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L'ISOLA CHE C'E' - intervista a Giuseppe Ruggeri

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- di Rosario Fodale -

I suggestivi ambienti cinquecenteschi del Castello Lancia, nel cuore del centro tirrenico di Spadafora, ha ospitato l'evento: “L'isola a forma di cuore” - Reading dal libro “Sicilieide” di Giuseppe Ruggeri, in connubio con l'inaugurazione della mostra di dipinti e sculture di Giuseppe Brancato, svoltosi il 16 aprile alle ore 17. La manifestazione, che ha dato inizio alle attività della settimana spadaforese della cultura, che vedrà la presenza di pubblico e di scolaresche nel segno dell'identità siciliana, ha visto la presenza dell'Assessore Regionale alla Cultura Avv. Carlo Vermiglio che si è soffermato sulla necessità del recupero dei valori della memoria e dell'appartenenza specie nelle giovanissime generazioni.

L'evento, organizzato dall'Associazione “Cara beltà”, è stato coordinato da Milena Romeo che si è soffermata con l'autore sui contenuti del testo in lettura.

Insostituibile l'apporto della Soprintendenza ai Beni Culturali, nella persona della Dott.ssa Tommasa Siragusa, la quale ha personalmente curato l'allestimento di una serie di pannelli didattici che hanno accompagnato i visitatori lungo un percorso d'attraversamento dei diversi generi – poesia, narrativa, arti figurative, cinema, teatro – dal Novecento a tutt'oggi, e della Pro Loco spadaforese, rappresentata dal Dott. Piero Giacobello.

A Giuseppe Ruggeri, medico e giornalista messinese, vicepresidente dell'Associazione Medici Scrittori Italiani, che ha ideato l'evento ed è anche autore del reading (voci recitanti Gianni Di Giacomo ed Elena Grasso) abbiamo rivolto qualche domanda.

Perché quest'evento?

“Lo spunto mi è venuto dalla particolare conformazione “a cuore” della Sicilia, così com'era raffigurata in quell'antichissima Tabula Peutingeriana risalente al IV secolo dopo Cristo. La Sicilia, a quell'epoca, era probabilmente considerata un crocevia pulsante di vita e commercio grazie alla sua posizione baricentrica nel Mediterraneo. Ma la Sicilia, almeno per noi siciliani, è cuore anche in altro senso, in quello cioè degli affetti, dei moti dell'animo, nel senso in una parola sola, dell'appartenenza. E' questa la Sicilia evocata da Sciascia ne “La Sicilia, il suo cuore”, l'unica sua silloge poetica pubblicata da Adelphi nel 1952”.

Sicilieide è alla sua seconda ristampa. Cos'è cambiato, rispetto alla precedente edizione?

Soltanto la copertina, sulla quale viene riprodotta un'opera dell'artista Brancato, dal titolo suggestivo di “Oltre il mistero”. Giuseppe Brancato, insigne scultore e pittore molto conosciuto e apprezzato in Sicilia e autore di numerose opere pubbliche installate in vari comuni della nostra provincia, mi accompagna in questo ciclo di presentazioni con una sua personale articolata in busti scultorei e tele a tecnica mista. Non a caso, si tratta di una mostra che esalta la pietra e i colori della nostra isola, in particolare l'elemento lavico e le tinte accese del magma che, come si sa, ci legano al Mongibello che, secondo me, rappresenta il cuore fisico della Sicilia, il punto dal quale tutto ha avuto origine”.

In quali termini si dovrebbe parlare, oggi, di identità culturale in Sicilia?

In termini cogenti, perché è quanto mai necessario educare le giovani, anzi giovanissime generazioni al recupero dei propri valori identitari, che sono quelli che ci legano al nostro passato, alle nostre tradizioni, alla nostra memoria. Brancati diceva che senza la memoria la nostra vita sarebbe una lastra sottilissima, priva di qualunque spessore. La Sicilia vanta una storia di tutto rispetto che attraversa i millenni e addirittura, ai suoi albori, questa storia si confonde con il mito. In Sicilieide, ho tentato di disegnare le coordinate d'un racconto che inizia con il mito del dio Vulcano che fabbrica mostri nelle sue fucine roventi per proseguire con le diverse dominazioni – dai Fenici, ai Greci, ai Romani, agli Arabi e così via dicendo fino ai nostri giorni – che hanno impresso sull'isola la loro traccia indelebile. Articoli, saggi e divagazioni narrative che costituiscono la nervatura d'un lungo e articolato viaggio compiuto attraverso la scrittura. Perché spesso noi siciliani siamo avari di parole ma, quando prendiamo una penna in mano, riusciamo a esprimere tutto quello che non siamo stati capaci di manifestare a voce.

Il neoassessore regionale alla cultura Vermiglio sostiene che la cultura, in Sicilia, può rappresentare un grande investimento economico. E' d'accordo?

Recentemente, il “Daily Telegraph”, prestigiosa testata britannica, ha incoronato la Sicilia regina di cultura del Mediterraneo. Su venti isole prese in considerazione, la Sicilia viene proclamata “the best for culture” con la motivazione che la varietà di beni culturali in Sicilia è straordinaria, dalla piccola isola di Mozia con le rovine fenicie alle grandi città greche di Agrigento, Selinunte, Siracusa e il tempio dorico di Segesta, da Piazza Armerina con i suoi mosaici romani e le grandi cattedrali di Monreale e Cefalù e della Cappella Palatina di Palermo alle magnifiche città barocche di Catania e Noto. L'isola di Cipro viene al secondo posto per le sue bellezze culturali ma, sempre secondo la testata britannica, non può raggiungere le ricchezze della Sicilia. Alla luce di tutto questo, come non sottoscrivere tout-court l'affermazione dell'Assessore Vermiglio? La cultura, in Sicilia, è un importantissimo e potenziale volano di sviluppo che potrebbe cambiare radicalmente le sorti economiche della nostra terra”.

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