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Articoli filtrati per data: Lunedì, 03 Luglio 2017

 

- di di Rosario Fodale -

   Non era in programma questa XXI edizione dell’evento “I GIORNI DELLA DIVULGAZIONE DELLA CULTURA”; sembrava si dovesse fermare alla XX organizzata ad agosto dello scorso anno. Così non è stato. I soci, gli estimatori, gli amici del “Movimento per la Divulgazione Culturale” di Barcellona Pozzo di Gotto presieduto dall’artista Giuseppe Messina, hanno deciso di continuare a fare rivivere l’importante evento che ha visto alla ribalta tanti artisti e letterati calcare la scena del giardino di Stretto 2° Coccomelli,55 in contrada Spinesante, in prossimità della spiaggia di fronte alle isole eoliane. In questo luogo sono stati in tanti, nel corso degli anni, i pittori che hanno esposto i loro lavori, dai messinesi Pippo Crea, Angelo Savasta, Tiziana Cucè, Ignazio D’Anna ed altri; i barcellonesi come Franco Giunta, Marcello Crinò Lio Sottile il compianto Biagio Catania Nino Gentile e molti altri, come tantissimi sono stati i poeti che hanno declamato le loro opere, da Graziella Lo Vano, Elvira Alberti, Maria Morganti, Vittorio Basle, Giuseppe Giunta a Teresa Rizzo, Francesco Cardile, Fortunata Cafiero Doddis ed altri ancora. Ma in questi trascorsi 20 anni non sono mancate le onorificenze per molti che si sono distinti nell’ambito della “Divulgazione della Cultura”, infatti sono stati insigniti di targa al merito oltre i compianti Mariano Pietrini (Artista) e Francesco Cilona (Giornalista), i già citati Marcello Crinò (ricercatore-scrittore), Teresa Rizzo (presidente dell’Accademia Amici della Sapienza), Fortunata Cafiero (operatrice e relatrice culturale), Melo Freni (giornalista-scrittore), Italia Cicciò Moroni (giornalista culturale), Rosario Fodale (operatore culturale), Maria Torre (operatrice culturale), Alessandro Moneleone, Fabio Giuseppe Lisanti e Juliano Parisi (musicisti), Nino Abbate (museo Epicentro), Pietro Bitto (scultore), Francesco Cardile (operatore culturale), Pierangelo Giambra (editore) e ancora altri.

Fortunata Cafiero Doddis. JPG

Fortunata Cafiero Doddis  

Quest’anno la manifestazione si svolgerà ancora con le stesse modalità: nei giorni sabato 8 e domenica 9 dalle ore 08.00 alle ore 19,00 gli amanti dell’arte pittorica, bambini ed adulti potranno dedicarsi a dipingere perciò dovranno essere forniti del materiale occorrente (chi arriva da fuori sede dovrà essere  fornito di colazione a sacco). Per l’occasione saranno in mostra le opere degli artisti professionisti, Pino Coletta, Maria Teresa Giunto e Domenica Luisa Tomarchio.

    Nella serata di sabato, dalle ore 19,00 il Salotto Letterario sarà dedicato a due poeti d’eccezione, infatti saranno presentate le raccolte di poesie, di Fortunata Cafiero Doddis “Senza tela” e di Francesco Cardile “Luci ed ombre”

   La “Serata d’Onore” di domenica sarà dedicata al Prof. Nino Bellinvia, un intellettuale, giornalista e autore che, pur lontano dalla Sicilia, non ha dimenticato la sua Barcellona Pozzo di Gotto di cui ha divulgato gli eventi socio-culturali con il mezzo che gli è più congeniale. L’importante ospite sarà onorato dal gruppo di poeti, Vittorio Basile, Alberto Genovese, Andrea Italiano, Maria Lanza, Felice Mancuso, Giulia Maria Sidoti e Teresa Rizzo che declameranno le loro composizioni. Eccezionalmente, il fine dicitore Nino Trapani e la poetessa Giulia Sidoti, , leggeranno un monologo ciascuno di Giuseppe Messina: rispettivamente, “Quando saremo vecchi” tratto dal romanzo “Pagine superstiti e drammi di casta” ed il “Monologo di Antonietta Portulano” tratto dall’atto unico “5 gennaio 1984 -Testamento teatrale” dedicato allo scrittore-giornalista  Pippo Fava.

   Nel corso della manifestazione saranno insigniti di targa al merito, oltre il Prof. Nino Bellinvia, il regista attore Gianpiero Cicciò, il giornalista-scrittore Geri villaroel ed i coniugi Nino Pacanica e Gina Privitera rispettivamente divulgatore dei miti della classicità siculo-mediterranea e fantastica artista del restauro, ma anche il Mister Santino Bellinvia, Delegato Nazionale Allenatori Professionisti di Calcio, tecnico della squadra di calcio “Città di Messina” che, stravolgendo ogni pronostico della vigilia dei play-off, l’ha portata dalla Promozione in Eccellenza.

   L’intervento musicale sarà dei giovani chitarristi Angelo Forganni e Daniele Ruta.



Pubblicato in Comunicati stampa

- di GIUSEPPE RANDO -

Ho assistito ieri, assai compiaciuto, da critico - un mio saggio di taglio monografico sull’opera poetica di Nino Grillo è uscito, qualche anno fa, su «Otto-Novecento» - e da amico, alla presentazione, nella prestigiosa sede della Villa Vaccarino, a Milazzo, del recente libro di poesie dello stesso Grillo, Effinzioni nuove (e ultime). Ho molto apprezzato e condiviso gli interventi dei due relatori ufficiali: il milazzese prof. Massimo Raffa dell’AICC e la prof.ssa Maria Concetta Sclafani di Castroreale, autrice di eccellenti manuali scolastici, che hanno egregiamente sottolineato: a) la tematica del quotidiano nell’opera di Grillo (Raffa); b) le ascendenze latine e greche della poesia di Grillo (Raffa); c) l’attaccamento al mondo degli affetti familiari, nonché l’umiltà e l’autoironia di Grillo, «poeta amico del lettore» (Sclafani); d) la «semplicità in apparenza» delle poesie latine, italiane e calabresi di Grillo (Sclafani).

In quel mio saggio sulla poesia di Grillo avevo insistito sulla «leggibilità» (la «semplicità apparente» di Sclafani) delle sue liriche, prendendo da qui l’abbrivo per inserirlo nel vasto panorama della lirica contemporanea (dai Maestri postermetici a Bellezza, a Zeichen, a Valduga, a Cucchi, a De Angelis, a Zymborka, a Bob Dylan volendo), che cerca appunto di restituire leggibilità alla poesia, riallacciando il dialogo col lettore, dopo gli sciali dell’Ermetismo e del Relativismo.

A monte, resta la divaricazione, sempre più netta, tra coloro che fanno, producono, creano la poesia e coloro che ne usufruiscono o dovrebbero usufruirne: tra poeti, insomma, e lettori di poesia. Il fenomeno è molto complesso e molte sono le cause o le concause da cui promana, a partire dalle deficienze della scuola (Università compresa) e dall’inaridimento progressivo del bello nella società dominata dalla tecnica e/o dalla penuria di lavoro. Non c’è dubbio, tuttavia, che, dopo il forte recupero di leggibilità e credibilità dei Maestri degli anni Sessanta e Settanta (Pasolini, Sereni, Caproni, Bertolucci), gran parte della poesia contemporanea, pur tenendosi ai livelli alti della stilizzazione letteraria, tende a divenire viepiù autoreferenziale, cioè avulsa dalla realtà e dal ‘commercio’ col lettore, come chiusa nella cerchia ristretta del poeta e dei critici, laddove il vasto pubblico dei giovani e delle persone variamente acculturate, praticamente escluso o ignorato dai poeti, avverte un crescente bisogno di poesia che viene parzialmente soddisfatto dai (pochi) poeti leggibili e perlopiù dai cantautori e dai campioni del rock. È una sorta di antinomia che stenta a diventare dialettica (dovrebbe, invero) e produrre una sintesi efficace: restano irrelate, da un lato, la ricercatezza – fino all’oscurità – stilistica (una sorta di neo- o tardo- barocco) sotto cui si celano l’egolatria del poeta e la fuga dalla realtà; dall’altro, la leggibilità chimerica e la realtà pressante che vuole essere espressa.

Si direbbe, in altri termini, che il poeta diventi sempre più eccentrico, laterale rispetto agli sviluppi della storia laddove il centro lasciato libero viene occupato (meno male) da Fabrizio De André, Mogol-Battisti, Paoli, Tenco, Giovanotti, Vasco. Anche Caproni e quindi presumibilmente Sereni, Bertolucci, Pasolini e tutti i loro eredi risultano estranei, stando alle reazioni suscitate dal tema dell’ultimo esame di stato, ai giovani “millennials” .

E vien fatto di chiedersi se c’è una via d’uscita da questo tunnel.

Non a caso, nel seguire avantieri, in televisione, il concerto di Vasco Rossi a Modena, mi è tornato in mente un giudizio tra amaro e divertito di Giuseppe Petronio, che tendeva a liberare la cosiddetta paraletteratura dal “para”: «Tra cinquant’anni tutti si ricorderanno delle poesie di Fabrizio De André e nessuno saprà chi è Zanzotto».

E ho pure pensato alla relatività dei giudizi sulla poesia e al canone troppo rigido prevalente non solo nelle Università e nelle Scuole, ma anche nella Società, dove si afferma sempre l’idea che il poeta sia tanto più grande quanto più è oscuro e illeggibile. Ne so qualcosa, per esperienza diretta, dacché, come presidente di provinciali giurie “poetiche”, devo subirmi astruserie di ogni genere spacciate per poesie.

Nino Grillo è miracolosamente estraneo a ogni ermetismo, a ogni vuoto barocchismo, a ogni mistificazione-adulterazione della realtà: del tutto immune da ogni forma di idolatria del poeta egocentrico (quello che «si guarda l’ombelico», per dirla con Petronio, «e non vede altro che il suo ombelico»). Nella sua poesia, difatti, il rapporto io/tu prevale nettamente sull’io.

Si è che gli affetti reali e la dura realtà della vita sono al centro del suo mondo poetico (la moglie, i figli, il padre …), ma non c’è dubbio, altresì, ch’egli sappia trovare le vie della poesia, senza scadere mai nel patetico, rifuggendo dalla retorica, usando un lessico quotidiano, mai scontato ma come rigenerato dal contatto col latino e il greco, fidando molto sulla collocazione della parola nel verso e sul ritmo interno di ciascuna lirica. Egli possiede soprattutto il dono dell’ironia e dell’autoironia, che libera, da sempre, gli uomini da ogni boria e rende l’uomo-poeta un amico fraterno, solidale col lettore, come rileva, giustamente, la Sclafani.

Epperò Grillo restituisce alla poesia la sua funzione fondamentale e primigenia: trasmettere, comunicare, in versi (con ritmo metrico appropriato, con sintesi fulminee, con simboli, metafore ecc.), al lettore, messaggi chiari, leggibili. Egli invia difatti ai giovani, ai figli, ai colleghi, agli amici, messaggi limpidi, redatti nelle tre lingue che padroneggia (latino, italiano, calabrese [di Mileto]), che sono frutto delle sue esperienze realissime di figlio, uomo, padre, marito, studioso.

La realtà per Grillo non è dunque opinabile né solo interpretazione soggettiva (come vorrebbero l’Ermeneutica e il Relativismo del Postmoderno): è, esiste con le sue gioie e i suoi dolori, ma esiste. Quanto dire che Grillo non è un poeta provinciale: è degno erede dei Maestri degli anni Sessanta, ma è anche un poeta sintonico alla stagione culturale del New Realism (la corrente filosofico-letteraria propugnata in Italia da Maurizio Ferraris e Umberto Eco), che pare debba soppiantare la lunga stagione dell’Ermeneutica, del Relativismo-Nichilismo e del Postmoderno. Vivaddio.

Pubblicato in Comunicati stampa