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Articoli filtrati per data: Sabato, 15 Aprile 2017
Sabato, 15 Aprile 2017 18:08

Auguri

Gentili Amici,


l'Associazione Culturale Messinaweb.eu Vi  porge i più sinceri auguri di una Santa Pasqua all'insegna della condivisione e della fraternità, che sia festa di rinascita dei cuori e degli spiriti a Voi e ai vostri Cari.

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Pubblicato in Comunicati stampa

 

- di Maria teresa prestigiacomo -

Messina. SI RINNOVA  l atto di fede dei messinesi come per il Ferragosto. Allo stesso modo, con immensa devozione, i messinesi anche ieri, nel Venerdì di Passione, si sono stretti attorno alla processione più attesa dell' anno, dopo quella dell' Assunta.

LE BARETTE, restaurate di recente anche attraverso l opera di restauratori di chiara fama,  come Giuseppe Ferlazzo e Giuseppe Lo Presti di Patti, pittori  raffinati, hanno raccolto le speranze di fede e di grazie di migliaia di fedeli, radunatisi agli angoli delle strade che costituiscono il percorso  abituale delle macchine teatrali di fede: corso Cavour, via Tommaso Cannizzaro....dove maggiormente si raduna la folla dei fedeli....un appuntamento tra il sacro ed il ....profano per così dire tra palloncini....crepes e biscotti  calabresi e ...l immancabile calia....l importante, comunque, che questa tradizionale festa religiosa  continui a sedimentare la sua memoria storica nel tempo.

 FRANCAVILLA.

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La macchina teatrale del sacro si è  espressa attraverso una commovente rappresentazione, a Francavilla, dove domenica, forse anticipata per i lavoratori impossibilitati a presenziare il venerdì,  si è  svolta la spettacolare processione di Passione che ha visto esprimere con dovizia di particolari e con eccezionali attori, le straordinarie scene dell' Ultima Cena, del processo e della via in salita verso il Golgota, per  la crocifissione di Gesù e dei due ladroni. 

All Imbrunire,  come oltre duemila anni fa, ma con l Etna innevata di un fresco nitore di bianco luminoso, tanto radioso da illuminare la sera vespertina, si è  ripetuta la scena più toccante della Storia delle religioni: Dio che si è  fatto uomo, per la redenzione dei peccatori...da uomo, a soffrire, tra spine e rovi....' Signore....perche mi hai abbandonato?' Sulle note tristi di questo aramaico, ormai noto, giacche' accompagna tutti i giorni di Passione....un silenzio muto e rispettoso della folla, stretta attorno al sacrificio.

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Grande commozione in tutti i fedeli, anche per me, soprattutto riflettendo ...su quanti uomini abbia mandato il mondo dei ben pensanti....alla crocifissione...o al rogo: Giovanna d Arco...Giordano Bruno....Galileo Galilei....uomini  che hanno lottato, sino alla morte, per esprimere in piena libertà le proprie idee,  il proprio pensiero,  senza mai tradirlo.

Era presente Rtp con la nota giornalista Gisella  Ciccio', vicino a lei il  Sindaco dr Monea, già presidente del consiglio Provinciale di Messina, unitamente all'imprenditore enologo avv. Franco Camardi e sorella prof. Maria Camardi pittrice il dr Lo Presti e consorte  ed illustri cittadini di Francavilla che tornano espressamente in paese, per le festività, per assaporare il gusto antico delle tradizioni popolari che costituiscono, sicuramente, in questo caso, un momento di fede e di devozione religiosa ma esprimono, anche,  uno struggente  amarcord di un'infanzia trascorsa felicemente con nonni e  genitori, nel ridente territorio solcato dal copioso e generoso fiume  Alcantara.

Pubblicato in Comunicati stampa

 

- di  Marcello Crinò -

Venerdì 14 aprile si è rinnovata a Barcellona e a Pozzo di Gotto la doppia processione delle “Varette” del Venerdì Santo, che per le sue peculiarità è stata iscritta nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia (Gazzetta Ufficiale della Sicilia del 9 maggio 2014, pp. 38- 44). I modi di formazione della città (due nuclei originariamente separati dal torrente Longano) hanno fatto sì che a Barcellona, caso unico, si sviluppassero due processioni con ben ventisei “varette”, costituite da sculture ispirate a opere d’arte rinascimentali, manieriste e barocche.

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La processione di Pozzo di Gotto, risalente al 1621, seppur in forma ridottissima rispetto all’attuale, con il solo Ecce Homo, si è formata nella via Risorgimento, di fronte la chiesa di Gesù e Maria, dove è custodito l’Ecce Homo e l’Urna col Cristo morto ed è proseguita fino al Duomo di Santa Maria Assunta, disponendosi in due file nelle strade che circondano il Duomo. Da qui si  è snodata lungo la via Garibaldi, raccogliendo durante il percorso altre due “varette” custodite nella chiesa delle Anime del Purgatorio. Le origini di questa manifestazione hanno chiari riferimenti alla tradizione spagnola; addobbate con fiori e luci, spesso solo con candele, hanno mantenuto nel tempo le caratteristiche iniziali.

I gruppi statuari sono sfilati secondo questo ordine: Ultima cena (rifatta nel 1863 da Carmelo Vanni; il Cristo è stato rifatto nel Novecento), Cristo nell’orto (1864, opera di Carmelo Vanni), Cristo alla colonna (restaurata nel 1864 da Carmelo Vanni), Ecce Homo (1621; rifatto nella seconda metà dell’Ottocento), Cristo porta la croce (1864), Incontro con le pie donne (1950), Cristo caduto sotto la croce (1911, autore Giuseppe Fiorello; l’opera fu premiata a Roma), Cristo spogliato dalle vesti (1980), Crocefisso (XVII secolo; sostituito nel 1865 con l’opera di Giuseppe Rossitto), Pietà (1921), I simboli della Passione (1981), Urna col Cristo morto (XVII secolo; rifatta nel 1895), Addolorata (1658 circa; sostituita nel 1875 con un’opera di Michele Grangeri). L’Urna col Cristo morto è accompagnata dai “Giudei”, in realtà soldati romani caratterizzati da un elmo sormontato da penne di pavone, che sin dal periodo paleocristiano era il simbolo della consacrazione della Chiesa, e le cui carni erano ritenute incorruttibili e pertanto simbolo della Resurrezione. Un simbolismo ormai dimenticato ma ben chiaro a chi per primo li fece realizzare. La processione si è conclusa con il baldacchino e il sacerdote recante la reliquia della Croce, custodita in un ostensorio, e la Banda musicale.

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Le “varette” di Barcellona si sono mosse dalla chiesa di San Giovanni dove si erano radunate anche quelle provenienti da altre chiese e magazzini. L’origine di questa seconda processione, che presenta caratteri di maggiore sfarzo rispetto all’altra, con addobbi floreali molto ricchi, risale probabilmente alla metà del Settecento (con il Crocefisso e l’Addolorata, del 1754), cioè quando la chiesa di San Giovanni fu ingrandita acquisendo l’assetto architettonico attuale, ma si è consolidata nel 1871, tanto che alcuni studiosi ritengono che questa sia la vera data di origine.

I gruppi scultorei si sono mossi in quest’ordine: Ultima cena (Ottocento; rifacimenti di Matteo Trovato, scultore barcellonese vissuto dal 1870 al 1949), Cristo nell'orto (Ottocento; restaurata nel 1976), Cristo alla colonna (Ottocento; rifatta da Matteo Trovato), Ecce Homo (Ottocento; rifatta da Matteo Trovato), Cristo porta la croce (Ottocento; rifatta da Matteo Trovato), Caduta di Cristo (Ottocento; Cristo è stato rifatto da Matteo Trovato), Crocefisso (1754; rifatto nel secondo Ottocento; figure aggiunte nel 1977 dallo scultore Giuseppe Emma), Discesa dalla croce (1948, opera di Pietro Indino da Lecce), Pietà (1948, opera di Pietro Indino), Cristo portato al sepolcro (1948, opera di Pietro Indino), Urna col Cristo morto (secondo Ottocento, rifacimento dell’Urna nel 1929 ad opera di Salvatore Crinò; il Cristo è di Matteo Trovato), Addolorata (1754), ed infine la Banda Musicale.

Quest’anno nella processione è mancata la “varetta” del Pretorio di Pilato (1981, opera dello studio d’arte di Pietro Indino). Come abbiamo già annunciato in un precedente articolo, durante la ricognizione attuata  per tempo nel magazzino dov’è custodita, è stata trovata rosicchiata dai topi. Le statue sono state inviate a Lecce, dove erano state realizzate, e i restauratori hanno scoperto dei nidi di topi che hanno comportato un rallentamento nei lavori, rendendola indisponibile per la processione.

Anche a Barcellona l’Urna del Cristo morto è accompagnata dai “Giudei”, senza le penne di pavone ma con un semplice elmo con pennacchio. A conclusione il baldacchino col sacerdote recante la reliquia della Croce e la banda musicale. Dallo scorso anno viene portata  in processione anche la copia della Sacra Sindone, appartenente alla parrocchia di San Giovanni.

Le due processioni, accompagnate dalla “Visilla”, un canto polivocale basato sul testo della Vexilla Regis del poeta latino Venanzio Fortunato, nella serata si sono incontrate sulla copertura del torrente Longano, percorrendola da nord verso sud quelle di Barcellona, e in senso inverso quelle di Pozzo di Gotto. Durante l’incontro le due processioni si sono fermate e i gruppi statuari ruotati di novanta gradi, secondo un’usanza iniziata nel 2010, L’incontro delle due processioni del Venerdì Santo sulla copertura del torrente Longano risale al 1968, artefice Don Rodolfo Di Mauro, direttore dell’Oratorio Salesiano di Barcellona dal 1961 al 1968.

Per realizzare le due processioni, molto sentite dai Barcellonesi e dai Pozzogottesi, è necessario ogni anno un certo lavoro organizzativo. Ogni “varetta” è infatti patrocinata da una famiglia, spesso sono i discendenti di quelli che l’hanno fatta realizzare, oppure da una confraternita o da un gruppo di artigiani o commercianti, che provvedono a tutto, dalla custodia all’addobbo floreale, al trasporto, al restauro, all’illuminazione ed alla cena finale. A conclusione della serata a tutti coloro che partecipano al trasporto della “vara” ed al canto della “visilla” viene offerta una cena a base di pescestocco “a gghiotta” innaffiato da buon vino.

Il giorno precedente, Giovedì Santo, nelle chiese erano stati allestiti i cosiddetti “Sepolcri”, definiti dalla Chiesa “Altari della Reposizione”, dove sono presenti vasi con germogli di grano o cereali coltivati al buio per perpetuare, secondo una lettura “laica”, il culto greco arcaico dei Giardini di Adone, legati al mito della rinascita primaverile. A tal proposito in un passo nel Ramo d’oro di James G. Frazer (Glasgow 1854 – Cambridge 1941), uno dei fondatori della moderna antropologia, si può leggere: «I giardini di Adone vengono ancora seminati a primavera e in estate, in Sicilia; possiamo quindi dedurne che forse la Sicilia, come la Siria, celebrasse anticamente una festa del dio morto e risorto. All’approssimarsi della Pasqua, le donne siciliane seminano frumento, lenticchie e miglio dentro vassoi che conservano al buio, annaffiandoli ogni due giorni. Ben presto spuntano le piantine, che vengono legate con nastri rossi. I vassoi sono poi collocati sui sepolcri, allestiti nelle chiese greche e cattoliche il Venerdì Santo; proprio come i giardini di Adone erano collocati sulla tomba del dio defunto. L’usanza non si limita alla Sicilia ma è seguita anche a Cosenza, in Calabria, e forse in altre località. L’intera tradizione – i sepolcri e i vassoi con le piantine germogliate – potrebbe non essere altro che una sopravvivenza del culto di Adone, sotto diverso nome».

Bibliografia:

A. Saya Barresi, Un caso di “Pietas” collettiva, Quaderni de “lo studente”, Palermo, 1985

C. Biondo, Chiese di Barcellona Pozzo di Gotto, Grafiche Scuderi, Messina, 1986

James G. Frazer, Il ramo d’oro, Newton Compton Editori, 2014 (cfr. pp. 392-393)

G. Trapani, A. Italiano, A. Il Grande, Le varette di Barcellona Pozzo di Gotto, Giambra Editori, Terme Vigliatore, 2015

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