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LA CONDANNA DI GRILLO E IL NUCLEARE

 

grillo

 

Il comico non si smentisce neanche questa volta: trova sempre la battuta esilarante anche nelle vicende che di esilarante non hanno nulla. La condanna che è stata inflitta, dal Tribunale di Ascoli Piceno, a Beppe Grillo (un anno di carcere senza condizionale e 50.000 euro di risarcimento a titolo provvisionale) rischia di farlo andare in galera se la sentenza dovesse essere confermata nei successivi gradi del procedimento. Per i soldi nulla di grave dato che, come si legge sui giornali, i redditi che ha possono sopportare facilmente l’esborso della suddetta somma.

Il comico, prestato alla politica (mai prestito fu più deleterio), aveva pesantemente diffamato il prof. Franco Battaglia (famoso e coraggioso divulgatore scientifico) bollandolo, aldilà delle solite e vergognose parolacce, come servo delle multinazionali e schierato a favore del nucleare solo per problemi di portafoglio (come riferisce il Giornale). La condanna è stata commentata dal comico con l’esilarante dichiarazione che "Se Pertini e Mandela sono finiti in prigione potrò andarci anch’io…” in pratica paragonandosi a quei combattenti per la libertà e la democrazia che hanno contribuito a cambiare, in positivo, i propri paesi. Il primo contribuendo al ripristino del regime democratico e il secondo ottenendo la liquidazione dell’apartheid.

Ma il signor Grillo capisce d’averla sparata grossa e sposta l’attenzione sulla sua scelta antinucleare sostenendo che l’ha fatta per convinzione e perché “appoggiata dalla stragrande maggioranza degli italiani al referendum”. Giustificazione che, però, non c’entra nulla con le accuse al prof. Battaglia. Ma la vicenda ci offre l’occasione di riparlare dell’energia nucleare che ha visto il nostro Paese all’avanguardia nella ricerca e nel suo uso pacifico mentre, oggi, lo si vede costretto a ’comprare’, all’estero, l’energia che serve al proprio sistema economico.

Sfugge, non solo al comico, che le difficoltà ad uscire dalla crisi stanno anche nei costi di produzione italiani dei prodotti industriali e dei manufatti gravati anche da un costo più alto per l’energia importata senza, comunque, aver messo l’Italia al riparo dai rischi nucleari. Di certo la stragrande maggioranza degli italiani è stata turlupinata ed imbrogliata non solo dalle organizzazioni ambientaliste (e il fatto è normale!!), ma anche, se non soprattutto, dai mass media, che all’indomani degli incidenti come quello di Chernobyl o di Fukushima hanno gridato a squarciagola ‘al lupo, al lupo’.

Sfugge ancora, non solo al comico, che l’Italia è circondata da decine e decine di centrali nucleari (Francia, Svizzera, Austria, Slovenia) e che l’Italia non sarà certamente risparmiata da qualche nube radioattiva che gli incidenti possono determinare. In sostanza oltre al danno la beffa perché parecchie di quelle centrali sono state realizzate con i soldi dei contribuenti italiani. La paura degli incidenti non ha mai, per esempio, determinato il blocco della costruzione degli aerei e il loro utilizzo, ma ha sempre spinto a ricercare nuovi livelli di sicurezza. Lo stesso avviene con le centrali nucleari: ogni incidente (per fortuna ormai rarissimi) sono l’occasione per correggere la ‘falla’ che il sistema può presentare, con l’obiettivo di raggiungere un livello di sicurezza altissimo senza correre ulteriori rischi, inclusi quelli causati dagli errori umani.

Si è già da tempo a questo stadio, e forse è giunto il momento di riprendere il percorso nucleare riaprendo la vicenda delle centrali, di nuovissima generazione. Se l’Italia può ancora sperare di mettersi a livello delle altre nazioni di sicuro lo si deve al prof. Franco Battaglia che da anni si batte per superare le amenità delle associazioni ambientaliste, offrendo alla riflessione e al dibattito dati e argomentazioni per un sistema energetico adeguatamente diversificato. Un prof che non meritava certo le volgari invettive riservategli dal comico e al quale va la nostra piena solidarietà.

                                                                                  Giovanni ALVARO

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