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Abbiamo voluto abbinare a questa 1° edizione della Manifestazione Arti Applicate e Mestieri un concorso fotografico. La fotografia è in fondo, un linguaggio in equilibrio tra arte e tecnica. L’essenza stessa del fare fotografia nonché il mestiere di fotografo, richiedono non solo creatività, tecnica ma anche personalità e inventiva, senza trascurare l’importanza di ispirazione, riflessione e riferimenti culturali.

 

L’evoluzione del processo fotografico nasce da un sapere multidisciplinare, che include ottica, la chimica, la progettazione, la meccanica, per giungere all’attuale tecnologia digitale.

Si inizia con le menzioni per alcuni partecipanti al Concorso fotografico, organizzato dal Centro Commerciale Bruno Euronics di Tremestieri, in sinergia con l’Associazione Messina web.eu, ma prima un cenno è doveroso farlo alla Giuria del Concorso “Una finestra sullo Stretto di Messina” presieduta da

1-          Massimo Pantano, fotografo professionista

 è composta da:

1.       Rocco Fodale, tenore, poeta e appassionato di fotografia

2.       Marco Casagrande Ambassador Canon

3.       Sandro Maselli Direttore Centro Commerciale

4.       Giorgio Bevacqua, Foto Amatore

5.       Susanna Famulari foto amatore

MENZIONI per “Una finestra sullo Stretto di Messina” attribuite a:

    • categoria amatori

    1) Tina Davì

  • 2) Antonio Maggio   
  • 3) Alessio La Spada
    • categoria professionisti

    1) Giovanni Broccio

  • 2) Maria Berenato

  • 3) Nello Valveri.

  • PREMIO PRESIDENZA ASSOCIAZIONE MESSINAWEB.EU per la FOTOGRAFIA ad un giovane undicenne  Giacomo Lorimo

 

  • CLASSIFICATI CONCORSO FOTOGRAFICO

     

      3° Premio: Elefantino placato d'oro

     

    CATEGORIA AMATORIALE

    • Terzo Premio a Vinceno Nicita Mauro
    • CATEGORIA PROFESSIONISTI
    • Terzo Premio a Enrico Mazzaglia
    • 2° Premio: Orologio da tavolo placcato in argento
     

    CATEGORIA AMATORIALE

    • Secondo Premio a Antonino Piccione
    • CATEGORIA PROFESSIONISTI
    • Secondo Premio a Gianmarco VETRANO
     

    1° Premio: Buono Acquisto da € 400 (quattocento euro) offerto dal  Euronics Gruppo Bruno (da spendere su prodotti del reparto fotografia dello stesso punto vendita)

     

    CATEGORIA AMATORIALE

    • Primo Premio a Giuseppe Franchina
    • CATEGORIA PROFESSIONISTI
    • Primo Premio  Francesco Torregrossa

locandina rid

L’Associazione Culturale Messinaweb.eu, , con la collaborazione  di EURONICS Gruppo BRUNO, indice la prima  Edizione del Concorso “UNA FINESTRA SULLO STRETTO DI MESSINA”.

La partecipazione è aperta a tutti gli artisti - senza limiti di età, sesso, nazionalità o altra qualificazione  nelle due sezioni riservate: -  fotografi professionisti, - fotografi dilettanti.

·         Ogni partecipante può presentare una fotografia in b/n e/o colore e sono ammesse elaborazioni digitali.

·         La foto dovrà pervenire sotto forma di stampa fotografica di formato massimo 40x50cm. Possono tuttavia essere presentate anche stampe di dimensioni inferiori purché montate su cornice a giorno.

·         La foto deve  essere eseguita  in ogni parte della città di Messina con l’immagine dello “Stretto”.

·         La  partecipazione è gratuita.

·         L’ opera dovrà pervenire, inserita in cornice a giorno  con attaccaglie,  pena la mancata esposizione, tramite posta, corriere o a mano, c/o Euronics Gruppo Bruno  Centro Commerciale Tremestieri S.S. 114 km 6,2 Tremestieri (Me) cap 98128 entro e non oltre il 09 aprile 2013,  farà fede il timbro postale o la ricevuta di consegna.

·         La mostra delle opere avrà luogo presso il punto vendita Euronics Gruppo Bruno sito nel Centro Commerciale Tremestieri (Me) S.S. 114 km 6,2 dal 10 -19 aprile 2013.

·      Saranno premiati i primi tre artisti che si saranno classificati nelle prime tre posizioni nelle categorie “Fotografi professionisti” e “Fotografi  dilettanti”. Il giudizio verrà dato da una commissione all’uopo nominata che si baserà su criteri di a) QUALITA' E TECNICA FOTOGRAFICA, b) CREATIVITA',c) PUNTO DI RIPRESA il cui parere avrà un peso del 60% e dal voto che potrà essere espresso da tutti i clienti (ogni cliente potrà votare una sola volta ed una sola opera) che effettueranno un acquisto presso il negozio Euronics Gruppo Bruno sito nel centro commerciale Tremestieri nel periodo che va dall’ 11 al 18 aprile 2013 che avrà invece un peso del 40%.

Premi:

1§  1° Premio: Buono Acquisto da € 400 (quattocento euro) offerto dal  Euronics Gruppo Bruno (da spendere su prodotti del reparto fotografia dello stesso punto vendita)

1§  2° Premio: Orologio da tavolo placcato in argento

1§  3° Premio: Elefantino placato d'oro ditta Zara

L’Associazione si riserva di assegnare ulteriori riconoscimenti alle opere che avranno riscosso particolare apprezzamento su insindacabile giudizio della giuria competente.

1·         La foto con la cornice non sarà restituita e rimarrà, comunque, di proprietà dell’Associazione “MESSINAWEB.EU” che potrà utilizzarla per scopi artistico-culturali senza fini di lucro.

La cerimonia di premiazione avrà luogo in Messina, sabato 20 Aprile 2013 - alle ore  17:00 presso il Salone della Borsa della Camera di Commercio di Messina, in occasione della manifestazione “Arti applicate e mestieri”

1-          Attestati di partecipazione a tutti i partecipanti al concorso.

1-          PER MAGGIORI INFORMAZIONI:

1-          Sito ufficiale: www.bruno.euronics.it

1-          Posta elettronica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o tel. 329 3423807

- di piero rotondo -

Divina! Perché solo a te m'ispiro mettendo a fuoco questi lontani ricordi della mia giovinezza a Torrente Boccetta? Tu sola, mia Fata Turchina, puoi restituirmi a quella lontana esistenza che tento di far rivivere! Prestami però ancora i tuoi magici occhi, azzurri come le profondità in cui s'immegeva Colapesce; prestami gli stivali delle Cento Leghe, perché possa ripercorrere a ritroso il mio lungo cammino e ritornare bambino lì, all'isolato 35l , dove mio padre esercitava la sua professione di medico ed io erravo, intanto, nei meandri di Torrente Boccetta, nelle sue strade, per le cave di sabbia che allora lo circondavano, insaziabile esploratore di luoghi e di spazi e frequentatore abituale dell'Oratorio Salesiano S. Luigi.
Sostienimi in questa per me inusitata cavalcata in cui ormai sono impegnato, acrobata senza rete, attore senza palcoscenico, giocatore di scacchi senza avversario, oratore senza pubblico. Come Van Gogh vorrei essere sordo alle vane lusinghe del mondo per riascoltare l'eco del passato, e rivisitare quel lontano angolo di mondo come assieme a te lo conobbi: "Tu che una sera ad Arles mi prestasti i tuoi occhi ...".
Ci separava un tempo un solo isolato e quando, nelle notti d'estate, mi affacciavo al balcone in
cerca di fresco di luna e di stelle, te sola vedevo, inesausta fonte dei miei sogni e dei miei desideri. Ora l'abisso ci separa, la sacralità dei matrimoni, la lontananza fisica, il trascorrere degli anni che rende sempre più improbabile la convergenza degli sguardi e dei ricordi: "Altra luce ti sfoglia lontana dalla terra dove affondo ogni giorno ...".
Per te segrete sillabe nutro che spero in qualche modo ti giungano sulle ali di "PAGNOCCO". Per questo tacerò per sempre il tuo nome: lo affiderò alle onde del Boccetta in piena, perché lo consegni, attraverso la variegata forza delle correnti, "a Muntanti", "a Scinnenti", alla profondità degli oceani. "LORCA" ti chiamerò, nostro amato poeta e quasi anagramma del tuo nome. Dunque Lorca, mio grande fratello, ora che ho preso confidenza con te, come una tigre potrebbe accompagnare un gattino, guidami in questa inconsueta cavalcata. Mentre scrivo, sono proprio le cinque della sera e sento i lontani rintocchi della tua chitarra andalusa. Non vorrei mai più vedere Boccetta sotto lo scempio dei TIR. Mai più leggere quei dolorosi rosari di devastazione e di morte: l'ultimo, per fortuna incruento, grazie alla bravura dell'autista, proprio in quella piazzetta detta ora "Antonio Catalano", tra l'isolato 351 e 352, un tempo teatro delle nostre interminabili partite di calcio. Non vorrei mai più vedere le dolci colline di Scoppo, un tempo meta di scampagnate per allegre brigate, nella morsa dei TIR.
Dalla «Gazzetta del Sud» del 12 Giugno 2004, estraggo solo alcune tappe del doloroso "calvario": 3 marzo 1986: Folle corsa di un autoarticolato senza freni, 33 auto distrutte.
22 aprile 1986: Un tir si ribalta dopo l'incrocio tra il Boccetta e via Vittorio Emanuele, all'altezza dei Canottieri "Thalatta". Nessun ferito.
dicembre 1988: Muore a soli 20 anni una studen-tessa calabrese travolta da un TIR, all'altezza di largo Seguenza.
16 dicembre 1995: Ancora "un miracolo": un tir impazzito tampona otto vetture e si ferma sullo spartitraffico, senza sconfinare sulla corsia opposta. Sarebbe stata una strage.
19 dicembre 1995: A soli tre giorni di distanza un'altra serata di terrore, protagonista un camion carico di traversine di ferro. Solita rottura dei freni e maxitamponamento: 17 auto coinvolte, 9 feriti. luglio 1996: Un TIR si ribalta vicino al Liceo Archimede.
18 aprile 2000: Un camion vola lungo il Boccetta e finisce alla foce del torrente.
3 giugno 2000: Un TIR guidato da un autista polacco rompe i freni e finisce sullo spartitraffico nei pressi dell'Immacolata.
luglio 2000: Si piange la terza vittima del Boccetta: ancora una volta è una donna, la signora Nunziata Aversa, ad essere travolta.
2 agosto 2000: Un mezzo pesante, carico di sostanze tossiche, si ribalta nella curva dello svincolo.
18 ottobre 2000: A ribaltarsi stavolta è un camion pieno di lastre di granito.
aprile 2001: Ennesima carambola infernale: due TIR coinvolti, 23 auto danneggiate, 8 persone soccorse, 2 ferite seriamente.
20 fèbbraio 2004: Sei le auto distrutte dalla furia dell'ennnesimo bisonte della strada impazzito. Anche in questo caso la causa è un guasto ai freni. 12 giugno 2004: Camion rompe i freni e semina il panico: 12 feriti.
Questi scenari apocalittici mi richiamano confusa-mente altri dolorosi ricordi che pensavo fossero ormai definitivamente sepolti nella mia memoria. Avevo appena tre anni nel 1942, quando in quella tragica estate imperversavano i bombardamenti: non c'erano allora le bombe "intelligenti" (se così si può dire, perché tutte le bombe sono il concentrato esplosivo della stupidità umana), per cui, nonostante gli obiettivi fossero il Porto, la Difesa e la Stazione, ogni punto della città poteva diventare un obiettivo non voluto.
Mio padre, allora medico militare, quasi presago di ciò che sarebbe accaduto (come avrei appreso poi da mia madre), prese in affitto una casa a Rodì dove tutti ci trasferimmo.
Probabilmente quella mossa salvò la vita a noi tutti, perché la casa patriarcale di mio nonno all'isolato 350, angolo via Latina, dove noi ci recavamo spesso, venne devastata da una bomba.
Incastonati tra questi apocalittici poli, quello della guerra e quello non meno devastante dei TIR, affiorano per fortuna altri lieti ricordi quasi tutti legati all'Oratorio Salesiano di Boccetta.
Abbozzo qui una ridotta galleria delle persone più care che vi conobbi, in ordine di età non di affetto: Domenico Borgia (Mico della Boccetta), grande nemico del ponte, ispirato poeta satirico e maestro di poesia dialettale, abitante oggi in via Latina (tanto per non perdere la dimestichezza con le bombe).
Erio Marchese, ora apprezzato attore della compagnia di Mollica, al tempo dei Salesiani insuperabile giocatore di carambola.
Bruno Nota, ora dirigente di Banca a Siena, campione di ping-pong e diffusore di questo gioco tra i più giovani nel primo dopoguerra.
Alfredo Santoro, apprezzato e noto poeta messinese profondamente ispirato dai paesaggi mediterranei. Antonio Cambria, mio inseparabile compagno di gioco e di teatro.
Mauro Cambria, oggi neurochirurgo, ottimo conoscitore dei poeti dialettali siciliani che ci recitava con nostro grande divertimento.
Faccio torto agli altri non ricordandoli? Certamente sì, ma troppi sono ora i fantasmi che si affollano nella mia mente e la penna ormai cade dalle mie mani se penso anche a quelli scomparsi. "Why does my pen not drop from my hand..... ?".
Ma ora, caro lettore, da tempo sono trascorse le cinque della sera e si è fatta notte fonda.
È giusto che le divinità che mi hanno assistito ritornino ai rispettivi Olimpi: non ad esse ma all'autore devono essere attribuite probabili carenze in questa testimonianza d'un figlio.
Manchevole forse, ma appassionato amante di quel gentile angolo della nostra città che risponde al nome di Torrente Boccetta.

dal n.4 del "pagnocco" si ringrazia il prof. Giuseppe Cavarra per l'autorizzazione.

-di Marco Giuffrida-

Grande.
Grande con le sue palme alte e la scalinata che porta all'edificio comunale.
A fronte mare.
Era il ritrovo di molti appassionati di aeromodellismo.
La domenica mattina, con il tempo bello, si poteva assistere alle evoluzioni di qualche esperto che, girando su se steso, tratteneva, per mezzo di due sottilissimi fili di acciaio, dei piccoli aerei a motore a scoppio, a cui faceva compiere le più incredibili evoluzioni.
Il "riferimento" di questa attività, lo conobbi e diventammo amici, era tale Donatello Romano.
Un incredibile giovanotto, alto, magro, con capelli e barba rossi e con la testa che era peggio dell'Etna per la quantità di idee che era capace di eruttare.
Si era costruito, perfino, uno scooter, utilizzando il motore e la struttura di un ciclomotore dei paracatudisti inglesi o americani. Aveva forgiato una carrozzeria che copriva tutto e che faceva assomigliare, questo mezzo, ad un panino. Uno di quei panini quasi ovali, all'olio, che cominciavano, assieme al pane comune, ad essere sfornati.
La domenica, dalle nove in avanti, Donatello era lì con i suoi modelli da far volare.
Li aveva portati, con il suo motorino color panna, i piccoli aerei smontati, legati in qualche modo sulle spalle, e, ancora, una gran borsa a tracolla con gli attrezzi ed una lattina di carburante, una miscela a base di benzina ed etere.
Parcheggiava in un angolo il suo mezzo giallo e trovava già lì, in Piazza Municipio, qualche volontario appassionato, pronto ad aiutarlo.
Stendeva i fili, li collegava all'ala del modello che rapidamente aveva ricomposto, poi, dopo avere riempito il serbatoio con una grossa siringa di vetro, faceva girare l'elica perché il combustibile arrivasse fino al cilindro.
Lui sapeva quale era il momento giusto.
Con, alcuni rapidi ed attenti colpi dati con le dita e un po' di fortuna, faceva girare l'elica ed il motore, scoppiettando, cominciava a girare.
Un rapido controllo alla carburazione e, posando il modello a terra, lo affidava a un volontario perché lo tenesse per la coda.
Lui correva alla manopola posata a terra da dove partivano i sottili fili d'acciaio.
Velocemente, con un'occhiata, controllava che non fossero ingarbugliati.
"Al mio via!" gridava al volontario, superando a malapena il frastuono acuto del motore che girava al massimo.
"Al via", ripeteva l'aiutante.
E, qualche secondo dopo, l'aereo si librava velocissimo nell'aria eseguendo, docile, tutti i comandi che, attraverso questi fili, venivano impartiti.
E Donatello girava su se stesso, seguendo, soddisfatto, le evoluzioni che faceva compiere alla sua "creatura".
La sua barba ed i suoi capelli rossi, ramati, scintillavano quando venivano raggiunti dai raggi del sole e lui sorrideva e si beava di ciò che era riuscito a costruire e, soprattutto, di come riusciva a far funzionare i suoi modelli.
Anche lui, volava e girava e volava e, chi sa quanto andava lontano con quella sua danza!
Era soddisfatto e felice e lo si capiva dall'espressione dei suoi occhi vivacissimi ed attenti
La gente, in circolo ed a debita distanza, osservava curiosa.
Con il suo aiuto ed i suoi consigli, noi più giovani ci cimentammo nella costruzione di "cose" più semplici e, soprattutto, prive del costosissimo motore:
Veleggiatori, libratori e piccoli modellini con il motore ad "elastico".
Usavamo le scale, che portavano al Municipio, come comoda rampa di lancio.
La brezza che arrivava dal mare consentiva delle stupende e lunghissime planate mentre accarezzava la chioma delle palme che circondavano Piazza Municipio.

Come tutte le città che si affacciano sul mare anche Messina nell'arco della sua storia millenaria ha fondato la sua ricchezza economica su quanto lo stesso mare poteva copiosamente offrirle.

Così in passato è stato per la pesca e così ci auguriamo che dal mare possa, ancora per il presente e per l'avvenire, giungere nuova linfa, grazie ad  un'attenzione più adeguata e sensibile nei confronti delle sue innumerevoli opportunità turistiche.

Dal porto, dunque, Messina ha sempre ricevuto le risorse principali del suo benessere e proprio lungo il porto, possiamo riscontrare le principali testimonianze di una fervida e continua attività peschiera e commerciale, nell'alternarsi delle sue più o meno tragiche vicende storiche.

Foto d'epoca tramandano la collocazione del Mercato cittadino presso la banchina a sud dello stesso Municipio. Da un'immagine fotografica risalente al 1860 i banchi di vendita erano posti su due file ed erano realizzati ancora in muratura e coperti da tende mobili.

 A qualche anno dopo risale la trasformazione degli stessi banchi commerciali in eleganti padiglioni di ghisa, secondo la incipiente moda architettonica dell'epoca, che vedrà trionfare lo stile liberty a Messina, grazie anche alla straordinaria capacità artistica dei maestri artigiani del ferro battuto che da Messina riscuotevano successi in tutto li mondo.

Il Nuovo Mercato, sempre affacciandosi sul mare e inaugurato nel 1865, risultava ormai non più una semplice pescheria, ma un vero e proprio mercato coperto, ove era possibile ritrovare ogni specie di mercanzia, dai beni alimentari alle ceramiche.

Tale sito sembra collocabile nei pressi della odierna Loggia dei Mercanti, località, questa, adibita a scopi commerciali sin dall'epoca medioevale. Qui, infatti, si teneva la cosiddetta Tiera Franca, con la disposizione, lungo la stessa banchina, dei locali commerciali dei più importanti mercanti del tempo, messinesi e non.

Il Nuovo Mercato mantenne la sua funzione e la sua originaria struttura anche dopo il terremoto del 1908 e superò indenne anche le due guerre mondiali per venire poi inglobato dall'ampliamento delle circostanti banchine.

Dal libro "Il Porto di Messina dagli argomenti ai croceristi" di Franz Riccobono edito da Skriba
"Si ringrazia Franz Riccobono e l’editore per l’autorizzazione" 

Inaugurato nell'anno 2000 dall'Arcivescovo Ignazio CANNAVO' e progettato dall'architetto Livio Lucà TROMBETTA, si trova al numero civico 279 di via Cesare BATTISTI.
II museo è in scala ½ e rappresenta il quartiere Avignone, luogo in qui il Santo Padre Annibale Maria di Francia operò amorevolmente per i poveri e gli orfani.
Sono rappresentati i tre vicoli del quartiere; nel primo vivevano molti poveri. Nel secondo si concentrava l'attività del quartiere ed era luogo di incontro; in esso si affacciava la sartoria, la calzoleria e la tipografia. Nel terzo vicolo si affacciavano le stanze dei religiosi e la cappella del 1886.
Dopo il 1908, anno del terremoto, anche il santo abitò in questo vicolo.
Padre Annibale custodì e conservò utensili e attrezzi della povera gente delle casette.
Essi insieme alle vesti del santo e a tutti i suoi ricordi possono essere ammirati nel su detto museo. Vengono anche ricordate le due congregazioni fondate da Padre Annibale: "le figlie del divino Zelo", e i "Rogazionisti".

All'interno del Duomo si trova il museo nel quale sono custodite opere di grande valore artistico. L'opera più ammirata è la "Manta d'oro" dedicata alla Madonna della Lettera da Innocenzo MANGANI (1668), essa è arricchita da preziosi ex voto.

Si trova pure la reliquia dei capelli di Maria di Nazareth, essi sono custoditi all'interno di una pigna in cristallo di rocca del decimo secolo e durante la festa del tre giugno vengono portate in processione per le vie di Messina di cui Maria è la Patrona.

Reliquiari in argento sbalzato di San Marziano del dodicesimo secolo, di San Nicola del quindicesimo secolo e di San Paolo del secolo diciassettesimo.

Si può ammirare il busto in argento di San Bartolomeo ABATE (1645) e di San Giovanni CRISOSTOMO; dei candelabri di bronzo e argento, paramenti sacri, calici in argento dorato e smaltato, un turibolo con coppa barocca del cinquecento.

 - di Lidia Sandi -

L'ex filanda ottocentesca "Mellinghoff", ospita oggi il museo Regionale, presso il  Viale della Libertà.

Nel 1806 fu aperto come Pubblico Museo Peloritano, successivamente il Comune di Messina, nel 1890, lo qualificò "Museo Civico".

Ebbe diverse ubicazioni e dopo il 1908, il terremoto rase al suolo la sua ultima sede, cioè il convento  di S.Gregorio, e le opere distrutte con essa.

Occorse uno sforzo notevole per recuperare reperti ed opere artistiche dei vari palazzi e chiese, essi furono convogliati presso la spianata di S. Salvatore dei Greci.

Solo nel 1916 venne statalizzato ed il 29 gennaio 1922 inaugurato, ma l'apertura pubblica avvenne nel 1954, e nel 1976 divenne Museo Regionale.

Attualmente si trovano in esso un mascherone arcaico del XVI secolo della scuola di Calamech, raffigurante il dio Bacco; le statue originali del Nettuno e di Scilla di G.A. Montorsoli,  del 1557; le decorazioni e il portale della chiesa delle Anime del Purgatorio, del 1790; il portale ed alcune sculture della chiesa di Santa Maria Alemanna; la cappella a tarsie marmoree della chiesa di San Gregorio, con le finestre e le decorazioni a putti di stucco dorato, attribuite a F. Juvarra; le splendide tarsie policrome dell'antica chiesa di Santa Caterina D'Alessandria; la facciata della chiesa di S.Maria della Scala che, dopo il Duomo, era considerata la più bella chiesa di Messina; i resti delle porte e delle "Vittorie" marmoree della distrutta Palazzata, ed ancora, sculture di Andrea Calamech.

Attraverso il Viale di accesso si giunge alle dodici sale  del piano terra dove vi si trovano le opere di scultura e pittura.

"La Madonnina degli storpi" realizzata da Goro De Gregorio, verso il 1933 per il monumento funebre di Guidotto de Tabiatis (arcivescovo), attira particolare attenzione.

Troviamo, ancora, la statua della Madonna con Bambino  che si vuole realizzata da Antonio Baboccio da Piperno (sec. XV) e che in passato era possibile ammirare nel portale maggiore del Duomo.

Del 1473 il  il Polittico di S.Gregorio dipinto da Antonello da Messina.

Particolare interesse per la carrozza del Senato risalente al seicento.

Presente anche, tele di Michelangelo Merisi da Caravaggio ovvero: L'adozione dei Pastori e la Resurrezione di Lazzaro.

Si può ammirare, inoltre, l'arte dell'oreficeria Siciliana del XV al XIX secolo di Filippo Juvara, Rizzo ed altri.

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