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Articoli filtrati per data: Giovedì, 02 Novembre 2017

-di   Maria Teresa Prestigiacomo e Francesca Rossetti -

Roma.Un’intervista, due domande, una marea di interrogativi. L’incontro di Luisa Mariani, regista ed autrice – insieme a Giovanni Pirri – con William Kentridge e la sua straordinaria opera Triumphs and Laments sui muraglioni del Lungotevere, dà vita al cortometraggio Flussi e Riflussi…Alcuni giorni fa si sono girate le scene clou, su un battello del Tevere fra Ponte Sisto e Ponte Mazzini e davanti ai murales di Kentridge.

La memoria e la sua impermanenza diventano il perno attorno al quale ruota il viaggio emozionale di Lián Méng, interpretato da Valerio Zeng e di Abir, impersonata da Nada Saad Ismail, italiani di seconda generazione appartenenti a etnie differenti.

Insieme ai narratori Maria Monti e Mario Valdemarin, troviamo Violetta Chiarini nelle vesti  dell’Attrice del Fiume, la regista Mariani, Michael e Marina Barranger che rappresentano il Coro di Reminiscenza Greca e Leonardo Zeng nei panni di Xing Méng, altro italo-cinese di seconda generazione. Il tema dell’identità si mischia così con quelli della multietnicità e delle migrazioni. Da Londra arriva l’attore italo-inglese Simon d’Aquino nei panni di se stesso, rappresentante di una nuova diaspora.

La vicenda vira verso il fantastico, basandosi sulla paura di perdere l’identità e i mille volti della memoria. Fino a che punto può spingersi l’uomo per non lasciare alla deriva una storia che si sviluppa tra radici e semi, tra partenze e arrivi? Dove il tempo diventa traghetto per la trasformazione?

 

Su Youtube (cliccare) un trailer del film “Flussi e riflussi”

Pubblicato in Comunicati stampa

- di Maria Teresa Prestigiacomo -

  

L’evento, ideato e organizzato da Taobuk, chiude la rassegna itinerante

nelle Isole Minori promossa dall’Assessorato regionale al Turismo

LAMPEDUSA – La Sicilia  al centro del Mare Nostrum, come in passato:è questo il messaggio di alto profilo affidato all’evento conclusivo della rassegna letteraria itinerante promossa nelle Isole Minori dall’Assessore regionale al Turismo Anthony Barbagallo, e ideata e organizzata con vivo successo da Taobuk, il festival letterario fondato e diretto da Antonella Ferrara. Terza e ultima tappa Lampedusa, che con il patrocinio del Comune ha ospitato l’incontro “Sicilia, culla del Mediterraneo”, tema emblematico sul piano geopolitico dell’insularità. «Occorre riconoscere all’intero arcipelago siciliano un ruolo centrale e fondamentale nel processo di integrazione tra i popoli accomunati dall’identità mediterranea. Una missione irrinunciabile che discende dallo straordinario patrimonio isolano e dalle sue stratificazioni storiche e culturali», sottolinea l’assessore Barbagallo.

2 TAOBUK Lampedusa

Grazie alla collaborazione dell’Istituto “Luigi Pirandello”, l’approfondimento di Lampedusa si è svolto in un’aula magna significativamente gremita di studenti, che hanno seguito con estremo interesse i due autorevoli relatori, il medico Pietro Bartolo e l’economista Maurizio Caserta. Un appuntamento di rilievo al quale sono intervenuti il vicesindaco Maria Dell’Imperio, la preside Rosanna Genco e Nino Taranto, presidente dell’Associazione Archivio Storico Lampedusa.

Sia Bartolo che Caserta - su sollecitazione di Antonella Ferrara, nelle vesti di moderatrice - hanno fatto proprio l’appello lanciato in giugno a Taormina da Abraham Yehoshua nel corso della serata inaugurale di Taobuk, e rilanciato in prima pagina sul quotidiano La Stampa. Di fronte ad orrori annosi e mai risolti - dai tormentati conflitti mediorientali e nordafricani fino alla tragedia dei migranti - il grande scrittore israeliano auspica un Mediterraneo unito e individua nella Sicilia, per storia e retaggio, la regione deputata a mediare tra i contendenti, fino a farne una sorta di Bruxelles del Mare nostrum.

Per affrontare una tale prospettiva quale sede migliore di Lampedusa che raccoglie quotidianamente la sfida dell’accoglienza? Quale migliore testimone di Pietro Bartolo che da quasi trent’anni cura ed assiste i migranti, parla le loro lingue, rispetta il loro credo religioso, asciuga le loro “Lacrime di sale”, come recita il titolo del suo libro.

3 TAOBUK Lampedusa

“All’inizio - confessa - non lo volevo scrivere. Mi sembrava di tradire la fiducia delle persone che aiutavo, mettendo a nudo la loro vita, la loro sofferenza, i loro sogni. Allora ho escogitato di scriverci dentro anche la mia di vita, per mettermi alla pari con loro. Sono contento di averlo fatto perché il libro sta contribuendo a fare cadere quei muri mentali e gli stereotipi che purtroppo si sono creati. Dico sempre ai miei collaboratori che la cosa più importante è avere un approccio umano prima ancora che umanitario”.

Ma intanto lo strazio continua. «Quello che succede – evidenzia Bartolo - è vergognoso. Nel 2013 con l’operazione Mare Nostrum le nostre navi si sono messe a disposizione per evitare vittime e naufragi. Questo accadeva dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre con i suoi 360 morti. Da quell’azione di civiltà siamo però arrivati ad un paradosso. I trafficanti hanno fatto bingo, da quel momento impiegano solo gommoni, non hanno più bisogno di barche di grandi dimensioni. Il risultato è che sono aumentati i naufraghi e i morti».

Come contrastare questo meccanismo perverso? «L’Europa - prosegue Bartolo - deve fermarsi a riflettere. Un esempio per tutti. La Libia di oggi è un inferno. I migranti arrivano da noi dopo aver subito torture inenarrabili. È in atto un genocidio. Non possiamo più dire “noi non sapevamo”, perché lo sappiamo da trent’anni. La strada giusta è creare dei corridoi umanitari. Ce lo ha insegnato la comunità di Sant’Egidio, c’è la testimonianza del papa. Anche l’Europa deve farlo».

Non basta l’accoglienza. Come evitare che si creino i ghetti, chiede ancora Antonella Ferrara? Qual è il senso di un’identità mediterranea? «Noi siamo una porta sempre aperta, come la scultura di Mimmo Paladino sull’Isola. Siamo bravi nell’accoglienza ma scarsi nell’integrazione, anzi nell’interazione mirata a far entrare chi arriva a pieno titolo nella nostra società. La parola d’ordine deve essere: includere». Così Bartolo traduce il valore di libertà fondanti, come quella di andare via per sottrarsi ad un destino di miseria e soprusi.

È l’assist che ci vuole per Maurizio Caserta: «Ognuno – afferma l’autore di “Mediterraneo Sicilia Europa” e anima dell’omonima associazione – dovrebbe chiederselo: perché sono nato qua e non altrove? Quale dose di fortuna mi tocca, in più o in meno, rispetto ad un coetaneo del Burkina Faso o della Baviera? Dal disagio del caso che ci rende cittadini di un luogo piuttosto che un altro nasce il diritto a cambiare lo stato di cose e il proprio. Gli emigranti siciliani che scappavano dalla fame si sono spostati altrove, per noi è dunque abbastanza scontato avere un diritto a costruire la nostra vita laddove riteniamo più opportuno. Così è scritto anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948. Nella realtà, però, non a tutti è riconosciuta questa fondamentale opportunità».

Come influisce in questa visione l’identità della nostra terra? «In generale, l’identità è quella che ci portiamo dal passato e però muore se non si rivitalizza con il cambiamento a cui è continuamente esposta. L’identità mediterranea della Sicilia deve fare tutt’uno con quella europea, che consiste proprio in questa capacità tipica della società aperta. Ciò deve portarci a mettere l’uomo al centro: un umanesimo che rappresenta una sfida da accettare ogni giorno. In quest’ottica ci possiamo impegnare affinché la legge scritta, il nomos dei Greci, recepisca istanze di quella non scritta. Noi dalla Sicilia, da Lampedusa, dimostriamo di raccogliere appieno la suggestione di Yehoshua, perché da qui parte una cifra della modernità che va ricostituita e rifondata: guardare ad urgenze sempre nuove, desiderare il confronto, chiamati come siamo a risolvere di continuo questioni mai prese in considerazione prima. Il mio augurio è che il prossimo leader europeo venga proprio da quest’Isola».

Pubblicato in Comunicati stampa

- La Redazione -

Domani,26 ottobre nel Santuario dei Montalto, alle ore 18,00 ci sarà  una solenne concelebrazione presieduta  dall’Arcivescovo Mons. Giovanni Accolla in occasione del ventunesimo anniversario di sacerdozio dei sacerdoti Lorenzo Campagna,parroco di Montalto; Andrea Cardile , parroco di S. Andrea Apostolo in Scala Ritiro e Antonio Dino, parroco di S. Maria Madre della Chiesa in S. Margherita Marina.

 I tre religiosi che per la prima volta ricordano insieme al Vescovo la loro ordinazione sacerdotale, sono coloro che 21 anni fa in Cattedrale vennero ordinati preti da adulti. Due di loro avevano superato i 50 anni.  Quella ordinazione, data la notorietà dei tre  , fece scalpore. Anche nella Chiesa di Messina si verificava il fenomeno delle vocazioni adulte, volute dal Vescovo di allora Mons. Ignazio Cannavò come   segno della vitalità della Chiesa e come il Signore, in ogni momento della vita, può chiamare a lavorare nella sua Vigna.

 Alla fine della cerimonia verrà inaugurato l’auditorium di Montalto: un locale accogliente posto sotto il sagrato del Santuario per le attività parrocchiali e come luogo di accoglienza per pellegrini e turisti che raggiungono il Colle della Caperrina..

Pubblicato in Comunicati stampa
Giovedì, 02 Novembre 2017 09:26

Grande festa al Santuario di Montalto

- La redazione -

In un atmosfera gioiosa e di festa , in un santuario gremito di parrocchiani e amici, i sacerdoti Lorenzo Campagna , Andrea Cardile e Antonio Dino hanno festeggiato con l’ Arcivescovo Giovanni Accolla,  numerosi sacerdoti e rappresentanti delle comunità parrocchiali dei festeggiati,  il ventunesimo anniversario della loro ordinazione sacerdotale..

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Don Lorenzo Campagna parroco del Santuario di Montalto e più anziano dei tre, nel saluto iniziale si rivolgeva all arcivescovo  ringraziandolo per la sua presenza .” Per 21 anni di sacerdozio non si scomoda un Vescovo”, ma la Sua presenza dimostra come Lei tiene ai suoi sacerdoti e,  attento alla pastorale della prossimità ,alimenta il lievito di fraternità che rafforza e costruisce la comunità presbiterale ed ecclesiale.” Con parole appassionate poi ha ricordato quel momento di grazia vissuto, definendo  folli i tre che 21 anni fa  consacravano la loro vita al Signore e alla Chiesa e ora vivono la perenne giovinezza che rinnovano ogni volta che si accostano all’altare del Signore e ai fratelli con i quali condividono lo stupore di una vita consacrata. Poi ha  delineato la figura del sacerdote “ nell’ora presente ” :”attraverso la sua fedeltà e la sua coerenza sarà data speranza agli uomini di oggi, specie ai più poveri, e la sua speranza e la sua coerenza crescendo daranno vigore alla sua vocazione rendendola ogni giorno capace di dono..

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Il Vescovo compiaciuto per quel momento di comunione e di preghiera ha colorito l’omelia con il suo dire incisivo e plastico, accostando la “ follia” di Gesù: “ Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!”, con la scelta del prete “ profeta di comunione e di fraternità.

Dopo la S. Messa nell’auditorium di Montalto si è vissuto un momento di fraternità e di autentica gioia.

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