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Nell’ambito del programma della “Associazione Culturale Maurolico”, Il professore Giuseppe Rando ha tenuto ieri la sua attesa conferenza letteraria nell’Aula Magna dello storico Liceo messinese

-La redazione -

Nell’ambito del programma della “Associazione Culturale Maurolico”, Il professore Giuseppe Rando ha tenuto ieri la sua attesa conferenza letteraria nell’Aula Magna dello storico Liceo messinese, trattando con lucidità e chiarezza espositiva – nonostante la ristrettezza dei tempi (il personale scolastico “chiude” giustamente alle diciotto) – sei argomenti interconnessi ed estremamente rilevanti:

  1. La rivoluzione - non solo linguistica - di Giovanni Verga che, insieme con De Roberto e Pirandello, ha fondato il romanzo moderno in Italia.
  2. La necessità dell’aggiornamento degli insegnanti, avallato dalla riforma della scuola, dacché, in questo ultimo cinquantennio, le innovazioni intervenute sul terreno della critica letteraria, della didattica della letteratura, della letteratura comparata, delle scienze umane (linguistica, psicologia, sociologia, semiologia in primis) e dei cultural studies hanno modificato profondamente il quadro degli studi letterari e dell’educazione letteraria, producendo nuove forme di fruizione dei testi, che gli studenti hanno diritto di conoscere per non restare spiazzati di fronte alle opportunità di lavoro offerte dalla società tecnologica avanzata. Il professore Rando si è detto assolutamente convinto che studiare letteratura oggi significhi scandagliare il vivificante rapporto tra letteratura e scienze umane, fatta salva, ovviamente, l’autonomia della letteratura e dei suoi indefettibili statuti. Secondo lui, il «professore retore d’antan (caro alle anime belle, estetizzanti), in una con l’asettico filologo», è fuori tempo nonché fuori posto nella scuola di oggi dove si avverte piuttosto l’esigenza del «professore come intellettuale», per dirla con Luperini, capace di trasmettere le nuove conoscenze letterarie e contribuire alla crescita umana, sociale e (domani) professionale dei giovani.
  3. L’adozione da parte degli scrittori messinesi dell’Otto-Novecento, della mimesi linguistica, di verghiana memoria, come mescidazione di lingua e dialetto (Boner, Vitarelli, D’Arrigo, Consolo) e della valorizzazione del dialetto tout court (Maria Costa).
  4. La posizione ambigua di Edoardo Giacomo Boner che fu un acuto intellettuale borghese, di confine: post-verista, da un lato, ma sensibile alle insorgenze dello Spiritualismo di fine secolo, dall’altro.
  5. La matrice nichilistica di Horcynus Orca, in cui Giuseppe Rando ha, tra l’altro, scoperto una citazione heideggeriana dissimulata nella fitta compagine testuale.
  6. La ricchezza lessicale e l’alta risoluzione stilistica delle puisii e dei cunti di Maria Costa, che è poeta, perché «del poeta possiede una precisa visione del mondo e l’attitudine a tradurla in versi, in musica».

I colleghi intervenuti hanno auspicato che argomenti tanto interessanti possano essere ripresi in altro momento, anche in altra sede.

Ultima modifica il Martedì, 04 Aprile 2017 18:41
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