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Terza tappa della mostra per i 50 anni di attività artistica e culturale del Maestro Giuseppe Messina - NELLA SUA ARTE PROVOCAZIONI E MESSAGGI

- di Rosario Fodale - 

Dopo la prima tappa della mostra di scultura, pittura e grafica del Maestro Giuseppe Messina, conclusasi nel lussureggiante foyer del teatro “Placido Mandanici” di Barcellona Pozzo di Gotto, inaugurata il 28 gennaio, si è chiusa anche la seconda tappa che ha visto esposte molte sue opere d’arte dall’11 al 28 febbraio nella bellissima e spaziosa galleria d’arte “Seme d’Arancia” sita nei locali della vecchia stazione ferroviaria, e di là è stata spostata nei locali del “Villino Liberty” dov’è in atto, per concludersi il 31 di marzo.

Giuseppe Messina

  -Il Maestro Giuseppe Messina-

 

   Ricordiamo che la mostra fa parte dell’evento organizzato, in occasione dei 50 anni di attività artistica e culturale del Maestro Messina, dal “Movimento per la Divulgazione Culturale” di Barcellona Pozzo di Gotto, dalla “FilicusArte” di Milazzo, dalla Pro Loco “Alessandro Manganaro” di Barcellona Pozzo di Gotto, da “Messina Oggi”, “Messina Web” e dall’Accademia “Amici della Sapienza” di Messina, con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Barcellona Pozzo di Gotto e dell’Università degli Studi di Messina. Per conoscere meglio il Maestro Giuseppe Messina ed il significato della sua arte gli abbiamo chiesto:

   Si ritiene soddisfatto di come si sta svolgendo l’evento realizzato per i 50 anni della sua attività artistica e culturale?

   Risp.:

   Sì, sono soddisfatto come chi ha fatto il proprio dovere e mi ritengo contento per il favore riscontrato nel pubblico che ha frequentato la mia mostra. Sono state proprio tante le dimostrazioni di consenso: fa piacere sentirsi dire da chi vive di cultura che “questa è la mostra più interessante che si sia mai organizzata a Barcellona Pozzo di Gotto; una mostra completa, con ottime opere di scultura, di pittura e di grafica dal tema chiaramente didattico”.

   Dom.:

Abbiamo notato che sono state tante le testate giornalistiche che si sono occupate dell’evento che la vede protagonista. Si è chiesto come mai la Rai – Tv l’ha ignorata?

   Risposta:

   Io non so perché la Rai-Tv abbia ignorato questo evento che vede esposte opere realizzate in 50 anni della mia sofferta attività di ricerca artistica e culturale a servizio della comunità e della legalità non soltanto di Barcellona Pozzo di Gotto. Credo che dovrebbero essere gli addetti ai lavori della Rai a rispondere a questa domanda visto che sono stati invitati dall’Amministrazione Comunale della mia città. Dovrebbero anche spiegare perché sono presenti soltanto quando in città si verifica un fatto criminale o comunque per fatti non prettamente culturali. Dovrebbero sapere che a Barcellona Pozzo di Gotto vi è un pullulare di eventi artistici e culturali in generale, eventi ignorati dalla Rai, quell’ente statale a totale partecipazione pubblica, che è il mezzo di comunicazione di massa che avrebbe il dovere di divulgare la cultura specie nelle zone a rischio, quella cultura di cui ha paura la mafia. Comunque, io posso ringraziare tutte quelle testate giornalistiche ed i loro inviati per l’attenzione mostrata a questo evento culturale che ha interessato tanta gente soprattutto giovani e in particolare le scuole.

   Dom.:

Com’è noto ella non è un artista come tanti altri, ma uno che si occupa di cultura ad ampio raggio; addirittura ha scritto opere teatrali d’impegno sociale che sono state messe in scena, poemi, romanzi ed ha realizzato dei documentari in video e persino dei films. Da cosa nasce questo suo bisogno di divulgare la cultura?

   Risp.:

   È bene che gli artisti non siano tutti uguali. Ci sono artisti a cui piace soltanto dipingere perché non hanno altre attitudini, c’è a chi piace soltanto scolpire e c’è chi ha la capacità di praticare più arti. Evidentemente io, proprio perché da ragazzo sono cresciuto a contatto con diversi maestri, ho avuto occasione di apprendere da loro le diverse forme d’arte. Per quanto riguarda il mio bisogno di divulgare la cultura nasce dalla convinzione che una società è tanto più civile quanto più riesce ad essere colta. Secondo me la cultura è e dev’essere alla base di qualsiasi sviluppo civile.

   Dom.:

Quanti films ha realizzato?

   Risp.:

   Ho realizzato tre films: “L’uomo che ritrovò se stesso”, “Socrate non può morire – Un atto estremo contro il potere mafioso” che è la continuazione ed “Un estremo atto di giustizia”, ma prima avevo realizzato dei video-documentari: “La festa del muzzuni di Alcara Li Fusi”, “ Rodì-Milici e la sua storia”, “Patrimonio archeologio-culturale e realtà sociale di Barcellona Pozzo di Gotto” ed alcuni cortometraggi: “Quelle strane compagnie” e “L’ira dell’uomo buono e paziente”. Tutte opere didattiche.

   Dom.:

Dai suoi lavori di quest’ultimo lustro, ma non solo, si evince la sua ansia di recuperare e salvaguardare i monumenti, l’arte e, in generale, la cultura classica mediterranea, com’è dimostrato dal tema della stessa mostra. Perché questo suo impegno?

   Risp.:

   È vero, da diversi anni mi dedico all’arte classica ovvero ad opere che richiamano il patrimonio artistico e culturale della classicità, con l’evidente intenzione di suggerire alle autorità competenti il recupero e la salvaguardia delle testimonianze artistiche, monumentali ed architettoniche della classicità mediterranea poiché riconosco in esse le radici della nostra storia da tramandare ai posteri.

   Domanda:

Lei ha illustrato delle pagine dei suoi libri e poi, delle stesse pagine, ha realizzato delle serigrafie a tiratura limitata come “Ulisse destino di se stesso” ed “Il tempo – Viaggio in ascesa verso il seno della terra”. Perché?

   Risp.:

   Le serigrafie tratte dalle pagine dei miei libri sono state realizzate perché mi rendo conto di avere creato, in quelle pagine, degli elementi con il senso compiuto: ogni serigrafia è un’opera d’arte non soltanto per essere letta come immagine, ma anche come testo nella quale ho rinchiuso un importante pensiero suggerito dagli eventi storici di questo nostro tempo.

   Domanda:

Tra le sua opere pittoriche ce ne sono alcune di grandi dimensioni che, come si può notare chiaramente, sono dedicate alla Sicilia. Lei ama tanto la Sicilia dunque?

   Risp.:

   Certamente. Io amo moltissimo la Sicilia: come si fa a non amarla. Non dimentichiamo che negli anni settanta dello scorso secolo potevo benissimo rimanere lontano da questa isola ed, invece, testardamente, sono ritornato. Per quanto riguarda le citate opere di grandi dimensioni, in verità, soltanto “Sicilia Violentata”, “Sicilia rigogliosa” e “Monumento a Cerere” sono dedicate alla Sicilia ed esprimono tutta la sua sofferenza, la sua cultura, la sua magnificenza e la sua bellezza. L’altra opera di grandi dimensioni sulla quale si legge “Dio ormai ha deciso di salvare barabba” la considero un’opera universale di denuncia: una provocazione contro i guerrafondai che non si accontentano di inchiodare in croce i poveri cristi, ma li lasciano schiacciare al suolo sotto la stessa croce.

   Dom.:

Ci risulta che la sua mostra è frequentata da molti giovani. Lei cosa si aspetta dai giovani?

   Risp.:

   Si è vero. La mostra e frequentata da tanti giovani, ma, personalmente, da loro non mi aspetto nulla: mi piacerebbe che apprendessero ciò che è loro insegnato di buono. C’è un’opera pittorica esposta in cui sopra una specie di tabellone insito nel dipinto si può leggere la scritta: “Uomo consulta la tua storia prima che si spenga l’ultimo lume della classicità”, là dove il lume è rappresentato da uno spezzone di colonna dorica con una fiammella come fosse una candela. Mi auguro che i giovani non lascino che quella fiammella si spenga: sarebbe come tagliare le nostre radici culturali.

   Dom.:

Qualcuno ha definito diversi suoi lavori non soltanto opere d’arte ma anche delle provocazioni politiche. Cosa si aspetta lei dalla politica?

   Risp.:

   Sul frontespizio del teatro “Massimo” di Palermo si può leggere: “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita, vano delle scene è il diletto ove non miri a rinnovar l’avvenire”. Cosa significa? Significa che l’arte non è e non dev’essere fine a se stessa poiché sarebbe inutile; perciò, a volte, per non essere inutile, è necessario che sia provocatoria. D’altro canto cosa significa provocazione? Significa provocare una reazione, ed io desidero che la mia arte provochi la reazione di fare meditare e meditare sugli errori perché essi possano essere corretti. Perciò mi aspetto che i politici meditino sulle cose da fare per il bene della società e sugli errori del passato perché questi non si ripetano.

   Dom.:

È parere degli intenditore che le sue opere siano carichi di messaggi, a chi sono indirizzati tali messaggi?

   Risp.:

   L’artista, il più delle volte non opera con l’intenzione di lanciare messaggi, ma per esprimere il proprio pensiero e si serve della sua capacità creativa: è come il filosofo che espone la sua convinzione, ma non per imporla ad altri. Se mai la propone soltanto. Se poi il suo pensiero diventa un messaggio non sarà un male, tutt’altro. Certamente ciò che io affermo non pretendo che sia considerata una regola, ma soltanto il mio modo d’intendere l’arte. Ogni artista ha il suo modo d’interpretare la realtà o di comunicare i suoi sogni e si esprime come può e come sa, secondo la sua capacità culturale, secondo la sua conoscenza e quando parlo di conoscenza intendo sia il bagaglio filosofico, sociologico psicologico che la sua destrezza, la sua manualità, la sua conoscenza delle regole dettate dai colori, la sua conoscenza dell’anatomia sia umana che animale, ma anche delle cose. Per quanto riguarda i messaggi, che possono essere contenuti nella mia arte, sono per tutti: chi vuole intendere intenda; nessuno può e dev’essere costretto ad intendere.

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Ultima modifica il Giovedì, 09 Marzo 2017 13:31
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