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Le rocce di Taormina campo nudisti come auspica il sindaco Orlando o altro?

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Taormina. Anch 'io, come giornalista, ho fruito di  quelle  meravigliose serate di grilli e di  ginestre, di fragranze di mare e di salsedine,  in occasione  degli spettacoli di musica, di canto lirico con il soprano Giusy Moschella...o concertisti valenti, alle Rocce, nell' estate scorsa.

Le Rocce sembravano rivivere la loro  nuova vita, per opera di quel folle creativo alla Dali:' l imprenditore dalle imprese impossibili, rese possibili per la sua audacia, la sua tenacia e per quello che da sempre e' da lui praticato come il suo 'sport estremo' , quello di chi crede ancora fermamente  nei sogni, come un bambino incantato di fronte alla bellezza del mare, di un fiore,  di un bambino, di una luce al tramonto; un bambino che riesce a  credere che le' mele cosiddette marce' di Librino si trasformino  da zucche in splendide carrozze e....ci riesce....con l arte e la passione....non ce l ' ha fatta con Le Rocce.

Oggi, Le Rocce  che sembravano risvegliate   da quell' incantesimo che le ha viste immobili e pietrificate, ancor piu, nel corso del mezzo secolo di totale abbandono all' incuria...nuovamente piombano  nel baratro...quell' incantesimo ritorna a segnare il triste destino di un luogo che appare come  maledetto!

 Il Sindaco Orlando propone ed aveva proposto ancor prima del 2018, quale  attrattore turistico del luogo, un villaggio per nudisti che attualmente, timidamente popolano le spiagge  di Spisone...ma ora che succede?

La pineta ....oggi, sottrae, per le buone ragioni addotte dal CGA,  secondo Legge, revoca alla Fondazione  di Antonio Presti, la concessione centenaria che avrebbe fatto del sito abbandonato come il castello della bella addormentata nel bosco, tra rovi e spine,  un luogo d' arte e poesia e bellezza, aperto a tutti...un tempio sacro per pellegrini internazionali della bellezza,  griffato Antonio Presti. 

Conoscerete tutti la cronaca di questi giorni. 

Noi abbiamo inteso riportare le dichiarazioni di Antonio Presti rilasciate su Facebook al fine di comprendere meglio la vicenda e i possibili scenari futuri. E riportiamo un articolo di Andrea Lodato del 24 gennaio che Antonio Presti ha veicolato su fb.

Fondazione Antonio Presti - Fiumara d'Arte
PRESTI:”TRATTATO COME UNO SPECULATORE”
La rabbia del mecenate dopo la sentenza del Cga che ha annullato il comodato d’uso per Le Rocce di Taormina “Hanno ritenuto che dietro potesse esserci un interesse economico, invece era un dono ai cittadini e al mondo”.
La Sicilia del 24 gennaio 2018-01-24
Di Andrea Lodato

“La sentenza del Cga? La accetto serenamente e rispettosamente”
E’ come potrebbe essere diversamente, del resto. Antonio Presti, uomo d’arte, di cultura e di bellezza, mecenate proiettato in un epoca lontana anni luce dalla sua concezione del mondo, forse ci sorride persino un po’ su. Amaramente. Sorride dopo la sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa che ha annullato il comodato d’uso stipulato tra la Città metropolitana di Messina e la Fondazione Fiumara d’Arte per la fruizione de Le Rocce di Taormina. Prima di intervenire, prima di (non) giudicare chi lo ha giudicato, Presti ha voluto leggere le motivazioni del provvedimento. E oggi può parlare. Di quello che lo stop al bel progetto avviato per restituire il poggio naturale, dopo mezzo secolo di abbandono, a tutta la comunità. Era il 27 luglio del 2017 quando fu celebrata la riapertura ufficiale del sito. Sembra passato un secolo. E più che invano, sembra essere passato bruciando tutto ciò che era stato seminato. Ma Presti ha le spalle larghe quando si tratta di proteggere le sue attività da attacchi, sospetti, sentenze, interpretazioni ed equivoci, E per questo riparte da Fiumara d’arte, altra sua straordinaria invenzione di quarant’anni anni fa.
“Devo probabilmente assolvere a un karma che vede il dono incriminato e processato prima di incontrare lo spirito di accoglienza che anima la sua bellezza. Il dono della Fiumara d’Arte, nel territorio dei Nebrodi è stato accettato dopo quarant’anni di processi, attentati mafiosi e solitudine civile; a Le Rocce si tenta addirittura di abortirlo durante la sua genesi”
Ma che cosa è successo? E’ successo che mentre a Presti veniva concesso il comodato, un ricorso pendeva…
“Si. Quando è stato ammesso il comodato, la Città metropolitana di Messina e la società Pineta erano coinvolti in un dibattito legale. Al momento della firma, in una clausola si faceva menzione di questo contenzioso. Nonostante questo, ho sentito la necessità non di aspettare il risultato, ma di aprire subito al pubblico la fruizione del luogo. E questo è stato. Oggi il Cga non solo chiude definitivamente la vertenza con la Pineta, ma entra nel merito dello stesso comodato, intimando il suo definitivo annullamento e ritenendo che dietro ci potesse essere un interesse anche economico, non rispettando di diritto il grande spirto che animava il comodato: un dono ai cittadini, al mondo”.
C’è una cosa che fa serenamente infuriare, crediamo, Antonio Presti: il fatto che la sentenza faccia balenare il sospetto che dietro alla concessione e a quel dono, possa esserci una speculazione. Roba che Presti proprio non accetta: “ Quel dono è stato trattato al pari di una speculazione privata di qualunque imprenditore”.
C’è amarezza quanto basta nelle parole del mecenate, che ha incassato solidarietà di amici, conoscenti, di persona, sui social, con messaggi. Tutti con lui, perché quel che in pochi mesi era stato fatto, aveva fatto dimenticare quel che in mezzo secolo non era stato fatto.
“In questo anno di attività i cancelli de Le Rocce sono stati riaperti a tutti: visitatori, turisti, cittadini, famiglie, associazioni, giovani e anziani, bambini e disabili, a loro doveva essere restituito quello spazio proiettato sull’orizzonte mare e negato per troppo tempo. Per farlo ho dovuto metterlo in sicurezza. Ho subito ottemperato alla pulizia e alla scerbatura del sito, poi ho creato un percorso in sicurezza con segnaletica e banner esplicativi che raccontano la storia de Le Rocce, dalla genesi al futuro immaginato, e poi ho restaurato una struttura per ospitare le mostre. A Le Rocce tante associazioni dei territori sono state attive protagoniste del rinnovamento: i nostri progetti si muovono in un raggio d’azione che comprende tutta la costiera jonica, da Santa Teresa di Riva all’Etna. Tra queste associazioni voglio ricordare con affetto proprio quelle relative ai ragazzi down, guerrieri di luce, eredi del mio percorso in nome della bellezza e dell’innocenza”.
Insomma, Presti aveva cominciato a fare tutto e avrebbe continuato a farlo, mettendoci dentro anche le risorse del cuore e quelle dell’anima. Ora potrebbe chiedere un risarcimento alla Città metropolitana. Se fosse uno speculatore, del resto…
“Se chiederò un risarcimento? Assolutamente no. Lo spirito che anima il dono è sempre il ringraziamento. E io, dunque, mi sento in dovere, invece, di ringraziare tutti coloro che hanno seguito e sostenuto il percorso del comodato, dalle istituzioni alla società civile”.
Ma a chi non garbava questo progetto di Presti?
“L’opposizione nasce da tutte le lobby che possono avere interessi privati, e può essere figlia del male più banale dell’umanità: l’invidia. Cosa che ho riscontrato anche a livello editoriale con una sparuta comunicazione giornalistica, talvolta inutilmente risentita e acida. D’altronde non posso essere simpatico a tutti. Credo che oggi il dono venga concepito come atto eversivo e destabilizzante. Poi c’è l’interesse della Pineta nel sostenere fino alla fine il suo project financing, oramai definitivamente cassato dalla sentenza del Cga. E poi c’è da ricordare il fallimento di una politica che per 50 anni ha tenuto questo luogo offeso e negato; quella stessa politica che ancora oggi, in un teatro delle parti, non solo non sa ringraziare che è riuscito ad aprire con il cuore per consegnarlo al futuro, ma addirittura in maniera istantanea ne rivendica uso e consumo per riconsegnarlo, come in passato, alla speculazione o a discussioni sterili e autoreferenziali. Capisco l’atmosfera attuale elettorale, ma questi sono anche autogol di quel potere che ancora oggi non sa riconoscere il valore della bellezza e dell’impegno etico”.
E ora? Presti guarda al futuro, il solito.
“Mi sto già dedicando a Librino e alla sua gente. Lavoro da anni nella periferia catanese per realizzare un grande museo all’aperto della fotografia, con il grande maestro Reza Deghati e oltre 50 giovani fotografi. Tra aprile e maggio, poi, concluderemo il lungo percorso che condurrà alla donazione artistica di 500 bandiere all’Ospedale di Taormina. Un lavoro realizzato grazie alla rete di oltre 200 scuole del comprensorio, da Furci Siculo sino Giarre passando per il Parco dell’Etna, per avvicinare i ragazzi all’arte e per coltivare la sensibilità verso chi soffre all’interno delle corsie dell’Ospedale. Medici e personale sanitario garantiscono interventi e giuste terapie; gli studenti donando le proprie pitture, potranno contribuire a riaccendere il faro della vita, per essere così anche una cura per l’anima. Voglio concludere con il grande sogno dell’utopia: utopia non è ciò che non si può realizzare, ma ciò che un sistema non vuole che si realizzi.

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