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Articoli filtrati per data: Martedì, 15 Maggio 2018

- di Marcello Crinò -

La storia artistico-architettonica di Barcellona Pozzo di Gotto affonda le radici negli interventi di organizzazione agricola del territorio attuata dai monaci basiliani intorno all’XI secolo in Val Demone con la costituzione di veri e propri centri aziendali. Scrive Illuminato Peri a pagina 43 della sua opera Uomini città e campagne in Sicilia dall'IX al XIII secolo: “C’era bensì una dinamica volenterosa, ancor se non di rado asfittica, che ebbe manifestazione nell’attacco alle fiumare, e cioè nell’impegno a popolare e sfruttare quanto più largamente gli spazi e le possibilità che offrivano gli irrequieti rivoli avanti di esaurirsi nel mare. L’attacco alle fiumare si sviluppò nei territori di Castroreale promotori i basiliani di S. Maria di Gala...”.

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A Gala, oggi frazione collinare di Barcellona, ed allora facente parte del territorio di Castroreale, i monaci edificarono un monastero, utilizzando le fondazioni ed i resti di un “castrum” fortificato di epoca romana (dove sorgeva pure un colosso di marmo bianco, raffigurante forse una divinità pagana), parallelamente ad altri monumenti normanni come quelli di Forza d’Agrò, Mili, Itala. Secondo la tradizione la chiesa e il relativo monastero esistevano già nel VII secolo, e furono ricostruiti per volontà del Re Ruggero I, che prima di morire lasciò le sue disposizioni, raccolte dalla moglie Adelasia nel Diploma del 1105.

Dalle descrizioni fatte dagli antichi storici, Santa Maria di Gala risultava sormontata da cinque cupole, secondo il modello delle chiese centriche orientali, mentre in un disegno di fine Ottocento, dovuto alla matita di Placido Lucà Trombetta, si legge perfettamente il motivo degli archetti intrecciati in mattoni emergenti dalla muratura, che oltre alla funzione statica, conferivano una valenza qualificante alle murature stesse. All’interno pare fosse affrescata con scene della vita di Santa Venera, nata secondo la tradizione proprio in territorio di Gala nel X secolo.

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Della chiesa oggi rimangono scarse tracce; il muro disegnato da Lucà Trombetta è crollato, e sopravvive solo il relitto del campanile del XVII secolo. Il degrado del complesso architettonico iniziò dopo l’abbandono del luogo da parte dei monaci nel 1776 al fine di spostarsi in un posto più vicino alla città, dove edificarono un nuovo monastero, completato nel 1791, che sorge su una collinetta sita sul margine occidentale del centro urbano, nel quartiere Immacolata.

Tutto l’insediamento è stato ora riutilizzato e trasformato in abitazioni, stalle e magazzini che ne hanno stravolto l’immagine originaria. Secondo quanto riferisce Antonino Quattrocchi (Sui sentieri dei monaci di Vanella, Edizioni Quattrocchi, Barcellona P.G., 2017, p. 223) citando Salvatore Cucinotta (Sicilia e Siciliani. Dalle riforme borboniche al “rivolgimento” piemontese. Soppressioni, Edizioni Siciliane, Messina, 1996, p. 217), a seguito delle leggi di soppressione degli ordini religiosi del 1866 e 1867 vennero alienati numerosissimi monasteri basiliani. Tra questi quello di Gala, acquistato nel 1891 da un certo Giovanni Molino, vendita n. 3079 (Cucinotta, op. cit., p. 223).

La Soprintendenza per i Beni Culturali di Messina nel 2013 avviò le procedure propedeutiche all’emanazione del provvedimento di tutela del Monastero Basiliano di Gala, in quanto ritenuto di particolare interesse storico architettonico ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio del 2004. Ma adesso pare che non ci siano stati ulteriori sviluppi.

Come in tutti i monasteri, anche a Gala si volgeva l’attività “scriptoria”. Come ha ricordato il professore Angelo Raffa (I Basiliani nella storia di Barcellona P.G., Atti del Convegno “900° Anniversario del Monastero di S. Maria di Gala”, Barcellona P.G., Pungitopo Editrice - Marina di Patti, 2006), autore di numerose ricerche e di studi pubblicati da autorevoli riviste, e membro della Società Messinese di Storia Patria, nel monastero operò un famoso copista, autore di pergamene basiliane, Bartolomeo da Reggio. Questi, che probabilmente fu il primo Abate di Gala (come riportano sia Rocco Pirri che padre Carmelo Biondo nel libro sulle chiese di Barcellona), realizzò nel 1141 una pergamena contenente la vita di San Simeone lo Stilita. E’ probabile, secondo il Raffa, che a Gala quel codice sia stato riprodotto e conservato, assieme ad altri. Ma i codici manoscritti del monastero sono tutti scomparsi, ed i motivi andrebbero ricondotti alla presenza di Silvestro Maurolico abate a Gala fino al 1589, il quale avrebbe venduto alla biblioteca reale dell’Escorial l’intera biblioteca manoscritta di Gala.

Martedì, 15 Maggio 2018 13:30

VIAGGI, CONFERENZE, VISIONI, SAPORI

- Giuseppe Rando -

Mi è capitato di fare (alla mia età!), in dieci giorni, quasi un giro d’Italia, partecipando a tre convegni in tre diverse regioni: nel Veneto, nel Lazio, in Calabria, cioè nell’Italia settentrionale (Venezia), nell’Italia centrale (Roma) e nell’Italia meridionale (Serra S. Bruno). 
Un viaggio bagnato, bagnatissimo: pioggia torrenziale a Venezia dal 2 al 4 maggio (tanto che ho dovuto comprare in un’edicola, presso la Libreria Toletta [pron. Toleta], nei paraggi di San Barnaba, per due euro, un ridicolo mantello di plastica trasparente, in aggiunta all’ombrello che avevo portato da Messina, su consiglio di mia moglie: se non ci fossero, le mogli, bisognerebbe inventarle); pioggia battente a Roma, tutta la giornata di martedì otto maggio, dove mi è tornato utile il mantello veneziano di plastica trasparente che ha fatto sorridere di cuore i commensali stranieri al mio ingresso in un’accogliente trattoria non molto distante dalla stazione Termini; pioggia leggera ma persistente, con nebbia diffusa, a Serra S. Bruno, che non mi ha però impedito di riassaporare la spiritualità diffusa nei pressi del laghetto, sotto i pini secolari, davanti alla chiesa che costruì, intorno al 1100 (!), lo stesso santo e davanti al suo dormitorio in una grotta antistante.
Ringrazio Dio per il lungo viaggio sotto la pioggia (ma, toccando ferro, senza malanni di sorta), per l’opportunità di portare il mio verbo (!) a tre diversi, selezionati gruppi di auditores, per le sensazioni, le esperienze, i pensieri nuovi che ho potuto provare ed elaborare in questa fortunata prima decade di maggio: frutti tardivi, invero, ma graditissimi, di una vita trascorsa, in gran parte, tra i libri, non senza risultati tangibili sul terreno della critica letteraria (per i miei «innovativi» saggi alfieriani, quantomeno) e della didattica.
Sono però fiero di continuare a dare qualcosa alla diffusione della cultura e – perché no? – alla mia Università. Non sono mai stato preside, né direttore di Dipartimento, né prorettore né delegato di alcuno dei rettori che ho avuto la fortuna di conoscere, ma, venendo dalle barche del Faro, ho avuto, per caso, l’opportunità di girare, in una mattinata piovosa, per calli, ponti, campielli di Venezia, entrando in tutte le chiese che mi è capitato di incrociare e godendomi gli affreschi di Giorgione e di Tintoretto: che potrei volere di più?
A Roma, mi sono deliziato a seguire, insieme con l’avvocato Carlo Mastroeni e col professore Carlangelo Mauro, i “Percorsi 900” della Biblioteca Nazionale, architettati, con grande competenza, dal Direttore (di origini siciliane) Andrea De Pasquale e dalla sua collaboratrice, dott.ssa Eleonora Cardinale, visitando lo studio di Laura Morante, entrando nella stanza dell’Accattone di Pasolini, riascoltando da un totem multimediale Quasimodo che legge le sue poesie, osservando manoscritti, foto, filmati di Ungaretti, di Montale, di Sereni, di Caproni, di Bertolucci … Ah!, Roma.
Ma non solo lo spirito. Per un marinaio siculo e terragno come me, ci sono anche i piaceri della gola: della cucina, cioè di tre cucine diverse, nella fattispecie: delicata, più tendente al dolce, quella veneziana (ricordo un bel baccalà mantecato con polenta bianca); gustosa, con sommo equilibrio, quella romana (ho apprezzato un succoso primo di linguine ai funghi porcini e un secondo di trippa alla romana con contorno di bietole passate all’aglio); saporitissima, abbondante, piccante, appetitosa quant’altre mai quella calabrese (una montagna di antipasti con salame, capocollo, funghi, fagioli cannellini tenerissimi; due primi di pasta con funghi e peperoncino; un arrosto misto di carni e salsicce che non finivano più).
A Serra San Bruno mi ha molto gratificato l’entusiasmo degli studenti del liceo locale, a cui mi sono soprattutto rivolto nel corso della mia relazione su “La passione di Cristo da Jacopone a Pasolini e Turoldo”. Ho evidenziato la forza dell’espressione poetica che resiste all’usura dei tempi e la sua indiretta funzione educativa, che il cinema talvolta recupera, nonché la necessità di non perdere i legami col passato e di vivere il presente anche in funzione di un futuro migliore da conquistare (contro l’antistoricismo edonistico, giocoso, ironico del postmoderno neocapitalistico da cui i giovani rischiano di essere soffocati). Quando ho accennato allo psicoanalista Massimo Recalcati, al bisogno che i giovani hanno di punti di riferimento stabile, di valori, di un padre reale (magari non perfetto, ma non assente, né banalmente amico), e ai sentimenti che non sono naturali (sono invece naturali gli istinti), poiché s’imparano attraverso gli esempi, i comportamenti degli adulti responsabili e anche attraverso la poesia, la buona letteratura, il buon cinema, il buon teatro, la buona televisione, si è levato un applauso lungo e fragoroso: da stadio o da teatro.
Per chi ci crede, si vive anche di questo.

Pubblicato in Angolo di Giuseppe Rando

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

Catania. Un Museo Diocesano da ammirare ed un concerto da gustare, unitamente alle prelibatezze mediterranee di un gradevole aperitivo

Sicuramente da n on perdere lo spettacolo Donne tra musica e poesia

DOMENICA 20 MAGGIO ore 19 - Museo Diocesano - P.zza Duomo  - Catania

WINE NOTES

Calice di vino e petit buffet

DAMEINCANTO

DONNE TRA MUSICA E POESIA

Prevendita

  • per telefono:392 0889640

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Pubblicato in Comunicati stampa

 

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

EDUCARE ALLA BELLEZZA

Da Caravaggio a Magritte

Domenica 20 maggio 2018

presso la

FONDAZIONE CASA DELLA DIVINA BELLEZZA

Via Roma 7 – Forza D’Agrò (ME)

ore 18.00

EDUCARE ALLA BELLEZZA. Da Caravaggio a Magritte
Incontro – conferenza

a cura di Maria Gloria Riva

ore 19.00
cocktail

 ingresso libero

Pubblicato in Comunicati stampa

- di Marcello Crinò - 

Domenica 13 maggio 2018 all’Epicentro di Gala si è tenuto l’evento conclusivo del progetto “Impronta d’Autore per il Museo Epicentro” voluto dal suo fondatore ed animatore, lo scultore Nino Abbate. La prima parte della serata si è svolta all’aperto, nel giardino del Museo, con i saluti e l’introduzione dello stesso Abbate, che ha spiegato l’intento di questa serie di incontri, ripercorrendone le vari tappe e i vari autori che nel corso di un anno hanno lasciato la loro impronta su una mattonella di argilla. Ha anche espresso qualche critica nei confronti delle Amministrazioni per lo scarso incoraggiamento alla sua attività, e per la vicenda dell’ormai “famoso” tubo di scarico delle acque meteoriche passante nel terreno del Museo, che recentemente, a seguito di forti piogge, ha scaricato le sue acque devastando il costituendo Parco della poesia con le sculture in pietra. Da tempo ha sollecitato, invano, la sua rimozione. Inoltre ha voluto ripercorrere le tappe di questo particolare Museo, unico al mondo, che compie venticinque anni (l’Epicentro come semplice studio d’arte è nato dieci anni prima), ricordando le varie personalità, alcune scomparse, che hanno presenziato alle mostre del Museo, come Nello Cassata, Alessandro Manganaro, Cosimo Pirri, Nino Alberti, Melo Freni, Emilio Isgrò, Iris Isgrò, Nino Leotti, Francesco Cilona, Giuseppe Gaglio e tanti altri.

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Ha portato i saluti l’assessore alla cultura Ilenia Torre, anche per contro del Sindaco e dell’Amministrazione Comunale. Ha ringraziato Abbate per l’interessante progetto, riuscendo sempre in maniera originale ad attenzionare il territorio. Sono poi intervenuti i componenti dello staff della testata on-line 24live.it, che hanno supportato l’iniziativa realizzando le interviste con i vari personaggi, esponenti dell’arte, della cultura e del giornalismo cittadino, nelle persone di Giuseppe Puliafito, direttore delle testata, Flaviana Gullì, redattore capo, e Cristina Saja, giornalista della testata. Le impronte sono state lasciate, a conclusione di ogni intervista, da personaggi dell’arte e della cultura barcellonese: Salva Mostaccio, Sergio Maifredi, Salvatore De Pasquale, Marcello Crinò, Andrea Italiano, Mario Benenati, Pierangelo Giambra, Antonio Vasta, Carlo Mercadante, Domenico Nania, Francesca Romeo, Carmelo Aliberti, Patrizia Donato, Filippo Minolfi, Melo Freni, Giuseppe Puliafito, Nino Abbate, oltre le impronte di Flaviana Gullì e Cristina Saja senza interviste. Le mattonelle sono state poi cotte da Nino Abbate ed esposte all’interno del Museo, in modo da integrarsi ed arricchire così il fondo costituito da ormai più di mille pezzi, realizzati da maggiori artisti contemporanei italiani e alcuni stranieri.

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La seconda parte dell’evento si è svolta all’interno del Museo. Come sempre Nino Abbate non finisce di stupire, perché in una sala ha letteralmente appeso al soffitto, con dei fili, le foto dei vari incontri, sistemate in buste di plastica. Una vera e propria “installazione” coinvolgente il pubblico per la scoperta delle immagini.

Per questo evento conclusivo la testata 24live ha realizzato un video con il montaggio del momento dell’apposizione delle impronte sulle mattonelle, proiettato in sala e visibile sul sito della testata. Inoltre è stato stampato un pregevole catalogo con testi e foto del progetto, in modo da tramandare in maniera duratura questo interessantissimo lavoro volto alla valorizzazione delle risorse umane del territorio.

Abbate ha ricordato le prossime iniziative: il 3 giugno l’adesione alla giornata nazionale dei Musei, più avanti il Premio di poesia circolare e l’inaugurazione del Parco delle poesia.


- di Maria  Teresa Prestigiacomo -

  

L’assessore allo Sport e Turismo della Regione Siciliana Sandro Pappalardo ha preso parte oggi pomeriggio alla fase finale del torneo golfistico Rocco Forte Sicilian Open tenutosi al Verdura Golf Resort e parte integrante dell’European Tour.

 

“E’ un piacere poter partecipare a un evento golfistico di tale portata e visto in tutto il mondo. Dopo il Giro d’Italia e le sue tappe la Sicilia continua ad essere cornice del grande sport con un torneo seguito da milioni di appassionati in tutto il mondo e con un contest spettacolare dalla Torre  Verdura tra due atleti del calibro di Manassero e Scivener. Eventi sportivi del genere, oltre a contribuire alla crescita del movimento locale, rappresentano una vetrina per il turismo di qualità legato al mondo del golf con diverse strutture in Sicilia che ogni anno accolgono migliaia di appassionati” 

Rocco Forte Sicilian Open, l’assessore Pappalardo presente alla fase finale del torneo di golf: “Vetrina per la Sicilia con ricadute turistiche”

Maria  Teresa Prestigiacomo

L’assessore allo Sport e Turismo della Regione Siciliana Sandro Pappalardo ha preso parte oggi pomeriggio alla fase finale del torneo golfistico Rocco Forte Sicilian Open tenutosi al Verdura Golf Resort e parte integrante dell’European Tour.

“E’ un piacere poter partecipare a un evento golfistico di tale portata e visto in tutto il mondo. Dopo il Giro d’Italia e le sue tappe la Sicilia continua ad essere cornice del grande sport con un torneo seguito da milioni di appassionati in tutto il mondo e con un contest spettacolare dalla Torre  Verdura tra due atleti del calibro di Manassero e Scivener. Eventi sportivi del genere, oltre a contribuire alla crescita del movimento locale, rappresentano una vetrina per il turismo di qualità legato al mondo del golf con diverse strutture in Sicilia che ogni anno accolgono migliaia di appassionati”

Pubblicato in Comunicati stampa

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