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Articoli filtrati per data: Mercoledì, 27 Giugno 2018

- di Giuseppe Messina -

   Commemorare il poeta Salvatore Quasimodo a cinquant’anni dalla morte credo sia un dovere culturale. E questo si sta facendo, specie in provincia di Messina, per il piacere di chi ama la poesia e la sua in particolare.

   Lunedì 25 u. s. sono stato informato in tempo utile che nei locali del “Villino Liberty” di Barcellona Pozzo di Gotto si sarebbe tenuta una conferenza riguardante il Quasimodo e non ho potuto fare a meno di essere presente, anche perché il relatore è un carissimo amico ovvero l’eccellente emerito professore di lettere dell’università di Messina Giuseppe Rando. Inutile sottolineare che ne è valsa la pena dal momento che chi conosce Giuseppe Rando sa quanto questo riesca a cattivarsi l’attenzione con quel suo linguaggio semplice e convincente. Egli è riuscito a fare entrare l’uditorio nei meandri più intimi del personaggio Quasimodo e della sua poesia; ha parlato della prima espressione e dell’ultima e di come non vi sia una netta scissione tra il primo ed il secondo ermetismo di Quasimodo, (come certa critica ha voluto far credere non rispettando la “personalità del testo”) bensì una poco valutata o addirittura ignorata maturazione spirituale del poeta che, in verità, lascia ben chiaramente trasparire gli elementi trasportatisi dal prima al dopo, dalla gioventù alla maturazione.

QUASIMODO

   La verità è che Salvatore Quasimodo non sembra sia stato amato tanto dalla critica borghese e non solo, tanto è vero che le sue poesie, pur essendo tradotte in quaranta lingue diverse e conosciute in tutto il mondo, in Italia sembrano quasi sparite dalle antologie scolastiche.

   È da credere che tutto ciò abbia la triste origine nel fatto che il “Premio Nobel” assegnatogli dall’Accademia di Stoccolma nel 1959 sia stato inteso come un potente schiaffo ai tanti borghesi letterati del tempo, i quali non concepivano ciò che poi hanno dovuto constatare ovvero che un semplice diplomato in un Istituto Tecnico del profondo Sud, di idee comuniste, potesse assurgere a tanto onore. Sì, infatti Salvatore Quasimodo non era laureato, aveva conseguito il diploma a Jaci in provincia di Messina, ma aveva sviluppato svariati interessi di natura artistica e letteraria fino a dedicarsi alla traduzione di diversi testi greci. La laurea Honoris Causa gli è stata conferita nel 1960 dall’Università di Messina ed una seconda nel 1967 dall’Università di Oxford.

   Salvatore Quasimodo era nato a Modica, in provincia di Ragusa, nel 1901, ma poi si trasferì a Messina fino al 1919 dove ebbe l’occasione di conoscere quelli della “Lieve Brigata” di “Vento a Tindari” che sarebbero diventati grandi personaggi come Salvatore Pugliatti, Vann’Antò, Giorgio La Pira ed altri con cui stabili una profonda amicizia che duro per tutta la vita ed avrà una fondamentale importanza nella sua formazione artistica. Nello stesso anno si stabilì a Roma. Nel 1926 sposò Bice Donetti e, nello stesso anno, fu assunto come geometra al Genio Civile di Reggio Calabria per essere trasferito poi ad Imperia. A Genova collaborò con la rivista letteraria “Circoli” e nel 1932 pubblicò “Oboe sommerso”, ma la sua prima pubblicazione “Acque e Terre” risale al 1930 a Firenze, invitato dal cognato Elio Vttorini, dove ebbe occasione di conoscere diversi letterati, tra cui Eugenio Montale. Soltanto nel 1938 Salvatore Quasimodo lasciò il lavoro al Genio Civile per darsi completamente all’editoria dopo aver conosciuto Cesare Zavattini. Nel 1940 gli fu pubblicata dalla rivista letteraria “Corrente” la sua traduzione dei “Lirici Greci” e l’anno successivo fu nominato professore di letteratura italiana presso il conservatorio di musica “Giuseppe Verdi” di Milano.

   Negli anni della guerra, dal 1943 in poi tradusse alcuni canti di Catullo, brani dell’Odissea, il Vangelo secondo Giovanni che furono pubblicati nel 1945.

   Dopo la morte della moglie Bice Donetto avvenuta nel 1946, nel 1948 sposò la danzatrice Maria Cumani, divenne curatore di una rubrica sul settimanale “Il Tempo” e nel 1949 pubblicò  “La vita non è un sogno”, nel 1950 gli fu assegnato il premio “San Babila” e nel 1953 il premio “Etna - Taormina”. Nel 1958 ottenne il premio “Viareggio” con “La Terra Impareggiabile”, prima di recarsi in Unione Sovietica dove fu colpito da un grave infarto che superò, tanto che, dal 1960 al 1968, poté viaggiare in Europa ed in America per partecipare a conferenze e recital delle sue poesie.

Il grande poeta, fu colto dalla morte dopo essere colpito da un ictus mentre presiedeva, ad Amalfi, ad un premio di poesia.

Pubblicato in Comunicati stampa

Arcidiocesi di Messina Lipari S. Lucia del Mela

COMUNICATO STAMPA

Giovedì 28 giugno, alle ore 17, nella Basilica Cattedrale “S. Maria Assunta” (ME), l’Arcivescovo Metropolita, S.E. Mons. Giovanni Accolla, durante la Celebrazione Eucaristica da Lui presieduta e concelebrata dai sacerdoti di tutta l’Arcidiocesi, con la presenza della Comunità del Seminario Arcivescovile S. Pio X (ME), dei Diaconi, dei Religiosi e delle Religiose, e dei fedeli Laici delle varie Comunità ecclesiali, ordinerà dieci nuovi sacerdoti: Alessandro Caminiti (Parr. S. Domenica - Mandanici), Salvatore Francia (Parr. S. Maria delle Grazie - Terme V.), Francesco Giacobbe (Parr. SS. Salvatore - Vill. Aldisio), Antonino Gugliandolo (Parr. S. Maria delle Grazie - Bordonaro), Giuseppe Imbesi (S. Paolino - Mili M.), Gianluca Monte (Parr. S. Michele - Motta C.), Enrico Mortillaro (Parr. S. Nicola - Ganzirri), Pasquale Ruggeri (Parr. S. Maria A. e S. Giuseppe - Nizza di S.), Bartolo Saltalamacchia (Parr. S. Cristoforo - Canneto) e Paolo Daniele Truscello (Parr. SS. Angeli e S. Giuseppe - Fondachelli F.).

 

Messina, mercoledì 27 giugno 2018

Don Giuseppe Lonia

Direttore dell'Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali

 

Dott. Antonio Tavilla

Giornalista e Collaboratore

 

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www.diocesimessina.it

Comunicato del 27 giugno 2018 n. 010/2018

Pubblicato in Comunicati stampa

Mio adorato e caro Teodoro
si dice che l'amore sia la forza che fa girare il mondo. Che altro sono capace di fare oltre che amarti? Ti ho affidato la mia fanciullezza, il mio cuore, la mia vita. Tu sei il mio angolo di paradiso, il mio rifugio.
Teodoro, bene mio, è un amore che ci lega a vita il nostro. Accanto a te vedo brillare il mondo nel sole, anche dopo il tramonto. Sei fonte di luce per la mia vita. Mio tutto, sento nel respiro del vento e nel fruscio delle foglie la tua presenza... Ti amo, ti amo al di là di ogni limite e ho bisogno di te, amore, per vivere le ore di oggi e del domani. Tu sei vita che colora la mia vita e dentro l'anima sento il pulsare della tua essenza. I tuoi sguardi spesso mi sfiorano nel silenzio, accanto ho un angelo che ha messo la mia anima sulle sue ali. Il nostro amore è come l'acqua limpida di un ruscello dove ci si può dissetare e rinfrescare l'anima. La nostra è un'unione permeata di vita, di sensazioni, di emozioni, di affetti, di ricordi. Amarsi per noi significa non essere mai soli, riuscire a vedere nel buio e ascoltare il silenzio; amare senza condizioni e senza aspettative.
Vi sono note di nostalgia, di velato romanticismo, di rimembranza; elementi che non possono mancare in  chi ama perdutamente e vuole che questo amore trovi rispondenza e condivisione...

il nostro amore si dispiega in orizzonti vasti ed infiniti, con l'alternarsi di vicende ora liete ora tristi, vicissitudini del tempo che tutto muta, logora, travolge. Superare baruffe e bufere, diversità di caratteri, di abitudini, di opinioni e riprendersi per mano, ritrovare sempre vivo , dentro, quel dolce sentimento che misteriosamente riporta a chi si è scelto la prima volta; riuscire ad ascoltare, per tanto tempo, cervello e cuore che ripetono,  senza stancarsi, che è più bello essere felici in due, che avere ragione da soli; mettere insieme due esistenze significa accogliere un altro nel mondo dei propri pensieri, affetti, parole, sguardi, tenere conto, riconoscerlo  come interlocutore, un tu che ha la sua responsabilità. 
Noi due insieme dissolveremo le ore tristi, le trepidazioni, gli affanni saranno ricordi muti nella sfera della nostra memoria. Raggiungeremo la riva del nostro cielo, che aprirà per noi albe di sole sempre lucenti. Per amarsi a lungo, bisogna essere in due a volerlo, e non solo a parole o far finta. Amandoci come noi abbiamo sempre fatto, fermenti arcani si sono annidati nella nostra anima, trovando terreno fertile laddove la sensibilità e ricchezza interiore formarono preziose comunioni di idee che determinano il proliferare dell'amore. Ci sentiamo sospesi in una dimensione di purezza e di benessere.
E' fonte di vita quell'indissolubile nodo che vicendevolmente abbiamo stretto, in quel lontano 28 giugno del 1953. Avevo solo diciotto e tu ventiquattro. I nostri pensieri d'amore si sono alimentati giorno dopo giorno e siamo ancora insieme.
Amare per noi significa essere luce e calore per l'altro. E' felicità, ed è anche la chiave della concordia, perché soltanto l'amore conferisce senso e valore alla nostra vita. Possiamo con sicurezza affermare che la profondità del nostro grande amore è il vero punto cardine della nostra felice unione, dalla quale sono germogliati due figli, tre nipoti e tre pronipoti. Mi sento come una regina nei cuori delle  persone che tanto mi amano.

Il nostro amore è infatti tale da travalicare ogni limite, ed è talmente forte da espandersi nell'aria come un profumo, un suono o una vibrazione. E' stato sempre apertura e condivisione che ispira sentimenti di ammirazione, di desiderio e quindi di libertà. 
Lo viviamo come un sentimento di preoccupazione e di cura per il bene dell'altro. Questo traguardo è al centro della nostra vita perché chi vive d'amore vive in Dio. Esso è il dono della fede, Prego il Signore che ci faccia stare sempre bene, per vivere a lungo ancora la nostra vita. Mi avrai sempre accanto più viva che mai. 
Confido nel buon Dio che ci faccia arrivare in salute al 28 giugno del 2018 per festeggiare i nostri sessantacinque anni di felice unione. (Nozze di Pietra).L'affermazione della vita e dei suoi valori sta nell'amore. E' per questo che è fatto il nostro cuore. E allora gridiamo: "viva l'amore".
Tutto questo, Teodoro, per ricordarti il mio amore: "oggi più di ieri, sempre di più e ancora di più, finché Dio lo vorrà".

Tua per sempre Rosita, che ha tanta voglia e tantissima gioia di vivere ancora accanto a te.

Messina 28 Giugno 2018

Pubblicato in Comunicati stampa

La Redazione

Il traguardo epocale delle “Nozze di Pietra” dei coniugi Teodoro e Rosita Rabe; si impone come evento esemplare, nella nostra Messina. La nostra mente ci riporta subito, in questo periodo di crisi sociale,al discorso tenuto dal Santo Padre Francesco a Piazza San Pietro, ai fidanzati che si preparavano al matrimonio. A costoro raccomandava di considerare l'amore ,come una realta' che cresce, che deve essere fondata sulla roccia dell' “amore vero”, che viene da Dio. Importante sentimento stabile, che ci presenta oggi i “nostri “coniugi, con le “Nozze di Pietra”, evocazione simbolica di forza e pazienza. Amore che li ha portati a creare una loro famiglia.che hanno guidato e fatto crescere nell'amore cristiano, facendone vero argine all’individualismo. cui si proietta la società odierna. Messinaweb.eu lieta per questo significativo momento, vissuto nell'armonia poetica dei valori cristiani, dai nostri cari amici Teodoro e Rosita. Porge sollevando i propri calici, a nome del nostro presidente Rosario Fodale e del prof. Domenico Venuti e la prof.ssa. Maria Teresa Prestigiacomo, le piu' affettuose felicitazioni.

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Pubblicato in Comunicati stampa

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