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- Maggiore artiglieria Alpini O.A.( s.p.e.)

Nato a Lipari ( ME ) il 25 gennaio 1908 - deceduto in Messina il 21 giugno 1942

MEDAGLIA DI BRONZO al V. M.

" Dava ripetute prove di sereno sprezzo del pericolo e di non comune ardimento "

Cielo di Spagna, marzo 1937

MEDAGLIA D'ARGENTO al V.M.

" Osservatore dall'aeroplano, calmo ed audace, ha partecipato a numerose azioni belliche dimostrando sempre, in ogni circostanza, anche con l'apparecchio colpito, serenità di animo e sprezzo del pericolo. In una azione particolarmente importante, benché ferito in volo, persisteva nella sua azione da bassissima quota.
Alto esempio del dovere e di virtù militari "

Cielo di Spagna, marzo - luglio 1937

Placido Donia

Mar 20, 2023

 

Nato a Messina l’8 marzo 1921

MEDAGLIA DI BRONZO AL VALOR MILITARE

“ Comandante di plotone, durante attacco contro munite posizioni nemiche, rimasto ferito incurante del dolore continuava a far fuoco con il proprio moschetto sul nemico in fuga. Si faceva trasportare al posto di medicazione solo ad azione vittoriosamente conclusa “.

Muset el Chefir ( A.S. ), 28 maggio 1942

 

Ammiraglio di squadra

Nato a Montella (AV ) il 10 aprile 1906 - deceduto a Tarsia ( CS ) il 24 ottobre 1974

sepolto nel Cimitero Monumentale di Messina

MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE

Capitano di Corvetta s.p.e. - Comandante del Sommergibile " Torricelli "

Comandante di sommergibile dislocato in acque lontane ed insidiatissime, durante ardua missione svolta in condizioni ambientali oltremodo avverse, scoperto e sottoposto a prolungata caccia da parte di numerosi siluranti, visto impossibile il disimpegno, emergeva accettando il combattimento in evidenti condizioni di inferiorità. Aperto il fuoco con il cannone e con le mitragliere, si impegnava in epica lotta a distanza ravvicinata contro tre cacciatorpediniere e due cannoniere. Lanciati anche i siluri, a corto di munizioni e con l'unità ripetutamente colpita, ed egli stesso ferito, decideva di salvare i suoi marinai ed affondava il battello che scompariva con la Bandiera a segno salutata alla voce del valoroso equipaggio. Nell'impari lotta, il sommergibile affondava un C.T. ed infliggeva danni alle rimanenti unità avversarie. Trascinato in mare dai marinai che si erano rifiutati di abbandonarlo era da loro stessi sostenuto allorché, in seguito alla ferita riportata, aveva perduto i sensi. Coloro ai quali egli aveva indicato la via dell'onore e del dovere ridavano in tal modo alla Nazione ed alla Marina uno dei suoi figli migliori affinché a questi fosse ancora concesso di operare per il bene della Patria. Magnifico esempio di uomo e di ufficiale al quale lo stesso nemico ha tributato ammirazione e rispetto .
Mar Rosso Meridionale, 21-22-23 giugno 1940

L'Ammiraglio PELOSI nel periodo maggio 1962 gennaio 1964 fu Comandante Militare Marittimo
Autonomo in Sicilia.

 

Maresciallo di 3° Classe A.A. Pilota
LO SCHIAVO ANTONIO
nato a Santa Teresa di Riva il 22 maggio 1916

MEDAGLIA D'ORO AL V.M. ( alla memoria )
" Pilota di eccezionale valore, combattente insuperabile per ardimento e perizia, gia distintosi su altri fronti. Più volte decorato al V.M. sul campo, avendo perduto gloriosamente due fratelli sui campi di battaglia ed essendo stato assegnato ad una sede di 2à linea, con magnanimità di eroe purissimo non ha voluto abbandonare la lotta.
In una incursione aerea nemica da parte di numerose formazioni di quadrimotori impegnava l'impari lotta ed abbatteva un apparecchio nemico. In una seconda incursione aerea si lanciava col suo velivolo all'attacco conscio della formidabile reazione avversaria. La lotta che sosteneva con pochi gregari veniva coronata dall'abbattimento di uno dei velivoli incursori. Con l'apparecchio crivellato dalle raffiche avversarie, continuava strenuamente la lotta finchè, colpito a morte immolava la sua giovane vita per la grandezza della Patria ".
Cielo di Napoli, 5 - 15 febbraio 1943

MEDAGLIA D'ARGENTO AL V.M. " sul campo "
" Intrepido ed abilissimo pilota da caccia, non esitava ad attaccare una numerosa formazione di velivoli quadrimotori che portavano la loro offesa su di un importante centro nazionale.
Incurante della schiaccianta superiorità numerica del nemico, impegnava aspro combattimento riuscendo ad abbattere uno degli incursori. "
Cielo di Napoli, 11 dicembre 1942

CROCE DI GUERRA AL V.M.
" Pilota da caccia di singolare abilità ed ardimento, partecipava con slancia e sprezzo del pericolo ad un combattimento contro preponderanti forze da caccia avversarie. "
Cielo di Grecia e di Jugoslavia, marzo 1941

CROCE DI GUERRA AL V.M.
Cielo di Spagna, 1938

Gaetanao  La Corte Cailler

- di Aurora Smeriglio -

 

Gaetano La Corte Cailler , nacque l’1 agosto 1874 dal cav. Nicolò La Corte e Pontrelli, maestro di musica, e dalla signora Maria Cailler e Pagliano. Sin da ragazzo fu incline allo studio della storia e in particolare quella della nostra città, a cui si dedicò, lottando fino all’ultimo, per la salvaguardia del superstite patrimonio artistico messinese dopo la catastrofe del 1908.
È questa l’atmosfera suggestiva in cui ci addentriamo, con il nipote omonimo ed incredibilmente somigliante, Gaetano La Corte, con il quale ho condiviso, da bambini, il medesimo cortile.

«Da ragazzo abitava con i genitori nelle case Cicala. Nonno Gaetano dormiva al piano di sotto, e suo padre, il bisnonno Nicolò di professione musicista, al piano superiore.  A tarda notte riprendeva la via di casa, stanco e provato dopo ore dedicate ai suoi concerti. Tutti desti, in attesa del suo rientro, conoscevano ormai le mosse e i rituali che concludevano le nottate. E anche nonno rimaneva sveglio ed in ascolto dei suoi passi che risuonavano per la casa, fino a quando non sentiva provenire dal soffitto il tonfo della prima scarpa, segno dell’imminente resa al sonno. Ma solo dopo il tonfo della “seconda scarpa”, finalmente, era certezza per tutti che fosse giunto il momento del meritato riposo».
«…pur di avere una matita e un blocco notes, rinunciava volentieri al suo panino…» prosegue il nipote con voce rotta dall’emozione. «…e desideroso che i messinesi potessero attingere alle stesse fonti librarie a lui molto care, dopo il terremoto che distrusse quasi interamente le biblioteche della città, caricò tutti i suoi libri su un carro di buoi e li portò personalmente all’Università di Messina».
Difatti esiste il “Fondo La corte Cailler” alla Biblioteca Universitaria Regionale.
La genuinità e generosità d’animo è un’evidente prerogativa della famiglia La Corte, ed in particolare del La Corte Cailler che sempre si prodigò per la sua amata Messina.
«… prendeva appunti su tutto, con minuziosità e infaticabilità!» …conclude il nipote. Ne sono infatti testimonianza i suoi Diari.

Messina restò orfana del grande storico Gaetano La Corte Cailler, il 26 gennaio 1933.

 

Filippo Juvarra

- di Denise Vrenna -
A riprova di una sostanziale assenza di fruizione, se non da parte degli addetti ai lavori, la mostra “Angeli di carta” (accessibile al pubblico dal 16 al 22 dicembre 2010 presso il Palacultura “Antonello da Messina”) ha portato alla ribalta il patrimonio bibliografico della città compreso tra il XVI ed il XIX secolo, svelandoci l’eredità di un passato glorioso.
Tra le personalità emblematiche, merita un approfondimento Filippo Juvara, famoso architetto nato a Messina nel 1678.
Distintosi nel corso della sua carriera come uno dei principali esponenti del Barocco italiano, è nella terra natia che diede inizio alla sua formazione, ultimata sugli esempi di Fontana e Borromini a Roma, ove si trasferì a soli 26 anni.
Di lì a poco, Juvara iniziò i primi lavori, proseguendo un intenso studio sui modelli artistici più antichi e rinascimentali.
E’ nel 1714 che fu assunto al servizio di Vittorio Amedeo II di Savoia, con la prestigiosa qualifica di “primo architetto civile del re”, mirando ad un’intensa opera di riqualificazione urbana per la città di Torino, capitale del nuovo regno.
Furono anni molto fecondi in termini di progettazioni e costruzioni, volte ad architetture di carattere religioso e civile: dalla facciata della chiesa di S. Cristina in piazza S. Carlo, la Basilica di Superga (uno dei suoi capolavori), le chiese di San Filippo Neri e del Carmine, Sant’Andrea a Chieri , al castello di Rivoli (rimasto incompiuto nelle parti più rappresentative) , la Palazzina di caccia di Stupinigi( con pianta a quattro bracci, disposti a croce di Sant’Andrea) e la reggia di Venaria Reale.
Risalente al 1718 ed ispirata a Versailles è la Facciata di Palazzo Madama in piazza Castello a Torino, progetto mai concluso e concretizzatosi esclusivamente nei suoi caratteri barocchi e nell’impiego della pietra bianca.
Il nome di Filippo Juvara godette di ampia fama presso le corti del tempo, come dimostra la richiesta di progettazione del nuovo palazzo reale da parte del re spagnolo Filippo V nel 1735: anche questa volta, ad ispirare l’architetto messinese fu Versailles, ma  i gravosi impieghi economici ne impedirono (com’era già accaduto in passato) la realizzazione.
E’ a Madrid che nel 1736 Juvara si spense, concedendoci in eredità quel vasto patrimonio che, tra architetture e scenografie, conserva il gusto per le pregevoli incisioni accolte nelle tavole illustrative degli “Studi Secenteschi” e quelle raggruppate nelle “Raccolte di varie targhe fatte da professori primari di Roma”, ove l’artista si distinse in qualità di disegnatore ed incisore.

Placido Donia

Mar 20, 2023
 

 

- di Denise Vrenna -

In quanto esponente dell’attività incisoria messinese, Placido Donia ha partecipato con la sua produzione alla ricca e prestigiosa esposizione bibliografica di testi “Angeli di carta” presso il Palacultura Antonello da Messina nel Dicembre 2010.
Risalire alle fonti biografiche su Placido Donia si rivela un’impresa particolarmente ardua, ma la sua attività è facilmente collocabile intorno alla metà del XVII secolo, come dimostrato dall’incisione firmata nel 1644, utile testimonianza delle trasformazioni relative all’impianto urbano della città di Messina, a partire dal 1571.
Donia ha prestato la propria perizia artistica anche nella serie di pubblicazioni atte a difendere la tradizione sulla Sacra Lettera ai Messinesi, contro coloro che ne negavano l’autenticità, arricchendo con le proprie incisioni l’ “Iconologia della Gloriosa Vergine Madre di Dio Maria protettrice di Messina”, edita ad opera del gesuita Placido Samperi nel 1644.
Interessante sottolineare che non fu esclusiva di quest’occasione il ricorso di Samperi  alle  incisioni prodotte da Donia: il gesuita menziona l’”Adorazione dei pastori”, capolavoro di Caravaggio commissionato dal Senato di Messina ed attualmente esposto presso il Museo Regionale della città, servendosi, per l’appunto, della pubblicazione di una copia incisa dall’artista messinese.
Al 1654, risale invece l’incisione sul rame della “Madonna con il Bambino”, visibile a pagina 150 del testo “Piazze di città di Sicilia antica, nuova, sacra e nobile” di Chiarandà Giovanni Paolo, arricchito da una decorata antiporta in rame che presenta il Conte Ruggero in armatura, che tiene nella mano destra un vessillo con la raffigurazione della Madonna sovrastante un saraceno atterrato. Sullo sfondo la città, l’attendamento ed i soldati, insieme a stemmi e monete incise nelle sezioni seguenti del testo.
Della sua produzione citiamo anche la presenza di due reliquiari e sei candelabri presso la Cappella di “Santa Maria della Lettera” del Duomo di Messina.

Papa Leone II

Mar 20, 2023

 

-di Maria Sparacino -

E’ possibile cha la nostra città abbia dato i natali ad un Papa e non venga mai ricordato?
[Se durante la Messa ci stringiamo la mano e diciamo "Pace" lo dobbiamo a questo nostro Papa che istituì tale procedura durante il rito religioso. 
Il 17 Agosto del 682 venne assunto al Pontificato nella Basilica di Santa Susanna un cardinale messinese, che prese il nome di Leone II. Salì al soglio pontificio dopo la morte di Agatone dopo quasi due anni di sede vacante.    
E' ricordato come  persona colta, mite, affabile e generosa. Nato in Sicilia a Messina, da  molti messinesi neppure ricordato e soprattutto non festeggiato. San Leone è nello stuolo dei Santi nei quali  la forza della virtù e le doti spirituali sono note solamente a Dio e obliate dagli uomini.

Fu durante il pontificato di Leone che la dipendenza della sede di Ravenna da quella di Roma venne stabilita definitivamente per editto imperiale. Cercò di affermare la supremazia papale contro i continui tentativi del patriarca di Costantinopoli di liberarsi dalla dipendenza da Roma
E' narrato nel Liber Pontificalis che egli era uomo di grande dottrina, esperto nell'eloquenza e nelle lettere latine e greche. Aveva anche una grande sensibilità musicale. Queste le sue doti umane, ma antichi testi dicono che risplendesse anche nelle doti spirituali e morali, carissimo al popolo poichè sommamente caritatevole e aperto alle esigenze degli umili.
Sotto il suo pur breve pontificato riuscì a restaurare due chiese: S. Bibiana e S. Giorgio al Velabro. Nella chiesa di santa Bibiana fece trasferire i corpi dei santi martiri Simplicio, Faustino e Beatrice, che erano sepolti lungo la via di Porto. Celebrò con grande pompa esterna le funzioni religiose, affinché i fedeli fossero sempre più consapevoli della maestà di Dio.

Fatto importantissimo di questo papa è l'istituzione dell’aspersione dell’acqua benedetta sul popolo nei riti cristiani e  e il bacio di pace nella Messa.
Morì il 3 luglio del 683, giorno nel quale si festeggia il grande Santo Messinese; ma stranamente data mai ricordata dalla sua città natale. Quando fu eretta la nuova basilica di S. Pietro, le reliquie dei papi Leone I, II, III e IV, furono trasportate, il 27 maggio 1607, sotto l’altare di S. Maria de Columna alla presenza di papa Paolo V, che ne aveva effettuato una ricognizione.

Da lui trasse cognome l'antica e nobile gens dei "Papaleone", le cui abitazioni si trovavano presso l'antica via Monasteri e vicino l'attuale Teatro Vittorio Emanuele.
Il pontificato di questo papa durò appena un anno e venne poi dalla Chiesa santificato. Messina per ricordarlo gli dedicò nel 1623 una delle 18 porte dell'antica Palazzata e precisamente quella che dalla marina conduceva al Pozzoleone, la quale per questo motivo fu detta Porta Leonina. Ancora oggi la città ricorda questo Papa dedicandogli un quartiere, il più vasto e popoloso, e precisamente il IX detto appunto S. Leone..
Fu proclamato santo. La sua memoria liturgica ricorre il 3 luglio data della sua morte.

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