile 2011, presso il Palazzo della Cultura in Messina, si è riunita la Commissione per la valutazione degli elaborati presentati dagli studenti delle scuole cittadine per il concorso, promosso dall’Associazione Culturale “Messinaweb.eu” in sinergia con l’Assessorato alle Politiche Scolastiche del Comune di Messina nel corrente anno scolastico, sul tema “La Tradizione della Sacra Lettera ai Messinesi”.
Hanno aderito all’iniziativa l’Istituto Comprensivo “Cannizzaro-Galatti”, l’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII”, l’Istituto Comprensivo “La Pira – Gentiluomo”, l’Istituto Paritario “Leone XIII”, la Direzione Didattica “Francesco Crispi e Buon Pastore”, l’Istituto Comprensivo “Villa Lina – Ritiro” e la Direzione Didattica “Principe di Piemonte”.
La Commissione all’uopo nominata, presieduta dal prof. Giuseppe Cavarra, era composta dal sig. Rosario Fodale, dalla prof.sa Maria Bertuccio, dall’avv. Salvatore Costa, dalla dott.sa Lucia Franciò, dal dott. Alfonso Fede, dal sig. Filippo Scolareci, dalla dott.sa Flavia Vizzari, dalla sig.na Denise Vrenna, dal sig. Tindaro Guadagnini, dalla sig.ra Nancy Diofebi e dalla prof.sa Maria Lidia Simone.
Il concorso, giunto alla seconda edizione grazie alla fattiva collaborazione fra il sig. Rosario Fodale (Presidente dell’Associazione Culturale “Messinaweb.eu”) e il dott. Salvatore Magazzù (Assessore alle Politiche Scolastiche del Comune di Messina), ha il fine di far conoscere “Leggende e Tradizioni” non molto diffuse agli alunni delle scuole elementari e medie della città dello Stretto. L’elaborato prodotto verteva sul tema “La mia lettera alla Vergine Maria”. La cerimonia di premiazione si svolgerà nell’ultima decade del mese di maggio.
L'Associazione Culturale “Messinaweb.eu” si occupa di diffondere la cultura nel mondo giovanile e non, di ampliare la conoscenza della cultura attraverso i contatti fra le persone, gli enti e le associazioni, di proporsi quale luogo di incontro e di aggregazione nel nome di interessi culturali, assolvendo alla funzione sociale di maturazione e crescita umana e civile attraverso l’ideale dell’educazione permanente, di porsi quale punto di riferimento per quanti, svantaggiati o diversamente abili, possano trovare, nelle varie sfaccettature ed espressioni della cultura, un sollievo al proprio disagio.
Per informazioni relative alle finalità, ai servizi e alle attività organizzate è possibile contattare l’Associazione via e-mail ( Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it ) o visitare il sito internet all’indirizzo www.messinaweb.eu .

 

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Messina – Giovedì 20 maggio 2010, con inizio alle ore 10, ha avuto luogo presso la Chiesa S.Maria Alemanna di Messina la cerimonia di premiazione degli elaborati presentati dagli studenti delle scuole cittadine per il 1° concorso, promosso dall’Associazione Culturale “Messinaweb.eu” in ° sinergia con l’Assessorato alle Politiche Scolastiche del Comune di Messina nel corrente anno scolastico, sul tema “La Tradizione della Sacra Lettera ai Messinesi”.

All’evento erano presenti il dott. Salvatore Magazzù, Assessore alle Politiche Scolastiche del Comune di Messina, il sig. Rosario Fodale, Presidente dell’Associazione Culturale “Messinaweb.eu”, il dott. Pippo Previti, Presidente del Consiglio Comunale di Messina, il sig. Armando Pesco, Presidente della Sezione di Messina dell’Associazione Nazionale Carabinieri, e un nutrito pubblico.

Il programma della manifestazione ha visto in scaletta, gli interventi del sig. Rosario Fodale, del dott. Salvatore Magazzù, dell’ing. Corrado Minasi e del Prof. Filippo Marino. Quest’ultimo si è soffermato, con eloquio brillante e avvincente, sulla storia e la tradizione della Madonna della Lettera. A seguire, un intermezzo musicale curato dall’Orchestra Scolastica Comunale, diretta dal Maestro Orazio Corsaro.

Dopo le allocuzioni del prof. Filippo Marino, autore del libro “VOS ET IPSAM CIVITATEM BENEDICIMUS  ovvero la Lettera o  le Lettere della Madonna…, copia che è stata omaggiata a tutti i presenti dall’Associazione Culturale MessinaWeb.eu, e  presidente della Commissione valutatrice degli elaborati, si è passati alla consegna delle targhe ricordo alle scuole che hanno aderito all’iniziativa: l’Istituto Comprensivo “Cannizzaro-Galatti”, l’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII”, l’Istituto Comprensivo “La Pira – Gentiluomo”, l’Istituto Paritario “Leone XIII”, la Direzione Didattica “Francesco Crispi e Buon Pastore”, l’Istituto Comprensivo “Villa Lina”.

Il concorso,  alla prima edizione grazie alla fattiva collaborazione fra il sig. Rosario Fodale (Presidente dell’Associazione Culturale “Messinaweb.eu”) e il dott. Salvatore Magazzù (Assessore alle Politiche Scolastiche del Comune di Messina), ha il fine di far conoscere “Leggende e Tradizioni” non molto diffuse agli alunni delle scuole elementari e medie della città dello Stretto. L’elaborato prodotto verteva sul tema “La mia lettera alla Vergine Maria”.

L'Associazione Culturale “Messinaweb.eu” si occupa di diffondere la cultura nel mondo giovanile e non, di ampliare la conoscenza della cultura attraverso i contatti fra le persone, gli enti e le associazioni, di proporsi quale luogo di incontro e di aggregazione nel nome di interessi culturali, assolvendo alla funzione sociale di maturazione e crescita umana e civile attraverso l’ideale dell’educazione permanente, di porsi quale punto di riferimento per quanti, svantaggiati o diversamente abili, possano trovare, nelle varie sfaccettature ed espressioni della cultura, un sollievo al proprio disagio.

Per informazioni relative alle finalità, ai servizi e alle attività organizzate è possibile contattare l’Associazione via e-mail " Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it ) o visitare il sito internet all’indirizzo www.messinaweb.eu

 

 

  

 - a cura di Alessandra Garavini -

Per appuntamenti tel. 3385981789
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Iscrizione albo dei Biologi N. 064258

 

Ciò che sembrava impossibile fino a pochi decenni fa oggi si è realizzato e nelle enoteche d’Italia è facile sentire parlare di Nero d’Avola, anzi direi che è di moda bere un bicchiere di questo rosso siciliano ai pasti. Da qualche anno il Nero d’Avola è entrato nell’immaginario collettivo come il  Barolo per il Piemonte, il Chianti per la Toscana e più o meno tutti sanno che è un rosso siciliano di corpo, non troppo alcolico e abbastanza economico.

 

Lo ritrovate nella lista dei vini di moltissimi ristoranti italiani ed anche statunitensi. Pochi sanno, però, che questo vitigno si chiama anche Calabrese, non per la sua provenienza, ma per via di un’assonanza dal dialetto siciliano Calaurisi da Calea ovvero uva e aulisi di Avola. In effetti il suo territorio di maggior espressione è quello della Sicilia sud-orientale nella zona per l’appunto di Avola, Eloro e Pachino. Fino a pochi anni fa il mosto ottenuto dalle uve di Nero d’Avola veniva commercializzato come taglio per la produzione di altri vini. Lo conoscevano bene i francesi che lo importavano come vino da taglio e lo chiamavano vin mèdecine per la forte gradazione alcolica e il profumo intenso.

 

Le origini si perdono nella notte dei tempi e di Nero d’Avola ce ne sono molte sottovarietà tanto da poter azzardare l’ipotesi di una grande famiglia di vitigni molto simili tra loro. Terreni calcarei, venti costanti, spesso di Grecale e coltivazioni ad alberello sono i presupposti ideali per far scaturire vini di corpo ben sostenuti da un’acidità salmastra mentre la componente tannica, ossia l’astringenza, risulta ben tamponata dalla morbidezza glicerica. Vini nervosi e di carattere che rappresentano la versione più classica e tipica dei Nero d’Avola.

 

In realtà il Nero d’Avola oggi viene coltivato un po’ in tutta l’isola e dai vigneti della zona centrale della Sicilia nacque il Duca Enrico con la vendemmia del 1984; il primo esempio di Nero d’Avola imbottigliato in purezza. Il vino Duca Enrico fece comprendere tutte le potenzialità di questo vitigno che fino ad allora veniva imbottigliato in blend con il Nerello Cappuccio o Mascalese o con il Perricone.

La terza zona di produzione importante è quella nel Trapanese e da queste parti i Nero d’Avola prodotti acquistano note speziate e più esotiche con richiami ad alcuni vini mediterranei a base di Sirah. E’ proprio in queste diversità di espressione che il Rosso siciliano acquista interesse e dimostra quanto possa ben rappresentare i diversi territori vitivinicoli siciliani come pochi altri vitigni autoctoni.

 

Non dimentichiamo che i vini prodotti dal vitigno Nero d’Avola sono ricchi di colore e di polifenoli e fra questi l’ormai famoso resveratrolo: una molecola dal forte potere antiossidante ossia in grado di rallentare i fenomeni di invecchiamento delle cellule del nostro organismo. I pigmenti che danno la colorazione violacea al vino vengono raggruppati in un’ampia classe chimica: gli antociani, anch’essi “spazzini” dei radicali liberi. Quest’ultimi sono molecole molto reattive che produciamo nel nostro corpo, in grado di attaccare le cellule nelle sue componenti anche a livello del Dna, predisponendo ad alcuni fenomeni tumorali. Per questo, oggi molti medici e cardiologi raccomandano di assumere un bicchiere di vino rosso a pasto.

 

Ormai famoso è il fenomeno denominato paradosso francese secondo il quale l’incidenza delle malattie cardiovascolari nelle regioni di Bourdeaux e Borgogna è bassa, nonostante l’elevato consumo di grassi saturi, proprio grazie alla costante assunzione di vino rosso ai pasti da parte della popolazione di queste regioni.

Quindi l’indicazione dei cardiologi è quella di assumere costantemente e moderatamente vino rosso. Ma a quanto equivale il consumo moderato? Per gli uomini la “dose” è di 1 bicchiere di vino rosso a pranzo e 1 a cena, mentre per le donne è di circa la metà ossia 1 bicchiere al giorno.

 

Consiglio di abbinare il Nero d’Avola alle carni rosse ed in particolare alla carne ottenuta dal maiale nero dei Nebrodi: un suino di taglia piccola dal mantello scuro allevato allo stato semibrado sulle montagne dei Nebrodi da qualche anno presidio slow food. La carne ben si presta a grigliate e all’ottenimento di salumi di indiscusso pregio non solo per le qualità organolettiche ma anche per i valori nutrizionali.

La carne di suino nero ha, infatti, un tenore in colesterolo minore rispetto ad altre carni di suino ed inoltre anche il grasso presente contiene una componente di grassi insaturi proprio grazie al tipo di allevamento semibrado praticato.

E allora un brindisi alla nostra salute col rosso siciliano più conosciuto nel mondo!

 

  

- a cura di Alessandra Garavini -

 Per appuntamenti tel. 3385981789


“Nulla aggiungiamo e nulla togliamo a ciò che la natura ci dà; noi siamo semplicemente i traghettatori di un’essenza che partendo dalla terra e attraverso la vite si esprime nell’uva”. Dal De Vinis di ottobre 2010.


Sulle colline che si affacciano sullo stretto di Messina in una lingua di terra fra il mar Tirreno e lo Ionio nasce la DOC Faro. Il nome pare derivi dai Pharii; antica popolazione greca che colonizzò le colline del messinese dedicandosi all’agricoltura ed in particolare alla viticoltura. La zona di produzione si concentra in particolare da Capo Peloro scendendo verso sud est lungo la costa Ionica.

 

Quest’area della Sicilia vanta un’antichissima vocazione vitivinicola, il vino era prodotto già in età micenea nel 14° secolo a.C. e nel 1800 veniva esportato in Francia come taglio per i vini di Borgogna e di Bordeaux. Nel 1800 gli ha vitati erano 18.000 oggi in tutta la provincia sono 900, ma proprio in questo picco negativo sta la rinascita di una viticoltura di qualità.
Negli anni 80 la DOC Faro esisteva solo sulla carta, agli inizi degli anni 90, un produttore in particolare, comincia ad imbottigliare il suo vino prodotto in quel fazzoletto di terra collinare che si affaccia sullo stretto di Messina, dove la viticoltura andava scomparendo anche per l’asperità dei terreni e per la pendenza che arriva fino al 70%, imponendo la costruzione di terrazzamenti.

 

Nell’ultimo decennio grazie all’impulso di un pugno di viticoltori che hanno scommesso sul valore di questa DOC, oggi il vino Faro può vantare un Consorzio di tutela che raggruppa 13 associati. E’ una delle DOC più piccole di tutta la Sicilia con 25 ha iscritti all’albo dei vigneti DOC.
La biodiversità dei vitigni autoctoni siciliani è un grandissimo patrimonio, molti di questi non hanno una particolare plasticità e al di fuori di questa ristretta area di elezione non danno grandi risultati. La DOC Faro è l’espressione dell’autoctonia siciliana e proprio per questo ha un grande valore aggiunto, per quel non volersi uniformare nell’espressione gusto olfattiva ai vini di tendenza che ha portato, nell’ultimo decennio, all’appiattimento di aromi, sapori e sensazioni, in un mondo globalizzato anche nello scenario enologico.


I viticoltori che oggi si impegnano nella sua valorizzazione, alcuni anni fa, hanno scelto di non estirpare alcuni vitigni locali per far posto agli internazionali in grado di uniformare la produzione e forse facilitare la commercializzazione, ma di dare una forte spinta ad un’anima locale attraverso il recupero di antichi vigneti. I vignaiuoli del Faro raccontano il territorio in maniera diretta, orgogliosi di farlo, proprio attraverso i vitigni siciliani come il Nocera, il Nerello Mascalese e Cappuccio e altri dal nome poco pronunciabile come Core e Palumba, Acitana, Galatena. Il vino Faro è sicuramente da annoverare fra i rossi importanti, non solo per l’ampio bouquet che ci regala, ma anche per il suo estratto secco che per disciplinare non deve essere inferiore a 22 g/l, la sua acidità superiore almeno ai 5 g/l ci indica un vino fresco che può perdurare nel tempo maturando.


Il processo di vinificazione del Faro prevede la fermentazione del mosto a contatto con le vinacce che dura generalmente oltre i 15 gg. dopo i quali si procede alla svinatura; ossia all’allontanamento delle vinacce fermentate. Questa lunga macerazione del mosto sulle bucce permette l’estrazione di pigmenti e sostanze aromatiche che, insieme alla maturazione del vino di almeno un anno in cantina, sono responsabili dell’ampio comparto gusto-olfattivo che ritroveremo assaporando  un bicchiere di Faro.  


Il vino all’atto dell’immissione sul mercato, secondo l’art. 6 del disciplinare di produzione, dovrà presentare colore rosso rubino tendente al mattone con l’invecchiamento, il profumo sarà delicato etereo e persistente, il sapore asciutto, aromatico e soprattutto caratteristico. Ed è proprio quel persistente e quel caratteristico che lo rendono un vino unico.
Per apprezzarne appieno le sue nuance aromatiche dovremo servirlo in un calice ampio alla temperatura di 18 °C. permettendo, così, una buona ossigenazione e la perfetta liberazione dei profumi.


Fra i possibili abbinamenti ho scelto quelli del territorio: Pesce spada a ghiotta, Capretto alla Messinese, Stinco di maiale al forno e Maialino dei Nebrodi alla brace.
Pesce Spada a ghiotta per 4 persone.
Ingredienti: 800 g di pesce spada a fette, ⅓ di cipolla e 1 costa di sedano finemente tritati, 100 g di olive verdi snocciolate, 500 g di salsa di pomodoro, 4 cucchiai di olio d'oliva, 30 g di capperi dissalati, prezzemolo, sale e pepe q.b.
Preparazione: in una padella fate soffriggere la cipolla e il sedano nell'olio d'oliva, aggiungete poi la salsa di pomodoro, i capperi e le olive, infine il prezzemolo. Disponete nella padella le fette del pesce spada e condite con sale e pepe, fate cuocere per 25 minuti circa a fiamma bassa, bagnando col sugo di cottura.
                                                       

Possiamo abbinare il nostro vino rosso Faro, pur essendo il Pesce spada a ghiotta una pietanza a base di pesce, proprio grazie alla struttura e alla forte componente gustativa e olfattiva che il piatto ci regala.
Queste e altre ricette da: “Fiori e sapori” di Alessandra Garavini edito da Armando Siciliano

 

Con le feste di fine anno arrivano i pranzi ed i cenoni dove i brindisi ci aiutano a sperare che il domani sarà portatore di salute e prosperità.

I buongustai di tutto il mondo considerano il pasteggiare con uno spumante di qualità  un  piacere  raffinato  per  suggellare i momenti più piacevoli e festosi della nostra vita.  Gli spumanti italiani sono eccellenti vini adatti ad accogliere parenti e amici rendendo l’incontro ancoro più gioioso.

Vi sono molti motivi per apprezzare lo spumante a tutto pasto.

Lo schiocco del tappo e l'esuberanza della spuma predispongono alla convivialità e al buon umore, il perlage incessante e la luminosità dei colori sono un piacere per gli occhi.

I profumi inconfondibili ed eleganti predispongono il palato ad un grande piacere. La struttura dello spumante non sovrasta il sapore dei cibi ma li esalta, consentendo di apprezzare al meglio l’abilità di chi li ha preparati.

Le bollicine di anidride carbonica detergono le papille gustative permettendo di assaporare ogni sfumatura gustativa.

Lo spumante sa esaltare i sapori del mare risultando perfetto in abbinamento con carpaccio di pesce affumicato, tartare al salmone, aragosta alla catalana, risotto allo spumante e gamberetti, spaghetti all’astice o agli scampi, branzino al sale e grigliate di pesci, crostacei e molluschi in genere.

Anche i salumi come prosciutto crudo, salame e culatello sono valorizzati dalla raffinata freschezza di un buon bicchiere di bollicine.

L’agnello al forno o il capretto con erbe aromatiche sono perfetti accanto ad un brut rosè.

Ed i formaggi? La morbidezza e la struttura degli spumanti italiani si abbinano anche con scaglie di parmigiano, camembert o formaggi dalla media stagionatura.

Un profumato ed aromatico Demi-sec, infine, può chiudere il pasto servito con i dessert.

Per orientarsi nella enorme offerta che il mercato spumantistico oggi ci offre è bene saper distinguere fra uno spumante metodo classico o champenois ed uno spumante metodo Martinotti o Charmat.

Il metodo Classico prevede una seconda fermentazione in bottiglia del vino per la presa di spuma, ossia per la produzione dell’effervescenza tipica degli spumanti.

Questo processo è lungo ed elaborato così per abbattere i costi ed accelerare i tempi alla fine del 1800 l’italiano Martinotti ha pensato di  realizzare la spumantizzazione, ossia la produzione dell’ anidride carbonica, in autoclave ossia un grande recipiente a tenuta stagna e non in bottiglia.

Oggi ritroviamo ottimi spumanti metodo classico accanto a spumanti metodo Charmat; questi ultimi, spesso dolci, da accompagnare ai dessert e per il più tradizionale degli accostamenti il panettone o il pandoro.

Che fare con la rimanenza degli spumanti quando, persa la loro vivace effervescenza, non sono più bevibili?

Ed ecco un gustoso risotto ottenuto utilizzando gli avanzi degli spumanti brut.

Risotto allo spumante e gamberetti per 4 persone.

Ingredienti: 320 g di riso integrale, 200 g di gamberetti puliti, ½ carota, ¼ di costa di sedano, ½ cipolla, ½ l di brodo di verdure, rimanenze di spumante brut, 4 cucchiai di olio extravergine di oliva e sale a piacere.

Preparazione: tritare sedano, carota e cipolla e rosolare in un filo di olio e un po’ di acqua per circa 10 minuti. Aggiungere il riso e cucinare aggiungendo il brodo di verdure e lo spumante. 5 minuti prima di ultimare la cottura aggiungere i gamberetti e aggiustare di sale. Servire con un filo di olio.

Altre gustose ricette si possono ritrovare nel libro “Fiori e sapori” di Alessandra Garavini edito da Armando Siciliano.

 

 - a cura di Alessandra Garavini -

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Si avvicina il Natale e con esso l’aria di festa e la gioiosa attesa per poter condividere con gli amici e i propri cari alcune serate in armonia. Per noi Italiani il Natale è soprattutto il piacere di ritrovarci attorno ad un tavolo ad assaporare le specialità della nostra tradizione gastronomica, brindando alla salute e al nuovo anno. Certamente i dolci non mancheranno, maliziosi tentatori, a vanificare tutti gli sforzi fatti durante l’anno per mantenerci in forma.

 

Ho scelto di accompagnare i “momenti più dolci” del Natale con   un vino da dessert prodotto nelle isole Eolie, la Malvasia delle Lipari passito, che rappresenta uno dei tre vini a denominazione di origine controlla riconosciuti nella nostra provincia. Nell’immaginario collettivo è il vino più rappresentativo della viticoltura tradizionale messinese sia per la particolare tecnica di vinificazione che per la zona di produzione:  l’arcipelago eoliano, a mio parere isole uniche nel panorama italiano.

Un vino di antichissima tradizione il cui nome deriva dal vitigno principale, la Malvasia, importato dai Greci nel 600 circa a.C. secondo Diodoro.

 

Malvasia sarebbe la storpiatura in Veneziano di Monembasia, città dell’attuale Peloponneso. Tra tutte le isole è certamente Salina quella che ha saputo salvaguardare e valorizzare la sua storica anima rurale mantenendo la propria economia basata sulla coltivazione del cappero e la produzione di Malvasia passito. La viticoltura a Salina si può definire eroica costituita da piccoli appezzamenti con filari disposti su terreni scoscesi di origine vulcanica, ricchi di sostanza organica e minerali, nei quali tutte le operazioni sono condotte a mano. Oggi nelle Eolie ci sono circa 90 ha di malvasia; di cui 46 ha iscritti a DOC, si producono circa 1000 hl l’anno dei quali il 70% passito. Sono 20 i produttori che imbottigliano.      

                                           

Le uve sono lasciate appassire sulla pianta nel caso di vendemmia tardiva, oppure raccolte sovramature selezionando i grappoli migliori. Sono poi poste sulle cannizze (lunghe stuoie realizzate con canne locali) sulle quali appassiscono lentamente per 10-20 gg. durante i quali viene reiterata una pratica quotidiana di scannizzamento e incannizzamento; ovvero uomini addetti che spostano le cannizze al sole durante le ore soleggiate e le riparano nelle pinnate (locali areati) durante la notte e nei giorni piovosi. Quando i grappoli sono “appassiti” si passa al diraspamento e alla pigiatura.


Il mosto è messo in botti di castagno o di rovere o di acciaio per farlo fermentare,  seguono 2 travasi chiarificatori a gennaio e a marzo. In questi ultimi anni si è registrato un grande passo avanti dal punto di vista qualitativo della Malvasia passito, grazie ai produttori e al loro grande impegno; frutto della passione per  il loro vino e la loro terra. Dato di grande rilevanza è che oggi oltre il 50% delle coltivazioni sono in regime Biologico.


La Malvasia è definito “vino da meditazione” forse perché con un bicchiere di questo nettare a fianco davanti ad uno strepitoso tramonto, come solo alle Eolie si può ammirare, possiamo pensare a come questi momenti di “trascurabile felicità”, siano invece espressione della bellezza del nostro mondo ed io aggiungo del nostro bel Paese. Possiamo sicuramente affermare che questo vino rappresenta una mirabile sintesi del perfetto equilibrio fra Natura, Uomo e Tecnica.
E allora dovremo degustarlo col giusto bicchiere ed alla giusta temperatura: 10-12 °C, per apprezzarne appieno tutte le nuance gusto-olfattive.

 

 Il calice sarà piccolo, corto e panciuto con l’apertura che tende a restringersi per concentrare al massimo gli intensi profumi e gli aromi di frutta candita , uva passa, frutta esotica e sciroppata, frutta secca, confetture, miele e fiori appassiti.
Lo accompagneremo con il Pandoro al cioccolato o ancor meglio con i dolci tipici della tradizione Eoliana:  

 

i nacatuli a base di acqua di rose e mandorle o i giggi ricoperti di vino cotto, o ancora con le casatedde a base di fichi secchi e uva passa.
Un abbinamento curioso e di tendenza è con i formaggi stagionati; il sorprendente contrasto fra la dolcezza del vino e la sapidità del formaggio ne esalta le caratteristiche organolettiche di entrambi.
E allora un augurio speciale per un “dolce Natale”!

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